Cosa ha fatto Trump da quando lo abbiamo perso di vista
Ha ricominciato a organizzare riunioni politiche coi suoi collaboratori, con l'intenzione apparente di ricandidarsi nel 2024
Il 20 gennaio Donald Trump è salito per l’ultima volta a bordo dell’Air Force One per lasciare Washington, città dove aveva vissuto per quattro anni da presidente degli Stati Uniti. Pochi giorni prima alcuni suoi sostenitori avevano assaltato il Congresso americano, e da lì a pochi minuti si sarebbe tenuta l’inaugurazione del suo successore, Joe Biden. Nei mesi successivi Trump ha fatto parlare pochissimo di sé, e la sospensione dei suoi account personali dai principali social network in seguito all’attacco ha fatto il resto.
Da qualche tempo però Trump sta tornando sempre più visibile nel dibattito nazionale, e sui giornali si è ripreso a parlare con insistenza di una sua candidatura alle primarie per le elezioni presidenziali del 2024, che molti danno per certa.
I giornali americani hanno raccontato che inizialmente, dopo avere lasciato la presidenza, per Trump le cose non sono state semplici: l’attacco al Congresso ha portato diversi politici Repubblicani a prendere le distanze da lui, per il timore di subire ripercussioni in termini di consensi. In quel periodo Trump passava le giornate a telefonare alle persone del proprio circolo ristretto per lamentarsi del trattamento ricevuto dai media e dalle numerose inchieste giudiziarie sulle sue ricchezze. «Dopo un po’ era diventato noioso da ascoltare», ha raccontato un suo amico all’Atlantic.
Le cose sono iniziate a cambiare intorno a metà febbraio, racconta CNN, quando Trump ha riorganizzato la propria “macchina politica” ponendosi come obiettivo le elezioni di metà mandato del novembre 2022 (quando verranno rinnovati tutti i seggi della Camera e un terzo dei seggi del Senato).
Dietro consiglio dei suoi collaboratori, Trump ha iniziato a compilare una lista dei candidati Repubblicani a cui dare il proprio sostegno, facendo affidamento sul seguito enorme di cui ancora gode nel partito. I comitati politici legati al suo nome sono inoltre riusciti a raccogliere una montagna di soldi: 82 milioni di dollari nei primi sei mesi del 2021; ad agosto avevano sui propri conti più di 100 milioni di dollari.
Quella adottata da Trump è stata una strategia assai sensata, che nel breve termine gli consentirà di sfruttare concretamente il proprio seguito – nessun Repubblicano può permettersi di avere contro la base del proprio partito, o di rifiutare i finanziamenti dei propri comitati politici – e nel medio termine gli potrà permettere di eleggere al Congresso sempre più persone che gli devono un pezzo della propria carriera politica.
Sono impegni, fra piccoli eventi elettorali e donazioni, che fra l’altro passano quasi inosservati sui media nazionali, anche perché Trump non è ancora formalmente candidato ad alcuna carica. «Trump ha adottato una strategia di ammiccamenti e strizzatine d’occhio: si comporta come un candidato, chiarendo che lo sarà presto, ma non lo dichiara ufficialmente», ha osservato il Washington Post.
Il fatto di non stare al centro del dibattito politico gli garantisce inoltre una minore attenzione dei giornali rispetto ai suoi guai giudiziari e alle bugie che continua a ripetere sulle elezioni presidenziali del 2020, che a suo dire ha perso per via di un estesissimo complotto, di cui non esiste alcuna prova.
Trump ha continuato a tenere riunioni politiche con i suoi collaboratori per tutta l’estate, alternando il lavoro alle ore passate fra i campi da golf del suo club a Mar-a-Lago, in Florida, e poi fra quelli di un altro club di sua proprietà, a Bedminster, in New Jersey. Da qualche settimana è tornato a farsi vedere più spesso e di fronte a un pubblico sempre maggiore.
A ottobre è stato più volte in Iowa, lo stato dove tradizionalmente si tengono le prime primarie delle elezioni presidenziali e dove ha ricominciato a fare i suoi usuali comizi nei palazzetti, e a chiedere piccole donazioni ai suoi sostenitori con le tattiche pressanti e aggressive tipiche della sua macchina elettorale.
Il successo della sua strategia è stato visibile durante un recente comizio proprio in Iowa a metà ottobre.
Durante un affollato evento politico a Des Moines, la capitale dello stato, e davanti a una platea di fan adoranti, Trump ha chiamato sul palco Chuck Grassley, 88enne storico senatore che nel 2022 si ricandiderà per l’ennesimo mandato. Trump ha annunciato che lo avrebbe sostenuto nella sua campagna elettorale: una cosa impensabile fino a pochi mesi fa, dato che Grassley aveva condannato l’attacco al Congresso come «un attacco alla democrazia americana» e preso le distanze da Trump.
Tutte queste mosse fanno sembrare inevitabile una ricandidatura di Trump alle primarie repubblicane per le elezioni presidenziali in programma nel 2024. Sembra che Trump volesse annunciarlo ufficialmente in agosto, dopo le moltissime critiche che aveva ricevuto Biden per il caotico ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, peraltro deciso proprio dallo stesso Trump.
Secondo Axios in queste settimane Trump «sta ripetendo più o meno a chiunque sia disposto ad ascoltarlo che si ricandiderà davvero nel 2024». Le sue intenzioni sembrano rafforzate anche da alcuni sondaggi che stanno circolando, che mostrano sia un netto calo di Biden nel gradimento a livello nazionale sia la tenuta dei consensi di Trump nella base Repubblicana. Secondo un recentissimo sondaggio dell’istituto Quinnipiac, 8 Repubblicani su 10 vorrebbero che Trump si ricandidasse, e a meno di enormi sorprese sembra proprio che li accontenterà.