Tutte le limitazioni per i non vaccinati in Europa
Quali divieti stanno adottando Germania, Repubblica Ceca, Austria, Grecia e altri paesi per contenere la preoccupante nuova ondata di coronavirus
In seguito al peggioramento della pandemia da coronavirus in Europa, dove nelle ultime settimane c’è stato un marcato aumento dei casi positivi e dei decessi, in molti paesi europei si è discusso sull’opportunità di adottare nuovi lockdown selettivi che riguardino le persone che, pur potendolo fare, non si sono vaccinate.
Il tema è finito al centro del confronto politico in Europa dopo l’applicazione da parte del governo austriaco di un lockdown per i non vaccinati, durato per pochi giorni e sostituito con la recente scelta di passare a una chiusura generalizzata a causa dei contagi in forte crescita.
Finora molti paesi europei, compresa l’Italia, si sono mostrati restii ad adottare specifiche limitazioni nei confronti dei non vaccinati, puntando piuttosto sul vincolare l’accesso ai luoghi pubblici a chi abbia una certificazione (come il Green Pass) che attesti l’avvenuta vaccinazione, la negatività a un test per il coronavirus o una recente guarigione dalla COVID-19. È un sistema che offre un’alternativa al vaccino per non essere esclusi da molte attività, ma che non convince tutti perché i test non sono sempre affidabili. La decisione italiana di allargare l’obbligo del Green Pass anche a tutti i luoghi di lavoro, in ogni caso, è per ora quasi unica in Europa.
Austria
Partendo da queste considerazioni e da un marcato aumento dei casi positivi, all’inizio di novembre il governo dell’Austria aveva imposto specifiche limitazioni per le persone non vaccinate, impedendo loro l’ingresso nei bar, ristoranti, cinema, teatri, parrucchieri e saloni di bellezza. Non potevano inoltre soggiornare negli alberghi, partecipare a eventi con più di 25 persone o utilizzare gli impianti sciistici di risalita.
Il 15 novembre il governo aveva poi introdotto una sorta di lockdown parziale per i non vaccinati, imponendo a tutte le persone con più di 12 anni che avevano scelto di non vaccinarsi, pur potendolo fare, di uscire di casa solo per motivi di assoluta necessità, come andare al lavoro o fare la spesa.
Le limitazioni riguardavano diversi milioni di persone, considerato che solo il 64 per cento circa della popolazione era vaccinato contro il coronavirus, ma l’Austria non ha avuto modo di sperimentare più di tanto il provvedimento.
Venerdì 19 novembre il governo ha infatti annunciato che da lunedì ci sarà un lockdown generalizzato e che sarà inoltre imposto entro febbraio l’obbligo di vaccinarsi. Il governo austriaco non ha però fornito dettagli su come saranno gestite le verifiche sull’obbligo e se ci saranno sanzioni per chi non lo rispetta.
Germania
In Germania, dove è in corso una nuova ondata che inizia a mettere sotto forte stress gli ospedali, si è deciso di applicare la regola 2G nelle regioni con un’incidenza superiore a 3 persone ricoverate ogni 100mila individui.
La 2G prevede di fatto un’esclusione dei non vaccinati da numerose attività: potranno per esempio accedere a hotel e ristoranti solo gli individui con una vaccinazione o che siano guariti di recente dalla COVID-19. Attualmente 13 stati federali su 16 sono sopra la soglia.
Nel caso in cui si dovesse riscontrare un’incidenza di 6 ricoveri ogni 100mila persone sarà applicata la regola 2G+. La differenza con la 2G normale è data dalla necessità per i vaccinati e i guariti di risultare negativi a un test prima di accedere in spazi al chiuso particolarmente a rischio, come bar e ristoranti.
Il governo federale e i governi locali hanno inoltre concordato di effettuare un maggior numero di controlli per verificare che le regole siano rispettate, visto che finora in molte zone della Germania era stata segnalata la mancanza di controlli.
