La copertura provvisoria del teatro greco di Eraclea Minoa è lì da trent’anni
Dovrebbe proteggere un grazioso sito archeologico: ora la procura di Agrigento l'ha sequestrata perché la ritiene pericolosa
Da tre settimane il teatro greco di Eraclea Minoa, nel comune di Cattolica Eraclea, in provincia di Agrigento, è sotto sequestro. Secondo la Procura della città siciliana la copertura, costituita da vecchi tubi di lamierino zincato, sarebbe «un pericolo per la pubblica incolumità», perché potrebbe crollare da un momento all’altro. Quella copertura doveva essere provvisoria, durare pochi mesi in attesa di una soluzione duratura e stabile. Si trova lì, invece, dagli anni Novanta.
A effettuare il sequestro sono stati i carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Palermo e del comando provinciale di Agrigento. Il teatro, che fa parte del parco archeologico della città, è stato affidato alla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Agrigento fino a che non verranno eseguiti lavori di messa in sicurezza.
Il teatro greco di Eraclea Minoa risale al quinto secondo avanti Cristo e fa parte dei 40 siti gestiti dal Parco archeologico della valle dei Templi. Era uno dei luoghi pubblici più importanti della città, una piccola colonia greca che nei secoli successivi fu conquistata prima dai Cartaginesi e infine dai Romani. Il teatro, molto ben conservato, fu riportato alla luce nel 1957: comprende una gradinata di nove settori con dieci gradoni a testa. Fu realizzato con conci di marna, blocchi di roccia sedimentaria, in parte argillosa. Il diametro è di 50,6 metri, la posizione è splendida. I gradoni guardano il mare: a destra ci sono le rocce di Capo Bianco, a strapiombo sul mare. Da molti anni però i visitatori riescono a vedere solo una copertura in lamierino.
Dice al Post Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia: «Il teatro è in parte costituito da materiale fragile, soggetto al deterioramento del tempo e degli agenti atmosferici. Deve essere coperto e protetto ma la protezione attuale è inadatta, obsoleta e, come dice la Procura, pericolosa».
Per la gestione del teatro e della copertura il procuratore Luigi Patronaggio ipotizza i reati di omessa collocazione o rimozione di segnali o ripari e omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina. Roberto Sciaratta, direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il problema di come proteggere il teatro emerse subito dopo la sua scoperta. Alla fine degli anni Cinquanta l’Istituto centrale del restauro del ministero della Cultura fece applicare una resina speciale per rendere i gradoni impermeabili. Non servì praticamente a nulla. La locale Soprintendenza dei beni culturali chiamò quindi Franco Minissi, un celebre architetto specializzato nel restauro e nella protezione dei monumenti. Per il teatro di Eraclea Minoa, Minissi progettò una innovativa protezione in plexiglas che nella sua idea doveva assumere la forma del teatro stesso. Così si leggeva nel progetto: «La ricostruzione è perfettamente incolore e trasparente. Sui disegni di precisi rilievi sono state rigorosamente modellate, in lastre stampate e poi saldate, le sue forme architettoniche originali».
Secondo Minissi, la conservazione del teatro sarebbe stata garantita «dalla perfetta tenuta delle saldature delle lastre all’isolamento termico e alla aerazione della camera d’aria risultante tra le superfici del monumento e la copertura in perspex, dai sistemi per evitare ogni infiltrazione di acqua e di vento a quelli per impedire deformazioni o rotture delle lastre in dipendenza delle variazioni climatiche, fino alla praticabilità delle gradinate da parte dei visitatori».
Non andò come doveva andare: i pannelli, in pochi anni, iniziarono a rovinarsi e le infiltrazioni, che dovevano essere scongiurate, ci furono eccome. Le gradinate furono invase da sterpaglie. Iniziò quindi un progressivo smantellamento dei pannelli studiati da Franco Minissi. Negli anni Novanta la copertura fu sostituita da un’altra struttura, in tubi innocenti e lamierino. Doveva essere una soluzione provvisoria per permettere lavori di manutenzione del teatro, ma da allora non è più stata smantellata.
Da trent’anni i visitatori si trovano di fronte a un’intelaiatura che impedisce la vista del monumento. «La struttura non solo è provvisoria, ma non ha mai nemmeno avuto un’autorizzazione. Forse perché era considerata appunto solo provvisoria nessuno si premurò di chiederla», aggiunge Janni.
Due anni fa, durante un sopralluogo con alcune istituzioni regionali, il direttore del Parco della Valle dei Templi Roberto Sciaratta aveva annunciato: «Si è concordato di rivedere l’attuale struttura di protezione (…) ormai obsoleta e non in grado di assolvere ai compiti cui era stata demandata Successivamente sarà predisposto e pubblicato un bando per il concorso internazionale di idee finalizzato al progetto di restauro e conservazione del sito».
Prima del bando vanno però realizzati studi sul terreno e sullo stato di conservazione del teatro. «Nei mesi scorsi», continua Janni, «la Procura ha inviato una serie di diffide che non hanno portato però a risultati. Per questo probabilmente si è preceduto all’ordine di sequestro. Il direttore Roberto Sciaratta ha fatto ottimi lavori nella valle dei Templi, rendendola per esempio accessibile ai disabili. Sul teatro di Eraclea probabilmente non ci si è mossi invece con la celerità necessaria».
Il 14 novembre, due settimane dopo il sequestro, è stato annunciato un finanziamento di 190.000 euro per «provvedere ai lavori di manutenzione sulla copertura e sul sistema di regimentazione delle acque piovane»: un piccolo intervento che non sarà in alcun modo risolutivo.