Oggi il governo decide come rafforzare il Green Pass
Si pensa di introdurre nuove limitazioni solo per i non vaccinati, ma ci sono ancora molti punti in discussione
Nel pomeriggio di mercoledì il governo si riunirà per decidere se rafforzare le restrizioni attualmente in vigore sull’utilizzo del Green Pass, inasprendo le misure che riguardano soprattutto le persone che non sono ancora vaccinate contro il coronavirus. Della possibilità di rafforzare il Green Pass si discute da giorni, a causa del recente aumento dei contagi: si è parlato spesso di “Super Green Pass”, formula usata dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, di Forza Italia, che aveva citato le nuove misure come l’unica strada «per non far pagare a tutti l’egoismo di alcuni».
Le ipotesi di rafforzamento del Green Pass sono diverse, e una linea comune dei partiti della maggioranza sarà presa solo dopo la cabina di regia che si terrà in mattinata. Sono tutti d’accordo sull’idea che le restrizioni dovranno riguardare solo i non vaccinati, ma non si sa ancora se varranno per tutta l’Italia o solo per le zone con la situazione epidemiologica peggiore.
Una prima ipotesi, la più dura, sostenuta da PD e Forza Italia, prevede di introdurre limitazioni per le persone non vaccinate in tutto il paese, quindi anche nelle regioni in zona bianca (la fascia più bassa di rischio, dove si trovano tutte le regioni al momento). In questo caso il Green Pass non potrebbe più essere ottenuto con un tampone che dimostri di essere negativi al virus, ma solo con la vaccinazione o con la certificazione di essere guariti dalla COVID-19. Le limitazioni impedirebbero ai non vaccinati di frequentare locali pubblici come bar, ristoranti, cinema, teatri, stadi, piscine, palestre, discoteche e impianti sciistici. Ci sarebbero invece eccezioni per l’accesso ai luoghi di lavoro.
Questa linea è sostenuta con forza anche dai presidenti di molte regioni, tra cui Massimiliano Fedriga della Lega, presidente del Friuli Venezia Giulia, la regione più colpita dai contagi nelle ultime settimane. La posizione della Lega, però, al momento è più cauta di quella di Fedriga.
Il leader del partito Matteo Salvini ieri ha incontrato i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, anche loro della Lega, per discutere delle linea da portare in Consiglio dei ministri. Per Salvini una soluzione di compromesso sarebbe quella di introdurre nuove limitazioni per i non vaccinati solo a partire dalle regioni in zona gialla.
Tra le altre misure in discussione ci sono il ritorno dell’obbligo di indossare la mascherina all’aperto in tutta Italia (ad oggi vale solo a partire dalla zona gialla), e l’aumento dei luoghi in cui è obbligatorio avere il Green Pass per accedere. Si pensa per esempio di imporre il Green Pass a chiunque viaggi su mezzi pubblici a media percorrenza, come i treni regionali (finora il certificato era obbligatorio solo per i mezzi a lunga percorrenza). La nuova misura riguarderebbe centinaia di migliaia di viaggiatori, in particolare pendolari che ogni giorno utilizzano il trasporto regionale per andare al lavoro. Un’altra ipotesi è di imporre il Green Pass a chi accede agli hotel, che finora erano esclusi dall’obbligo.
Dovrebbe inoltre essere ridotta la durata della validità del Green Pass, da 12 a 9 mesi, anche se nel governo c’è chi ha chiesto un ulteriore abbassamento a 6 mesi. Un’altra novità su cui non ci sono molti dubbi è l’obbligo della dose di richiamo di vaccino per i sanitari e il personale delle Rsa, mentre c’è molta più incertezza intorno al possibile obbligo vaccinale per tutte le forze dell’ordine e per il personale scolastico.
A questo proposito negli scorsi giorni Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, aveva detto che «si possono considerare forme di obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, in particolare chi assiste o è a contatto con il pubblico, a esempio forze dell’ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti, pur essendo queste categorie connotate da un’alta percentuale di vaccinazione». Su questo punto però i partiti sono molto divisi, e non è detto che oggi il Consiglio dei ministri riesca a trovare un accordo al riguardo.
Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha detto che ad oggi l’obbligo vaccinale non è tra i temi in discussione, ma ha aggiunto che «tuttavia è una questione che il governo non ha mai escluso e, se ci fosse la necessità di ampliarlo ad alcune categorie, siamo pronti a farlo».