Repubblica Ceca
La Repubblica Ceca ha adottato regole simili, che saranno in vigore a partire dal prossimo lunedì 22 novembre. Le persone che non sono vaccinate contro il coronavirus non potranno accedere ad alcuni locali pubblici né partecipare agli eventi con molte persone.
Finora nel paese per accedere ai ristoranti, ai cinema e per partecipare a eventi pubblici era obbligatorio avere il Green Pass, che come in Italia si poteva anche ottenere in un formato di breve durata tramite un test negativo al virus. A causa del recente aumento dei contagi nel paese, il governo ceco ha deciso di non ritenere più il tampone sufficiente per ottenere il Green Pass: da lunedì quindi potranno avere il certificato solamente le persone vaccinate e quelle guarite.
Slovacchia
In Slovacchia sono in corso di approvazione nuove regole che impediranno ai non vaccinati di accedere alle palestre, agli hotel, ai centri commerciali e agli eventi sportivi. Potranno invece continuare ad accedere al proprio posto di lavoro se si sottoporranno periodicamente a un test per il coronavirus, come avviene in Italia. Le limitazioni potrebbero diventare più stringenti nelle prossime settimane nel caso in cui i contagi dovessero continuare ad aumentare sensibilmente come avvenuto negli ultimi giorni.
Grecia
Anche la Grecia ha da poco approvato nuove limitazioni per chi non è vaccinato, che entreranno in vigore a partire dalla prossima settimana. Chi non si è sottoposto alla vaccinazione, pur potendolo fare, non potrà accedere a ristoranti, cinema, musei e palestre e non potrà farlo nemmeno se risulterà negativo a un test come avveniva in precedenza. La durata della certificazione per i vaccinati è stata inoltre ridotta di alcuni mesi, portandola a sette, in modo da incentivare il ricorso alla dose di richiamo.
Altri paesi europei stanno valutando se applicare limitazioni specifiche per i non vaccinati, escludendo la possibilità di ricorrere ai test per avere certificazioni di breve durata. Se ne sta parlando in Francia, Spagna e in Italia, dove la situazione è in peggioramento, ma ancora non a livelli allarmanti.
In Italia il governo finora ha mantenuto le regole introdotte a metà ottobre, tra le più severe in Europa e che prevedono il Green Pass per accedere a molti luoghi compresi quelli di lavoro. La certificazione viene concessa anche in caso di test negativo e dura 48 ore nel caso di un antigenico e 72 ore nel caso di un molecolare. Questa possibilità aveva ricevuto da subito numerose critiche, perché i test fotografano la situazione del momento in cui si effettua il prelievo tramite tampone: una persona contagiata da poco potrebbe risultare negativa e diventare contagiosa nel periodo di tempo in cui è valido il Green Pass.
È per questo motivo che alcuni paesi hanno scelto di non comprendere i test nei meccanismi per assegnare le certificazioni. In Italia una soluzione intermedia potrebbe passare dal mantenere l’attuale sistema che comprende il ricorso ai test solo per l’accesso ai luoghi di lavoro, richiedendo invece il Green Pass di maggior durata derivante dalla vaccinazione o dalla recente guarigione per l’accesso a ristoranti e altri luoghi pubblici. Questa soluzione complicherebbe però i sistemi di verifica e rischierebbe di generare ulteriori confusioni.
In alternativa è stato proposto di escludere i test antigenici, meno affidabili, dai sistemi per ottenere il Green Pass, lasciando la sola opzione dei test molecolari, magari con una riduzione della durata della certificazione. Anche queste opzioni di compromesso potrebbero però portare a nuove confusioni rispetto a eventuali regole più nette sulla totale esclusione dei test dai sistemi per avere il Green Pass.
Il governo si sta già occupando di questi temi, confrontando anche opzioni molto diverse tra loro, ma difficilmente deciderà qualcosa prima della prossima settimana quando si riunirà la cosiddetta “cabina di regia” sul coronavirus.