Chi rimpiazzerà i “navigator”?
Da gennaio è previsto che il compito di trovare un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza passi alle agenzie private: loro dicono che non sarà per niente semplice
Giovedì a Roma, di fronte al ministero del Lavoro, centinaia di navigator in arrivo da tutta Italia protesteranno contro il mancato rinnovo del loro contratto. Assunti nel luglio del 2019 per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro, già all’inizio dell’anno avevano scioperato in vista della scadenza del contratto prevista per il 30 aprile, e poi rimandata alla fine del 2021. Secondo le bozze della legge di Bilancio, stavolta non ci saranno proroghe: il 31 dicembre 2021 dovrebbe essere l’ultimo giorno di lavoro per 2.400 persone.
L’annunciata mancata conferma dei navigator rientra nella revisione più ampia del reddito di cittadinanza, che finora si è dimostrato un’efficace misura di sostegno per le fasce più povere della popolazione, ma non è stato un altrettanto valido strumento di attivazione del mercato del lavoro. Il governo ha deciso di aumentare i fondi di 1,06 miliardi, per una spesa totale di 8,4 miliardi per il 2022, con una serie di nuove regole tra cui la possibilità di rifiutare una sola offerta di lavoro e non più due. È stata inserita anche una riduzione progressiva dell’assegno mensile – 5 euro al mese in meno, a partire dal sesto mese – con l’obiettivo di spingere le persone che lo ricevono a cercare un lavoro.
In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha spiegato che il compito di sostituire i 2.400 navigator spetterà alle agenzie private, le cosiddette agenzie “trova lavoro”, che incrociano domande e offerte. Sono circa cento in tutta Italia, con 2.500 filiali e decine di migliaia di dipendenti. «Non sono certo i poveri navigator, è gente che conosce il territorio», ha detto Brunetta. Non ci sono però ancora molti dettagli su come sarà gestita questa transizione.
Secondo i sindacati, che hanno organizzato la manifestazione di giovedì, sarebbe un grave errore privarsi di «professionisti che hanno reso un enorme contributo all’intero sistema delle politiche attive nazionali, oltre che sulle attività specifiche legate al reddito di cittadinanza».
Non è facile valutare i risultati del loro lavoro e delle responsabilità nelle estese inefficienze del sistema del reddito di cittadinanza. Se si osservano solo i numeri, gli ultimi dati pubblicati dall’ANPAL, l’Agenzia nazionale politiche attive lavoro, dicono che al 30 settembre 2021 solo 420.689 beneficiari sono stati presi in carico dai Centri per l’impiego, il 37,9 per cento di tutte le persone che hanno firmato un Patto per il lavoro, cioè un percorso personalizzato di inserimento lavorativo che distingue le persone beneficiarie del reddito di cittadinanza che possono trovare un impiego da quelle che non sono adatte per varie ragioni. È una percentuale piuttosto bassa, pur in crescita di tre punti percentuali rispetto a giugno.
È più difficile capire quante persone abbiano trovato effettivamente un lavoro, perché non ci sono report aggiornati. L’ultimo, pubblicato dalla Corte dei Conti a giugno, dice che al 10 febbraio 2021 erano 152.673 le persone che avevano instaurato un rapporto di lavoro successivo alla data di presentazione della domanda: il 14,5 per cento del totale.
Ma i numeri spiegano solo in parte i problemi del reddito di cittadinanza come strumento di inserimento nel mercato del lavoro, non attribuibili soltanto ai navigator che sono stati inseriti in un sistema, quello dei Centri per l’impiego, con inefficienze storiche a causa della carenza di dipendenti e di una inadeguata integrazione tra i diversi enti. Il rapporto tra Regioni, Comuni, Centri per l’impiego e ANPAL, ognuno dei quali ha un ruolo nella gestione dei beneficiari, è da sempre intricato e male organizzato.
Nonostante il coordinamento dei Centri per l’impiego sia un compito delle Regioni e delle Province, i navigator sono stati assunti da ANPAL, controllata dal ministero del Lavoro. Fin dall’inizio, i direttori dei Centri per l’impiego non hanno potuto coordinare direttamente i navigator senza prima passare dagli uffici regionali di ANPAL, con uno spreco di tempo ed energie. «Secondo i dati della Corte dei Conti, noi navigator abbiamo contattato più di 580mila aziende che abbiamo portato a conoscenza dei Centri per l’impiego pronti a sfruttare questo enorme lavoro di relazioni», dice Antonio Lenzi, fondatore dell’associazione AN.NA. «Quando scompariremo a chi si rivolgeranno le imprese e le persone beneficiarie con cui abbiamo iniziato un dialogo? Non è solo una questione di numeri».
Lenzi sostiene che le aziende private invocate dal ministro Brunetta riusciranno a prendersi carico solo di una minima parte dei percettori del reddito di cittadinanza, che non sono già formati e pronti per essere assunti come richiedono le agenzie e spesso non hanno specializzazioni. «I dati non riescono a mostrare il lungo lavoro fatto per preparare queste persone a un’occupazione», dice Lenzi. «Quando mi chiedono quanti posti di lavoro ho trovato mi arrabbio: nel caso del reddito di cittadinanza, l’offerta è solo l’ultimo passaggio per aiutare persone che mediamente non lavorano da cinque anni, hanno la licenza media, e soprattutto sono scoraggiate. Devono essere date loro prospettive e continuità».
Erano stati promessi nuovi strumenti che avrebbero dovuto risolvere i problemi di integrazione tra i sistemi informatici ministeriali e regionali. Durante le settimane di formazione dei navigator, l’allora presidente di ANPAL Domenico Parisi annunciò l’arrivo di un software che avrebbe aiutato a incrociare la domanda con l’offerta di lavoro. Un programma chiamato “Mississippi Works”, inventato da Parisi e utilizzato dallo stato del Mississippi. Della versione italiana di questo software però non c’è mai stata traccia. Al momento, i sistemi informatici non si parlano da Regione a Regione, con una serie di limitazioni che rendono il lavoro dei navigator più lungo e complicato.
La principale conseguenza del mancato rinnovo del contratto dei navigator sarà un’immediata carenza di personale nei Centri per l’impiego, che dall’1 gennaio dovranno farsi carico di tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza e delle nuove domande che saranno presentate dall’inizio del 2022. Il “Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro” deciso dall’accordo tra Stato e Regioni nell’aprile del 2019 è in gran parte inattuato: erano previste 11.600 assunzioni, ma molte Regioni non hanno ancora bandito i concorsi e secondo i dati del ministero del Lavoro alla fine di giugno era stato assunto soltanto il 19 per cento del totale previsto.
«Chi garantirà sui territori uguali livelli essenziali di prestazione con un’ANPAL commissariata e 2.400 operatori che vanno via? Chi controllerà che gli standard siano rispettati in tutte le regioni? Chi assisterà i Centri per l’impiego nella gran massa di controlli e verifiche previste su un target di 3 milioni di beneficiari?», sono solo alcune delle domande scritte nel documento con cui l’associazione AN.NA ha annunciato il presidio di giovedì e a cui il governo non ha ancora dato una risposta. Con la loro protesta, i navigator chiedono una proroga del contratto e un percorso verso la stabilità «garantendo una prospettiva certa come supporto all’attuazione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nei servizi per il lavoro».