In Portogallo i datori di lavoro non potranno contattare i dipendenti dopo l’orario d’ufficio
Lo ha deciso il governo Socialista, con l'obiettivo di dare più protezione ai lavoratori in smart working
Il 5 novembre il parlamento portoghese ha approvato un emendamento al Codice del Lavoro che vieterà ai datori di lavoro di contattare i propri dipendenti dopo l’orario d’ufficio. L’emendamento, molto commentato e discusso, è stato approvato nel corso di un esame delle nuove regole per il lavoro a distanza (smart working), ma si applicherà a tutti i lavoratori, anche a quelli che lavorano in presenza. I datori di lavoro saranno dispensati dal rispetto di questo divieto solo “in casi di forza maggiore”, mentre in tutti gli altri la violazione verrà considerata un illecito amministrativo.
L’emendamento entrerà in vigore nelle prossime settimane, dopo che il testo sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale portoghese.
L’approvazione è avvenuta un giorno dopo che erano state annunciate elezioni anticipate a causa del mancato accordo nel governo sulla legge di bilancio del 2022. Dal 2015 in Portogallo c’è infatti un governo di minoranza guidato dal Partito Socialista del primo ministro António Costa. Il governo si regge sull’appoggio esterno del Partito Comunista (PCP) e del Blocco di Sinistra (BE), che non avevano trovato un accordo sulla legge. Gli stessi due partiti hanno però votato a favore dell’emendamento al Codice del Lavoro. Si è astenuto invece il Partito Socialdemocratico e si sono opposti tutti gli altri partiti di centro e di destra.
– Leggi anche: Com’è lavorare in realtà virtuale
L’emendamento è stato fortemente voluto dalla ministra del Lavoro, Ana Mendes Godinho, nell’ambito di un più ampio piano di protezione per i lavoratori che nel corso degli ultimi due anni hanno dovuto lavorare da casa a causa della pandemia da coronavirus.
Il Portogallo è uno dei paesi europei che negli ultimi due anni hanno investito di più sullo smart working, mettendo anche a disposizione visti di soggiorno temporanei per lavoratori freelance e imprenditori di altri paesi intenzionati a trasferirsi per lavorare. La ministra Godinho ha detto che il lavoro a distanza «può essere un “punto di svolta” se ne sfruttiamo i vantaggi e riduciamo gli svantaggi».
Le nuove regole impongono anche che le aziende siano obbligate a pagare ai lavoratori le spese aggiuntive legate al lavoro a distanza, come i costi per l’energia elettrica per la connessione a Internet. Infine vengono estese le categorie di lavoratori che possono lavorare da casa senza dover ottenere il permesso dei propri datori di lavoro: finora questa possibilità era data solo ai genitori con figli fino a 3 anni, mentre ora potranno farlo anche quelli che hanno figli fino a 8 anni.
L’unico limite è che, nel caso in cui entrambi i genitori possono lavorare a distanza, dovranno farlo a periodi alternati. Non sarà necessario richiedere il permesso del datore di lavoro nemmeno per le persone che hanno familiari malati o disabili. Da queste regole sono esenti solo le imprese con meno di 10 dipendenti.
Tra le altre cose si raccomanda che non venga ammessa alcuna discriminazione tra i lavoratori a distanza e gli altri, in particolare in termini di ferie, formazione e assistenza sanitaria e assicurativa. Le aziende, inoltre, dovranno organizzare almeno ogni due mesi incontri dal vivo con i lavoratori a distanza, per evitare che questi possano sentirsi isolati.
– Leggi anche: Il futuro degli uffici