Un meme che ce l’ha fatta

Lo chef turco noto come “Salt Bae” diventò virale per come salava le sue bistecche: cinque anni dopo ha un impero di ristoranti costosissimi, e molti detrattori

(Ian Langsdon - Pool/Getty Images)
(Ian Langsdon - Pool/Getty Images)

Nusret Gökçe è un ristoratore, imprenditore e influencer turco di 38 anni, più noto per il soprannome che dal 2017 ha su internet: “Salt Bae”, per via del suo bell’aspetto e del bislacco modo con cui cospargeva di sale delle bisteccone. Sono passati ormai quasi cinque anni da quando “Salt Bae” prese il giro giusto sui social network, ma contrariamente alla quasi totalità dei personaggi diventati meme non è scomparso: ha costruito un suo piccolo impero.

Gökçe infatti sta per aprire un ennesimo ristorante – dovrebbero essere quasi 30 – in cui servirà bistecche coperte di foglie d’oro a calciatori, popstar di fama internazionale, imprenditori di successo e molte altre celebrità. Gökçe ha 40 milioni di follower su Instagram e 10 milioni su TikTok, un’app che ancora non esisteva quando lui divenne famoso per le spolverate di sale che si faceva scivolare lungo gli avambracci. “Salt Bae”, insomma, è un meme che ce l’ha fatta.

Ma è anche altro. Gökçe e le sue attività sono infatti al centro di critiche di vario tipo: per quello che secondo alcuni è l’assurdo rapporto qualità/prezzo di quel che offre, per il suo protagonismo vanitoso, per quanto poco sembra si faccia scrupoli a servire chiunque e dovunque fintanto che ci siano soldi, per la pochissima trasparenza su come gestisce i suoi affari e anche per alcune vicende che fanno pensare che lavorare in uno dei suoi ristoranti possa essere particolarmente spiacevole.

Secondo le scarne informazioni biografiche note, Nusret Gökçe è nato nel 1983 a Erzurum, nella Turchia orientale, in una famiglia di origini curde. Suo padre faceva il minatore, e intorno ai 12 anni Gökçe lasciò la scuola per andare a fare l’apprendista da un macellaio. Nel 2010, dopo essere stato in Sudamerica e negli Stati Uniti, aprì il suo primo ristorante e lo chiamò Nusr-et (“et” in turco vuol dire “carne”). Già prima di diventare famoso su Instagram, fece in tempo ad aprire altri ristoranti e “steakhouse” sia in Turchia che all’estero: nel 2014, per dire, aprì un ristorante a Dubai. Le dinamiche riguardo a questa prima fase dei suoi successi imprenditoriali non sono ben note.

(Leon Neal/Getty Images)

Dopodiché, per le oscure ragioni per cui succedono certe cose su internet, e quando già aveva una consistente fama perlomeno in Turchia, un video che pubblicò su Instagram il 7 gennaio 2017 fu visto in poche ore da alcuni milioni di persone. Ne parlarono diversi siti, iniziarono i meme, si diffuse il nome “Salt Bae” e girarono anche altri suoi video. «La gente è in estasi per uno chef sexy che tratta la carne come fosse un’amante», scrisse BuzzFeed. Un paio di mesi più tardi, il Post condivise una sua foto mentre votava per un referendum costituzionale voluto da Recep Tayyip Erdoğan per rafforzare il suo potere, tenendo la busta così come faceva con il sale.

Sfruttando la sua fama da meme, Gökçe ha aperto poi ristoranti a Miami, Beverly Hills, Mykonos, New York e Londra. E ha servito da mangiare a celebrità di ogni tipo: da Leonardo DiCaprio a Tommy Hilfiger, da Simone Biles a Roger Federer, da Andrea Bocelli a Nasser Al-Khelaïfi. Dal presidente venezuelano Nicolás Maduro fino a un alto esponente della delegazione del partito comunista vietnamita, andato a cena da lui – facendosi letteralmente imboccare un pezzo di carne coperto da una foglia d’oro, che può costare fino a mille euro – dopo essere stato a Glasgow per la COP26 e dopo una visita alla tomba londinese di Karl Marx. Il video è sparito dai social del Vietnam, e la delegazione potrebbe essere finita nei guai.

In tutto ciò, i ristoranti di Gökçe e le sue esagerazioni nel trattare e servire la carne (dopo il sale, propone con buona costanza nuove stramberie e spettacoli vari), in genere piacciono molto poco alla critica gastronomica. La rivista Time Out ha scritto che «sono troppo salati i suoi conti e sono troppo salate le sue bistecche». Sembra inoltre, almeno a leggere molti commenti e articoli, che buona parte degli utenti di internet siano ormai annoiati dal suo personaggio.

Gökçe e le sue attività sono anche andati incontro a critiche di altro tipo: per il mancato rispetto di certe norme durante la pandemia, per i problemi con alcuni ex dipendenti newyorkesi (risolti con un accordo extraprocessuale di oltre 200mila dollari), per i prezzi esorbitanti di certi suoi ristoranti (in particolare quello londinese) e perché qualche tempo fa cercò uno chef da assumere a meno di 15 euro l’ora (meno di quanto il ristorante chiede per i contorni).

Ciononostante, però, sembra che le cose continuino ad andare bene a Gökçe, che su Instagram prende spesso in giro chi lo critica (dopo la storia di un suo menu troppo caro, mise un video in cui presentava uno scontrino a uno scoiattolo) e che proprio in questi giorni ha lasciato il ristorante di Londra per andare a aprirne uno a Riad, in Arabia Saudita.

Un recente articolo di Mel Magazine ha preso in giro Gökçe scrivendo che «la cultura del 2021 non ha pazienza per un uomo molto ricco con i suoi modi idiosincratici per tagliare e servire». È vero fino a un certo punto, viste le decine di milioni di persone che ancora lo seguono e, soprattutto, considerando che continua ad avere clienti. Spesso le persone famose, ma soprattutto le persone che vogliono fare come le persone famose, desiderano proprio andare a cena da un meme e sono disposte a pagare molti soldi per l’esperienza di essere in un suo ristorante, più che per quello che effettivamente mangeranno.

Come ha scritto Wired, Gökçe serve contenuti più che piatti. Ed è talmente divisivo che questa è forse la sua forza perché «quelli che cenano da lui in giro per il mondo si filmano nella speranza che quei video dicano qualcosa su chi sono loro; e quelli che prendono in giro quei video sui social media o negli articoli sperano allo stesso modo che farlo dica qualcosa su chi invece sono loro».

 

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Resta il problema che prima o poi “Salt Bae” potrebbe davvero passare di moda, e i suoi ristoranti ritrovarsi a servire bistecche esageratamente costose senza l’attuale contorno  di un’esperienza esclusiva e attraente. Più ristoranti apre, poi, meno possibilità ci sono di incontrarlo per i clienti. Un ristorante di “Salt Bae” è una cosa, un ristorante con “Salt Bae” un’altra.

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