Mattarella ha mandato un messaggio contro la sua rielezione, parlando di Giovanni Leone
Ha ricordato come il suo predecessore fosse contrario alla possibilità che un presidente della Repubblica rimanesse in carica più di 7 anni
Giovedì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto a un incontro al Quirinale dedicato a Giovanni Leone, che fu suo predecessore dal 1971 al 1978, ricordando come Leone si fosse espresso contro la possibilità che i presidenti della Repubblica potessero essere rieletti dopo il primo settennato. Il riferimento di Mattarella è stato estesamente interpretato come un messaggio al Parlamento per escludere la possibilità che, a gennaio, i partiti gli chiedano la disponibilità a farsi rieleggere, come era successo nel 2013 con Giorgio Napolitano. Mattarella ha detto:
Leone ripropose la sollecitazione, già sottolineata dal presidente Segni, di introdurre la non rieleggibilità del presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco.
Tradizionalmente, nel corso del loro mandato, i presidenti della Repubblica dedicano degli interventi ai predecessori, esponendo interpretazioni e valutazioni sulla loro attività al Quirinale. A volte però contengono anche messaggi su questioni di attualità: è piuttosto evidentemente il caso del riferimento alla proposta di Leone sul settennato. Si sa infatti che l’ipotesi di rieleggere Mattarella è considerata da tempo dai partiti, che sono in grossa difficoltà a intavolare le trattative su chi votare come suo successore.
La strada che porta all’elezione di Mario Draghi, che sembrava la più scontata, è infatti complicata dall’opposizione dei partiti, primo fra tutti il Partito Democratico, che vorrebbero rimanesse presidente del Consiglio fino al 2023, per evitare di andare a elezioni anticipate: un’ipotesi piuttosto realistica in caso di elezione di Draghi, visto che sembra difficile che si trovi un accordo su un eventuale sostituto a Palazzo Chigi.
Mattarella, col discorso di giovedì, è sembrato voler avvertire i partiti che la soluzione di prolungare il suo mandato, come successe nel 2013 con la rielezione di Napolitano, non è praticabile.
Leone è stato a lungo considerato un presidente controverso, per via del suo presunto coinvolgimento nel cosiddetto scandalo Lockheed, un’azienda americana che pagò tangenti a diversi paesi europei per la vendita di aerei da guerra.
Leone fu al centro di una dura campagna di stampa ostile, guidata tra gli altri dalla giornalista Camilla Cederna e dal Partito Radicale: oggi però è ampiamente riconosciuto che fu estraneo alla vicenda, e che dovette dimettersi più che altro per questioni legate al contesto politico, che in quelle settimane era stravolto dall’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Gli storici oggi lo hanno riabilitato, concordando sul fatto che agì per dovere istituzionale in una situazione in cui era politicamente molto isolato.
Leone si dimise il 15 giugno 1978, due settimane prima dell’inizio del semestre bianco, il periodo di sei mesi precedenti alla fine del mandato durante il quale il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.
Mattarella ha ricordato come Leone fosse critico di questo strumento, che spesso è stato sfruttato strategicamente dai partiti e ha comportato il prolungamento forzato e artificioso di legislature che avrebbero invece dovuto finire prima.
Cederna fu in seguito condannata per diffamazione per la campagna contro Leone, e Marco Pannella ed Emma Bonino dei Radicali gli chiesero pubblicamente scusa nel 1998. Morì nel 2001, a 93 anni.