In India ora ci sono più donne che uomini
Secondo uno studio del governo: è rilevante in un paese dove da decenni si praticano aborti selettivi, ma i dati ufficiali sono contestati
Nella maggior parte dei paesi del mondo ci sono più donne che uomini perché in genere le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore. Per decenni hanno fatto eccezione i due paesi più popolosi al mondo, l’India e la Cina, per via della diffusione degli aborti selettivi e degli infanticidi delle neonate, condizionati da una preferenza per i figli maschi. In India però le cose sono cambiate e lo dimostra il quinto studio demografico del ministero della Salute indiano, realizzato tra il 2019 e il 2021: stima che oggi in India ci siano 1.020 donne ogni mille uomini.
Nel 1990 le donne indiane erano 927 ogni mille uomini: l’economista premio Nobel Amartya Sen aveva stimato che ci fossero 37 milioni di «donne mancanti». Il problema degli aborti selettivi non è ancora del tutto risolto ma le cose sono migliorate: lo studio dice che nascono 929 bambine ogni mille bambini, un rapporto non naturale, ma nella precedente indagine, realizzata tra il 2015 e il 2016, ne nascevano 919 ogni mille bambini.
Alcuni esperti e associazioni per i diritti delle donne hanno però contestato i dati del governo, definendoli implausibili: in particolare, è stato giudicato troppo drastico l’aumento delle nascite di bambine in appena dieci anni, considerato anche che il fenomeno degli aborti selettivi, benché ridotto, non è sparito del tutto.
Lo studio del governo dice anche che il tasso di fecondità totale (cioè il numero medio di figli per donna) è sceso a 2 dal 2,2 rilevato cinque anni fa; nelle aree urbane è ancora più basso, intorno all’1,6. Anche questo è un dato rilevante: secondo un’approssimazione delle Nazioni Unite, una popolazione si mantiene costante nel tempo se ha un tasso di fecondità totale pari a 2,1, mentre se il tasso è più basso significa che la popolazione sta diminuendo – tolto l’eventuale contributo dell’immigrazione. Questo non significa che la popolazione indiana, che attualmente ammonta a quasi 1,4 miliardi di persone, stia diminuendo, ma che stia rallentando la sua crescita.
Poonam Muttreja, direttrice di Population Foundation of India, un’organizzazione che promuove l’uguaglianza di genere nelle politiche demografiche, ha commentato positivamente i dati diffusi mercoledì dal ministero della Salute indiano con il Guardian: «È confortante vedere i progressi nel rapporto tra i sessi, riflettono gli sforzi che il paese ha fatto verso l’uguaglianza di genere e il ruolo delle donne».
Altri commenti sono meno positivi: Sabu George, un ricercatore e attivista, ha detto a BBC che i dati mostrano che il fenomeno degli aborti selettivi è ancora molto diffuso.
Muttreja ha comunque sottolineato che bisognerà aspettare il prossimo censimento per farsi un’idea più precisa dell’attuale demografia indiana anche sotto l’aspetto dei rapporti tra i sessi. In India, per via dell’immenso numero di abitanti, il censimento è un’operazione molto impegnativa e complessa. È stato fatto l’ultima volta nel 2011 e avrebbe dovuto essere ripetuto quest’anno, ma è stato posticipato a causa della pandemia da coronavirus.
Lo studio ha anche rilevato che la percentuale di donne che usano metodi contraccettivi è aumentata dal 54 al 67 per cento negli ultimi cinque anni, e che il tasso di matrimoni tra le adolescenti è diminuito.
Nonostante la diminuzione del tasso di fecondità, non ci aspetta che la popolazione indiana raggiunga il suo picco a breve, ma tra trenta o quarant’anni: questo perché più del 30 per cento degli indiani ha un’età compresa tra i 10 e i 30 anni e probabilmente avrà dei figli nei prossimi due decenni. Nel breve termine è certo che l’India supererà la Cina per numero di abitanti: si prevede che succederà intorno al 2027. Secondo le più recenti proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione indiana raggiungerà 1,6 miliardi di persone dopo il 2050 e nel 2100 si assesterà intorno a 1,4 miliardi.
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