L’incerto futuro di un palazzo giapponese all’avanguardia
La Nakagin Capsule Tower di Tokyo, che sembra una pila di lavatrici giganti, verrà demolita entro marzo, dopo anni di deterioramento
Nel quartiere centrale di Ginza, a Tokyo, in Giappone, si trova uno degli edifici più iconici della città: è la Nakagin Capsule Tower, caratterizzata da una serie di cubi di cemento disposti uno sopra l’altro in maniera asimmetrica, con finestre a oblò che la rendono del tutto simile a una pila di lavatrici giganti. L’edificio fu progettato dall’architetto giapponese Kisho Kurokawa e alla sua inaugurazione, nel 1972, era considerato una struttura all’avanguardia e futuristica. Oggi però non è messo bene: è destinato a essere demolito a causa del suo progressivo deterioramento.
La Nakagin Capsule Tower è composta da due palazzi di 11 e 13 piani collegati fra loro ed è un simbolo del movimento architettonico del Metabolismo (metaborizumu in giapponese), creato in Giappone con l’idea che l’architettura urbana fosse un organismo da trasformare e adattare alle esigenze della società. Come altri edifici ispirati a questo movimento, era un’espressione della crescita economica e culturale del paese dopo la Seconda guerra mondiale.
Per costruire la Nakagin Capsule Tower fu scelto Ginza perché era molto vicino alla stazione ferroviaria di Shimbashi e agli uffici del centro città, e allo stesso tempo non era lontano dall’area vivace di Shinagawa né dal quartiere centrale di Chiyoda, dove tra le altre cose sorge il palazzo imperiale.
I 140 cubi di cemento prefabbricati che compongono l’edificio, ciascuno con una superficie di 10 metri quadrati, erano stati pensati come pied-à-terre per i giovani impiegati che lavoravano in città e volevano evitare di fare lunghi viaggi per tornare a casa durante la settimana. Erano dotati di un piccolo bagno e di un impianto della Sony con radio e telefono e avevano spazio per un letto singolo e poco altro: era un tipo di sistemazione compatto e minimale, in linea con le esigenze di molti giapponesi, che nel resto del paese si è poi diffuso anche in vari alberghi, chiamati appunto “capsule hotel”.
Negli anni alcuni cubi erano stati uniti per ricavarne appartamenti più grossi, mentre altri avevano iniziato a essere usati come uffici, stanze per riunioni o spazi per mostre d’arte.
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Kurokawa, che tra le altre cose aveva progettato anche il Centro nazionale delle Arti di Tokyo e il Museo nazionale di Etnologia di Osaka, aveva immaginato che le capsule sarebbero dovute essere smontate e rimontate ogni 25 anni per adattarsi alle nuove esigenze della società, in linea con lo spirito del movimento metabolista. Nel 1997, dieci anni prima della sua morte, i proprietari decisero però di bocciare il progetto che prevedeva questo intervento, che sarebbe stato troppo complesso da realizzare.
L’edificio aveva da tempo vari problemi alla struttura e peraltro era stato costruito con alcuni elementi in amianto; in più, nel 2011 fu ulteriormente danneggiato dal violento terremoto di Tohoku.
Lo scorso marzo i proprietari delle stanze e la società che cura la manutenzione dell’edificio hanno deciso di vendere il lotto su cui sorge la torre per via dei numerosi problemi della sua struttura.
Oggi ci sono problemi di perdite e di isolamento, l’acqua calda non c’è da più di 10 anni e inoltre la struttura non rispetta i rigidi criteri antisismici stabiliti dalla legge giapponese. Nel 2007 i residenti avevano proposto di far ricostruire il complesso, ma la società di investimenti che stava seguendo il progetto aveva dichiarato fallimento. Un paio di anni fa si era anche parlato di un investitore straniero interessato a comprare l’intero edificio per riqualificarlo, ma sembra che le trattative siano state interrotte a causa della pandemia da coronavirus.
Oggi i cubi abitati in maniera permanente sono soltanto una ventina, e si stima che saranno sempre meno, visto che l’edificio dovrà essere smantellato entro il prossimo marzo. Sulla finestra di uno di loro compare l’hashtag #SaveNakagin, usato nella campagna di sensibilizzazione che vuole provare a salvare l’edificio in un altro modo.
Come ha spiegato al Guardian Tatsuyuki Maeda, rappresentante del nuovo progetto che si occupa della conservazione dell’edificio, ora l’obiettivo di chi ha abitato o apprezzato la torre è far sopravvivere le capsule, «anche se in una forma diversa, per tenere viva l’idea del Metabolismo». Secondo Maeda, che negli anni ha affittato per brevi periodi alcuni dei suoi 15 cubi e organizzato giri turistici per raccogliere fondi da destinare alla conservazione dell’edificio, la Nakagin Capsule Tower infatti «ispira le persone a essere creative e innovative».
L’idea del progetto è rimuovere i materiali pericolosi, smontare le capsule e donarle a musei, gallerie d’arte o istituzioni sia in Giappone che all’estero per fare in modo che continuino a rappresentare un pezzo di storia dell’architettura e della cultura giapponese. Maeda ha detto che sono già arrivate varie richieste per “adottare” un cubo sia da Stati Uniti che da Regno Unito e vari paesi europei.
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