In Spagna la procreazione assistita è diventata gratuita per tutte le donne e per le persone trans
Lo ha deciso il governo Socialista di Pedro Sánchez
Da mercoledì, in tutta la Spagna le spese per i trattamenti di procreazione medicalmente assistita sono coperte dallo stato per tutte le donne, a prescindere dal loro orientamento sessuale e dal fatto che siano single o meno, e per le persone trans che possono rimanere incinte, posto che le une e le altre abbiano meno di 40 anni.
La decisione è stata presa dall’attuale governo spagnolo di sinistra, guidato dal primo ministro Socialista Pedro Sánchez, ed è stata annunciata la scorsa settimana dalla ministra della Salute, Carolina Darias.
Il decreto ha annullato quanto contenuto in un provvedimento del 2014 con cui l’allora governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy aveva escluso le donne single e le coppie lesbiche dall’accesso gratuito alla procreazione assistita, riservandolo alle coppie eterosessuali che avessero problemi di fertilità e a quelle che volevano evitare la trasmissione di malattie genetiche alla prole. Rispondendo alle critiche per la restrizione, l’allora ministra della Salute Ana Mato aveva detto che «la mancanza di un uomo non è un problema medico».
Carolina Darias ha esteso la gratuità dei trattamenti anche agli uomini trans, cioè alle persone assegnate alla nascita al sesso femminile che però si riconoscono come uomini, e alle persone di genere non binario, che cioè non si riconoscono né come uomini né come donne, i cui corpi possono portare avanti una gestazione perché hanno un apparato riproduttivo femminile (in Spagna, come in Italia dal 2015, non è obbligatorio sottoporsi a operazioni chirurgiche ai genitali per ottenere la rettifica del sesso all’anagrafe).
➡️ La ministra @CarolinaDarias ha firmado hoy en el Ministerio la Orden por la que se concreta la modificación de los criterios que recoge el acceso a las técnicas de Reproducción Humana Asistida #RHA pic.twitter.com/lENI3rgN7v
— Ministerio de Sanidad (@sanidadgob) November 5, 2021
Finora in Spagna l’accesso alla procreazione assistita cambiava da una comunità autonoma all’altra (le comunità autonome sono più o meno l’equivalente delle regioni italiane).
Molte, come la Catalogna e l’Andalusia, avevano esteso i servizi gratuiti di procreazione assistita a più categorie rispetto a quelle previste dal provvedimento nazionale, di fatto allineandosi a quanto stabilito da una legge del 2006 adottata dall’allora governo socialista di José Luis Zapatero. Alcune comunità garantivano il servizio gratuitamente anche agli uomini trans che avevano chiesto la rettifica anagrafica dei documenti, cioè che sono legalmente uomini per lo stato. Molte altre, però, si erano adeguate alla norma del governo Rajoy.
Esistevano differenze anche riguardo al tipo di trattamenti che si potevano richiedere: nella comunità della Navarra, ad esempio, le donne single potevano sottoporsi gratuitamente all’inseminazione artificiale, ma non con la fecondazione in vitro.
In generale, la situazione non omogenea nel paese causava discriminazioni: le persone e le coppie che non potevano accedere al servizio pubblico erano obbligate a rivolgersi alle strutture private e a pagare di tasca propria gli alti costi dei trattamenti (si parla di decine di migliaia di euro).
Il nuovo decreto ha eliminato le discriminazioni, perché obbligherà tutte le comunità autonome ad adeguarsi alle nuove regole.
Secondo il ministero della Salute spagnolo, il decreto aiuterà almeno 8.500 persone ad avere accesso a trattamenti desiderati. La Spagna è già oggi uno dei paesi europei in cui i trattamenti per la procreazione medicalmente assistita sono più accessibili; molte persone straniere, comprese tante donne e coppie italiane, vanno in Spagna proprio per accedere a tali trattamenti.
In Italia la procreazione assistita è molto meno accessibile, anche nelle strutture sanitarie private. Possono richiederla solo le coppie eterosessuali sposate o conviventi con problemi di fertilità. Sono escluse quindi, le coppie composte da due donne o da due uomini (indipendentemente dal fatto che i partner siano cisgender, cioè che si riconoscano nel sesso loro assegnato alla nascita, o trans) e le persone single.