La crisi tra Polonia e Bielorussia si allarga
Il presidente bielorusso ha minacciato di impedire le forniture di gas all'Europa: intanto proseguono i problemi umanitari al confine
La crisi al confine tra Polonia e Bielorussia, dove da giorni migliaia di migranti provenienti dal Medio Oriente tentano di entrare in Polonia e sono bloccati dalle forze dell’ordine polacche, continua a peggiorare e sta aprendo nuovi fronti di scontro tra l’Europa da un lato e, dall’altro, la Bielorussia e il suo principale paese sostenitore, la Russia. Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso, ha minacciato di chiudere le forniture di gas naturale che arrivano in Europa se l’Unione Europea imporrà sanzioni economiche al suo paese, mentre la questione dei migranti è stata oggetto di uno scontro alle Nazioni Unite.
– Leggi anche: Come ci arrivano i migranti in Bielorussia
Negli ultimi giorni i migranti ammassati in Bielorussia hanno tentato più volte di entrare in Polonia, e sono stati respinti in alcuni casi anche con la violenza. Il ministro della Difesa polacco ha fatto sapere che i suoi soldati al confine hanno sparato colpi di avvertimento in aria per tenerli lontani.
Inoltre le temperature nella zona di confine sono da giorni sotto lo zero e i migranti sono costretti ad accamparsi e a riscaldarsi con fuochi e mezzi di fortuna: secondo i media polacchi, giovedì sarebbe morto assiderato un ragazzo di 14 anni, ma è impossibile confermare la notizia. In generale, ha scritto BBC, negli ultimi mesi di questa crisi sono morte almeno sette persone.
La crisi si sta spostando anche sul piano economico e diplomatico. Dopo che, mercoledì, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva detto che l’Unione Europea avrebbe potuto imporre nuove sanzioni contro la Bielorussia, accusata di accogliere e spingere migliaia di migranti verso il territorio polacco e dei paesi baltici, Lukashenko ha minacciato di chiudere i rifornimenti di gas naturale che passano dal suo paese. «Noi riscaldiamo l’Europa, e loro minacciano di chiudere il confine. Ma che succede se gli tagliamo il gas?», ha detto.
La questione del gas è particolarmente sentita in questi mesi perché in tutto il mondo c’è una grave carenza, e l’aumento dei prezzi sta mettendo in difficoltà sia le imprese sia le famiglie.
La Bielorussia è in realtà soltanto un paese di transito per il gas naturale: le forniture arrivano dalla Russia. Per i gasdotti bielorussi, attualmente, passa un quinto del gas che dalla Russia arriva all’Europa. I gasdotti sono controllati da Gazprom, la compagnia di stato russa, e in ultima istanza dal governo russo, che ha un’ampia influenza su quello bielorusso. Lukashenko, dunque, non potrebbe mettere in atto la sua minaccia da solo: per farlo, avrebbe bisogno del sostegno della Russia.
Il fatto è che negli ultimi giorni proprio la Russia si è dimostrata molto disposta ad aiutare Lukashenko. Giovedì due aerei da guerra russi hanno sorvolato lo spazio aereo bielorusso e tenuto delle esercitazioni a poche decine di chilometri di distanza dal confine con la Polonia, dove è in corso la crisi.
C’è stato anche uno scontro durante un incontro d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU, durante il quale i paesi occidentali (Francia, Regno Unito e Stati Uniti, che sono membri permanenti, assieme ai membri a rotazione Albania, Estonia e Irlanda) hanno presentato un comunicato congiunto in cui accusavano il governo bielorusso di mettere in pericolo le vite dei migranti «per ragioni politiche» e con l’obiettivo di «destabilizzare i paesi vicini e i confini esterni dell’Unione Europea e sviare l’attenzione dalle sue crescenti violazioni dei diritti umani».
La Russia, altro membro permanente del Consiglio e con il potere di veto, ha però difeso la Bielorussia e sostenuto che piuttosto le violazioni dei diritti umani le sta compiendo la Polonia, che maltratta i migranti che cercano di entrare sul suo territorio.
– Leggi anche: Sarà costruita una nuova barriera per fermare i migranti tra Polonia e Bielorussia