Le nuove restrizioni alle manifestazioni “No Green Pass”
Le ha decise la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese: ci saranno aree delle città in cui sarà vietato protestare, tra le altre cose
Mercoledì sera la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha inviato a tutti i prefetti d’Italia una direttiva, cioè un documento che contiene norme e istruzioni, per regolamentare e limitare le manifestazioni “No Green Pass” che nelle ultime settimane si sono svolte in molte regioni d’Italia, provocando notevoli disagi. La direttiva esorta i prefetti a individuare aree «sensibili» dei centri città in cui le manifestazioni saranno vietate, e impone tutta una serie di limitazioni allo svolgimento della manifestazione stessa. Tra le ragioni espresse da Lamorgese nella direttiva, c’è il fatto che in questi eventi negli ultimi tempi sono aumentati notevolmente i rischi di contagio.
La direttiva non riguarda esclusivamente le manifestazioni “No Green Pass”: Lamorgese scrive che le nuove restrizioni potranno essere applicate alle proteste «attinenti ad ogni altra tematica». Nonostante questo, la direttiva nasce esplicitamente con l’obiettivo di contenere i problemi e i disagi sorti con le manifestazioni delle ultime settimane contro le misure di prevenzione del governo.
Secondo la direttiva, le manifestazioni “No Green Pass”, benché «rappresentative del diritto ad esprimere il dissenso», stanno determinando «elevate criticità sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica», e stanno inoltre limitando lo «svolgimento delle attività lavorative» e la «mobilità dei cittadini».
Inoltre, a causa di un «significativo livello di inosservanza delle disposizioni di prevenzione del contagio», queste manifestazioni stanno diventando un pericolo «per la salute dei cittadini». In alcuni casi, come per esempio a Trieste, tra i manifestanti è stato riscontrato un importante aumento dei contagi, che poi ha avuto effetti negativi anche su tutto il resto della città.
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Per questo, ha scritto Lamorgese, i prefetti potranno individuare «specifiche aree urbane sensibili», che abbiano un’importanza particolare per lo svolgimento della vita cittadina e in cui le manifestazioni saranno vietate, almeno fino alla fine dello stato di emergenza.
Inoltre, le manifestazioni in aree diverse da quelle «sensibili» subiranno alcune limitazioni: il percorso dei cortei dovrà essere concordato con i prefetti, che potranno anche decidere, se lo riterranno, di obbligarne lo svolgimento «in forma statica»: saranno cioè dei “sit-in”, in cui i manifestanti dovranno rimanere fermi in un posto e non potranno sfilare per le strade.
Le decisioni sulle aree sensibili e sulle misure da adottare caso per caso, scrive la direttiva, dovranno essere prese dai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, organi istituiti presso tutte le prefetture italiane in cui si riuniscono il sindaco del capoluogo di provincia, il presidente della provincia, il questore e i rappresentanti delle forze dell’ordine.
La direttiva ha attuazione immediata, e quindi potrà essere applicata già alle proteste di sabato, in cui per la sedicesima settimana consecutiva i manifestanti “No Green Pass” progettano di scendere in strada. Non è ancora chiaro fino a che punto le restrizioni potranno essere applicate: se l’individuazione di un’area «sensibile» da presidiare con l’aiuto delle forze dell’ordine è una misura non complessa da realizzare, più difficile sarà obbligare i manifestanti a concordare un percorso per i loro cortei. Nelle ultime settimane, in più di un’occasione gli attivisti “No Green Pass” hanno manifestato anche senza autorizzazione, e senza rispettare i percorsi concordati con le forze dell’ordine.
Sarà complicato, eventualmente, anche obbligare i manifestanti a protestare in forma statica.