Le proteste contro le restrizioni in Europa hanno preso un’altra dimensione
Le più partecipate e violente si sono svolte a Bruxelles, in Belgio, dove la polizia ha usato lacrimogeni e idranti contro i manifestanti
Nel fine settimana in vari paesi europei ci sono state grosse manifestazioni per protestare contro le restrizioni imposte per contrastare la nuova ondata di contagi da coronavirus. Questo tipo di proteste è ormai piuttosto comune in Europa, ma in molti casi quelle di questi giorni sono state molto più partecipate e violente del solito.
La manifestazione più grande è stata a Bruxelles, in Belgio, dove circa 35mila persone hanno marciato verso la sede della Commissione Europea. Le proteste erano iniziate pacificamente, ma dopo che alcuni manifestanti avevano lanciato oggetti verso la polizia questa ha reagito usando gas lacrimogeni e idranti per disperdere la folla.
La manifestazione era stata organizzata dopo che nei giorni scorsi il governo belga aveva deciso di inasprire alcune restrizioni per rallentare la diffusione del virus. Da sabato è tornato l’obbligo per tutte le persone con più di 10 anni di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso e in quelli all’aperto dove ci sia una grande concentrazione di persone (come i mercatini di Natale, ad esempio). Il governo ha inoltre raccomandato a tutti i lavoratori, quando possibile, di lavorare da casa quattro giorni alla settimana fino a metà dicembre.
Le manifestazioni di Bruxelles sono seguite a quelle che venerdì e sabato si sono svolte nei Paesi Bassi. Venerdì c’erano stati violenti scontri tra manifestanti e polizia a Rotterdam: i primi avevano dato fuoco ad alcune automobili e lanciato pietre contro i poliziotti, che avevano reagito usando getti d’acqua e sparando colpi di avvertimento. Scene simili si sono ripetute all’Aia nella notte tra sabato e domenica, dopo che nel corso della giornata erano state organizzate proteste pacifiche in varie città olandesi. In tutto la polizia ha arrestato 40 manifestanti.
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Le proteste nei Paesi Bassi erano state organizzate a causa dell’entrata in vigore dal 13 novembre di una sorta di “lockdown parziale”, anche se con misure molto meno rigide rispetto ai lockdown imposti nei mesi più duri della pandemia in gran parte del mondo. Bar, ristoranti e alberghi devono chiudere alle 20 e le attività commerciali “non essenziali” alle 18, gli eventi sportivi si devono tenere a porte chiuse e le visite nelle abitazioni private sono limitate a un massimo di quattro persone. Possono però restare aperti cinema e teatri. Il governo ha inoltre consigliato fortemente di lavorare da casa, quando possibile.
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Sempre nel fine settimana si sono svolte manifestazioni in forma pacifica in Italia, Croazia, Repubblica Ceca e Austria. Sabato in particolare, a Vienna, ce n’è stata una a cui hanno partecipato alcune decine di migliaia di persone, per protestare contro il nuovo lockdown in vigore da lunedì 22 novembre: le nuove restrizioni prevedono che si possa uscire di casa solo per motivi di lavoro, per visite mediche, per fare la spesa, per andare in farmacia o per fare esercizio fisico. Tranne in casi eccezionali, le scuole riprenderanno la didattica a distanza.
VIDEO: Thousands gather in Vienna to protest against the new measures announced by the Austrian government to tackle the Covid-19 pandemic pic.twitter.com/mOketBgOmC
— AFP News Agency (@AFP) November 21, 2021
Il nuovo lockdown in Austria durerà un minimo di dieci giorni ma potrà estendersi fino a 20, quindi fino al 13 dicembre: se necessario, durerà anche di più per le persone non vaccinate. Il governo austriaco ha anche annunciato che renderà la vaccinazione contro il coronavirus obbligatoria, al più tardi a partire dal prossimo febbraio.
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