Quanto ancora potrà sbagliare il Manchester United?
Dopo l’esonero di Solskjaer e la fine dell'ennesimo progetto di rilancio, stanno aumentando i dubbi sul futuro della squadra più vincente d’Inghilterra
Dopo la quarta sconfitta subita nelle ultime cinque partite di campionato, il Manchester United, un tempo la squadra di calcio più vincente e rispettata d’Inghilterra, ha scelto di esonerare Ole Gunnar Solskjaer, l’allenatore che tre anni fa aveva sostituito José Mourinho.
Con Solskjaer, ex attaccante norvegese che con lo United vinse sei campionati e una Champions League, la società sperava di costruire un progetto solido e possibilmente vincente. Ma dopo due anni e mezzo di risultati timidamente positivi culminati con un secondo posto in campionato e una finale persa di Europa League, alla quarta stagione la squadra ha smesso completamente di funzionare, nonostante in estate fosse stata rinforzata dagli arrivi di Raphael Varane, Jadon Sancho e Cristiano Ronaldo, costati oltre 140 milioni di euro.
In Premier League ha perso quasi la metà delle partite giocate finora, alcune delle quali sonoramente. Il 16 ottobre era stato battuto 4-2 dal Leicester City e la settimana successiva 5-0 dal Liverpool nella peggior sconfitta casalinga dal 1995. Nelle ultime due giornate di campionato ne sono arrivate altre due: il 2-0 nel derby contro il City e infine il 4-1 di sabato contro il neopromosso Watford, allenato da Claudio Ranieri.
Dopo la sconfitta di Watford, era stato lo stesso portiere dello United, David De Gea, a descrivere la partita come «un altro incubo», aggiungendo che la squadra aveva dato prova ancora una volta «di non saper cosa fare con la palla», più o meno la stessa impressione di chi aveva seguito di recente lo United, descritta generalmente come una squadra male assortita, con tante personalità e giocatori di fama mondiale, ma pochi leader e nessuna idea di gioco.
A otto anni di distanza dal ritiro di Sir Alex Ferguson, i cui 27 anni da allenatore dello United furono il periodo più vincente di sempre, si può dire che il club non abbia ancora capito a chi affidarsi per ritornare ai quei livelli, o perlomeno avvicinarli. Dopo l’ennesimo esonero (il quarto in otto anni, dopo quelli di David Moyes, Louis van Gaal e Mourinho) ora in Inghilterra si teme che questa lunga crisi possa iniziare a danneggiare seriamente il club, finora ritenuto troppo grande e solido per risentire economicamente di alcuni anni deludenti in 143 anni di storia.
Poco prima di ingaggiare Solskjaer fu proprio Ed Woodward, amministratore delegato dello United (ora dimissionario), a dire che «i risultati non avevano un impatto significativo sui conti del club». Fino al 2017, in effetti, lo United rimaneva la squadra di calcio più ricca al mondo, forte di una popolarità globale dovuta perlopiù al lungo periodo di successi con Ferguson, che avevano permesso al club di rappresentare al meglio il calcio inglese nel momento di massima espansione della Premier League, il campionato di calcio più seguito al mondo.
Da allora però le cose sono cambiate. Il fatturato della squadra ha continuato a crescere fino al 2019 — toccando i 711 milioni di dollari annuali — ma a causa della pandemia è diminuito in un solo anno del 19 per cento, più di tutti i grandi club europei e persino più del Barcellona, la cui disastrosa situazione finanziaria viene raccontata da tempo.
Ora lo United non è più la squadra più ricca al mondo ed è sceso al quarto posto nella classifica annuale realizzata da Deloitte. Con le entrate diminuite dalla pandemia, la parte sportiva non riesce ad essere d’aiuto, anzi: il monte ingaggi della squadra, in crescita da anni nonostante gli scarsi risultati, è sempre più pesante e meno sostenibile. Anche per questo l’andamento delle azioni del club alla borsa di New York — in cui è quotato dal 2012 — viene descritto come imbarazzante.
Ora la squadra è stata affidata a Michael Carrick e Darren Fletcher, due ex giocatori che fecero parte dell’ultimo United allenato da Ferguson. In campionato la situazione è compromessa, dato che il primo posto è distante già dodici punti, mentre in Champions League, nonostante il passaggio del girone sia vicino, in pochi pensano che dalla coppa possa venire fuori qualcosa di buono. I tifosi stanno invece riprendendo le vecchie proteste contro la famiglia americana Glazer, proprietaria da sedici anni, accusata di trattare lo United più come un prodotto finanziario che come una squadra di calcio.