L’importante ammissione di responsabilità della Chiesa francese sugli abusi
Dopo lunghe discussioni i vescovi hanno riconosciuto la «dimensione sistemica» delle violenze commesse nel corso di decenni
Il 5 novembre la Conferenza episcopale francese (CEF) ha riconosciuto ufficialmente «la responsabilità istituzionale della Chiesa» per le violenze sessuali subite da migliaia di persone e la «dimensione sistemica» di quelle stesse violenze. Lo ha detto durante una conferenza il presidente della CEF, Éric de Moulins-Beaufort, dopo che a inizio ottobre era stato pubblicato un lungo e dettagliato rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE), secondo cui negli ultimi settant’anni in Francia sono state oltre 330mila le vittime di abusi.
Riuniti a Lourdes per la loro assemblea plenaria, i 120 vescovi di Francia hanno votato un testo in cui non si parla di alcuni singoli preti criminali o di casi isolati, ma si dice che le violenze all’interno della Chiesa sono state rese possibili «da un contesto generale, da una mentalità e da una serie di pratiche presenti all’interno della Chiesa che hanno permesso che questi fatti accadessero, che si ripetessero, impedendo anche che venissero denunciati e sanzionati».
Éric de Moulins-Beaufort ha anche detto che il riconoscimento della «responsabilità istituzionale» e di una «dimensione sistemica» comportano «un dovere di giustizia e riparazione. Siamo consapevoli che questo passaggio è necessario per entrare in un cammino che ci permetta oggi di chiedere perdono in verità». Secondo fonti interne all’episcopato citate da diversi giornali francesi, il comunicato e ciascuna sua parola sono stati attentamente soppesati, discussi e hanno ricevuto un voto favorevole molto ampio.
Lo scorso febbraio tutti i vescovi francesi si erano incontrati per tre giorni per riflettere sul concetto di «responsabilità» in merito alle violenze e agli abusi, e il mese dopo avevano pubblicato un testo che riconosceva solo parzialmente la responsabilità interna delle gerarchie e che non arrivava a mettere in discussione l’istituzione stessa. La posizione dell’episcopato era rimasta invariata, da allora.
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A inizio ottobre era stato però pubblicato il rapporto sulle accuse di violenze sessuali negli ultimi decenni. Ed è arrivata anche una svolta dell’episcopato: «C’è un prima e un dopo, è ovvio», ha detto una fonte interna della CEF all’edizione francese di Slate.
La CIASE era stata incaricata dalla Conferenza episcopale francese nel novembre 2018 di approfondire le accuse di violenze che erano state segnalate negli ultimi decenni. È composta da ventidue membri, tra giuristi, psicologi, storici e teologi ed è presieduta da Jean-Marc Sauvé: per due anni e mezzo la Commissione ha ascoltato migliaia di vittime ed esperti, ha studiato gli archivi di molte diocesi francesi e ha prodotto infine un rapporto di 485 pagine e 2.500 appendici.
Nel rapporto si dice che negli ultimi settant’anni 216 mila bambini e bambine hanno subìto abusi sessuali da parte di sacerdoti e religiosi: il numero si alza a 330 mila se si contano le violenze compiute dalle persone laiche legate alle istituzioni della Chiesa, soprattutto nelle scuole. Si dice che nell’80 per cento dei casi le persone che hanno subìto violenze sessuali erano maschi, mentre i sacerdoti e le persone laiche che hanno compiuto gli abusi tra il 1950 e il 2020 sono tra i 2.900 e i 3.200. È stato calcolato che le violenze sessuali all’interno della Chiesa rappresentano il 4 per cento del totale delle vittime di abusi in Francia.
Nel testo della Commissione si evidenzia l’aspetto radicale degli abusi e si accusano anche le autorità e le varie istituzioni della Chiesa cattolica di aver insabbiato i casi di violenze sessuali «in maniera sistematica», tanto che il presidente della commissione è arrivato a parlare di «imprese criminali» in una recente intervista e di «crudele indifferenza» delle gerarchie.
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Sabato 6 novembre, a Lourdes, i vescovi della CEF hanno chiesto perdono in ginocchio davanti alla Basilica di Nostra Signora del Rosario, accompagnati da sacerdoti, religiosi, laici e vittime di violenza sessuale. E lunedì 8 novembre, Éric de Moulins-Beaufort ha ufficializzato le decisioni prese dall’assemblea plenaria.
I vescovi hanno chiesto al Papa, «dal quale deriva la loro missione», di inviare una squadra di esperti «per valutare questa stessa missione in materia di protezione dei minori e per dare, se necessario, il seguito necessario dopo la loro visita»: hanno cioè chiesto che da Roma si verifichi come si sta attuando nelle varie diocesi francesi la tutela dei minori.
È stato poi deciso di creare un organismo nazionale indipendente per il riconoscimento delle violenze e il risarcimento individuale delle vittime, la cui presidenza è stata affidata a Marie Derain de Vaucresson, giurista e dirigente del ministero della Giustizia: il fondo per le compensazioni sarà finanziato, è stato spiegato, anche «con la cessione dei beni immobili e mobili della CEF e delle diocesi». Infine è stato deciso di avviare un processo di riflessione sulle modalità di governo e gestione della Chiesa francese attraverso la costituzione di gruppi di lavoro guidati da laici che si concentreranno su specifici temi, come ad esempio l’analisi delle cause della violenza sessuale nella Chiesa.
La decisione dei vescovi francesi è stata accolta, in generale, molto positivamente e ha rafforzato molte discussioni intorno al cambiamento radicale, considerato da molti e da molte necessario, all’interno delle gerarchie ecclesiastiche e del governo della Chiesa, con l’inserimento ad esempio di laici e soprattutto di donne. Sono state chieste modifiche del diritto canonico e si discute molto di celibato per il clero.
Lucetta Scaraffia, femminista, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma che si è occupata soprattutto di storia delle donne e di storia religiosa – e che nel 2019 si era dimessa da direttrice della rivista Donne Chiesa Mondo dell’Osservatore Romano insieme a tutte le altre donne della redazione – ha spiegato sulla Stampa che l’idea da cui nasce la proposta della CEF è evidente:
«Se le modalità finora adottate hanno permesso uno sbandamento così profondo e sistemico – questo è il termine più volte adottato – del clero, vuol dire che c’è qualcosa che non va. E saranno i laici – quelli a cui finora era stato detto che dovevano solo obbedire e fare poche domande sul funzionamento interno della chiesa – a pilotare questo necessario processo critico: una vera rivoluzione».
Scaraffia ha anche detto che la chiesa francese sta dando a tutti i cattolici «una lezione»:
«Se il terreno favorevole all’abuso è costituito dal potere e dal denaro – usato per tacitare le vittime, in genere provenienti da famiglie povere, e che serve a fondare il potere – la disastrosa realtà che si è rivelata impone di rinunciare a entrambi. Le commissioni di analisi delle modalità di governo coordinate da un laico segnano la rinuncia al controllo perfino al cuore dell’istituzione, mentre la decisione di vendere i beni ecclesiastici, quelli che rendono la chiesa una potenza economica, non è solo una necessità materiale richiesta dalla commissione presieduta da Jean-Marc Sauvé – la quale precisa che gli indennizzi devono provenire dal patrimonio della chiesa e non da donazioni esterne – ma il riconoscimento che soltanto spogliandosi del potere la chiesa può sperare di non ripetere gli errori commessi».