Stanno tornando le restrizioni in Europa
L'obbligo del Green Pass per i lavoratori in Italia sembrava una misura eccezionalmente rigida un mese fa: ora non è più così
Da qualche settimana alcuni paesi europei hanno iniziato a introdurre nuove restrizioni per contrastare il recente aumento dei contagi da coronavirus, che si sta registrando in tutto il continente: sono le prime dopo mesi in cui la curva dei nuovi contagi si era abbassata sensibilmente, e le vecchie limitazioni erano state progressivamente rimosse. In questo senso l’Italia si era mossa prima di tutti: a settembre aveva infatti introdotto il Green Pass obbligatorio nelle scuole e sui treni e autobus a lunga percorrenza, e a metà ottobre lo aveva esteso a tutti i lavoratori.
Allora erano sembrate misure eccezionali, tra le più rigide in Europa: oggi non è più così.
In generale l’aumento dei casi di contagio in Europa non è paragonabile a quello dell’autunno di un anno fa, soprattutto dove la campagna vaccinale sta funzionando meglio. Gli aumenti più consistenti si stanno rilevando infatti nei paesi dell’Europa dell’est, dove le vaccinazioni sono ancora molto indietro e dove sono più alti i dati su ricoveri e morti. Anche dove i numeri sono più sotto controllo, comunque, l’aumento dei contagi sta preoccupando e sta spingendo i governi a reagire con nuove restrizioni.
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I primi a introdurle sono stati i Paesi Bassi, dove nell’ultima settimana sono stati registrati più di 580 casi ogni 100mila abitanti, contro i circa 100 di inizio ottobre.
Dal 13 novembre nel paese è in vigore una sorta di “lockdown parziale”, anche se con misure molto meno rigide rispetto ai lockdown imposti nei mesi più duri della pandemia in gran parte del mondo. Bar, ristoranti e alberghi devono chiudere alle 20 e le attività commerciali “non essenziali” alle 18, gli eventi sportivi si devono tenere a porte chiuse e le visite nelle abitazioni private sono limitate a un massimo di quattro persone. Possono però restare aperti cinema e teatri. Il governo ha inoltre consigliato fortemente di lavorare da casa, quando possibile.
Le restrizioni dureranno almeno tre settimane e riguarderanno tutta la popolazione, sia le persone vaccinate che quelle non vaccinate. Nel paese, che ha poco più di 17 milioni di abitanti, le persone con più di 12 anni che hanno completato il ciclo di vaccinazione sono l’82,4 per cento. Per fare un paragone, in Italia dove gli abitanti sono circa 60 milioni, la popolazione vaccinabile che ha completato il ciclo è l’84,2 per cento.
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Dopo i Paesi Bassi, il paese che ha adottato le restrizioni più rigide negli ultimi giorni è stata l’Austria, dove i contagi sono aumentati molto rapidamente nelle ultime due settimane (dai 185 ogni 100mila abitanti a settimana di fine ottobre ai quasi 900 dell’ultima settimana). A differenza dei Paesi Bassi, il governo austriaco ha però deciso di riservare le restrizioni solo alla popolazione non vaccinata.
Dal 15 novembre tutte le persone con più di 12 anni che hanno scelto di non vaccinarsi pur potendolo fare possono uscire di casa solo per motivi di assoluta necessità, come andare al lavoro o fare la spesa. Sono comunque restrizioni piuttosto estese, considerato che nel paese soltanto il 65 per cento della popolazione vaccinabile (su circa 9 milioni di abitanti) ha completato il ciclo di vaccinazione.
In Danimarca il 12 novembre è stato reintrodotto il “coronapas”, un certificato simile al nostro “Green Pass”. Il “coronapas” era stato introdotto ad aprile per accedere a bar, ristoranti e altri luoghi pubblici (non solo quelli al chiuso), ma il governo ne aveva rimosso l’obbligo a settembre, grazie all’ottimo andamento della campagna vaccinale: ora ha deciso di reinserirlo per tutti quelli che hanno più di 15 anni, per far fronte all’aumento di contagi.
La Francia ha invece reintrodotto dal 15 novembre l’obbligo di mascherina per tutti gli studenti delle scuole elementari (finora era obbligatoria solo in 61 dipartimenti su 101), e dal 15 dicembre chi ha più di 65 anni dovrà ricevere obbligatoriamente una terza dose di vaccino per conservare la validità del “Green Pass”.
In Germania, dove è completamente vaccinato il 67,5 per cento della popolazione, lunedì il Robert Koch Institute – che ha il compito di monitorare tutti i dati del coronavirus in Germania – ha detto che nell’ultima settimana l’incidenza dei contagi per 100mila abitanti ha raggiunto quota 303, il massimo dall’inizio della pandemia.
Per contrastare questo aumento dei casi, SPD, Verdi e FDP, i tre partiti che stanno lavorando per formare la nuova coalizione di governo, hanno concordato di presentare in parlamento un progetto di legge che prevede di introdurre un “Green Pass” come quello italiano per accedere ai trasporti pubblici e ai luoghi di lavoro. La proposta verrà votata giovedì dal Bundestag, il parlamento tedesco.
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