Alle elezioni in Nicaragua può vincere solo Ortega
Il suo regime ha eliminato l'opposizione e l'ex rivoluzionario marxista sarà eletto presidente per la quarta volta consecutiva
Nessuno sembra avere dubbi sul fatto che Daniel Ortega otterrà domenica il suo quarto mandato consecutivo da presidente del Nicaragua, paese dell’America Centrale con 6,5 milioni di abitanti. Dopo mesi passati a fare arrestare o intimidire i suoi avversari politici, Ortega è di fatto l’unico candidato alle elezioni ed è da tempo descritto da avversari e istituzioni internazionali come un dittatore.
Con il voto di domenica, in Nicaragua saranno eletti anche la nuova vicepresidente e i 92 membri dell’Assemblea Nazionale. Il parlamento del paese è già controllato a larghissima maggioranza dal movimento di ispirazione marxista di Ortega, il Fronte di Liberazione Sandinista (FSLN), e non sono attese grandi novità con queste elezioni; la vicepresidente candidata con Ortega è sua moglie Rosario Murillo, già in carica dal 2017 e la cui elezione è legata a quella di Ortega e dunque certa. Con questo voto, sostengono gli osservatori internazionali, Ortega consoliderà il suo potere e il suo controllo su tutto il paese, che governa ininterrottamente dal 2007 dopo averlo già governato tra il 1979 e il 1990.
Ortega ha 75 anni ed è lo storico leader del Fronte di Liberazione Sandinista, protagonista dell’ultima rivoluzione armata dell’America Latina, che nel 1979 mise fine a una dittatura che durava da oltre 40 anni. Dapprima fu il coordinatore della giunta rivoluzionaria alla guida del paese e poi venne eletto presidente del Nicaragua nel 1985, governandolo fino al 1990. Dopo aver perso le elezioni nel 1990, nel 1996 e nel 2001, fu eletto nuovamente nel 2006 e continua a ricoprire l’incarico di presidente dal gennaio del 2007. Tra le altre cose, nel 2009 fece modificare la Costituzione del paese per eliminare il limite massimo di due mandati presidenziali.
Secondo un rapporto della ong Human Rights Watch del 2019, negli ultimi anni Ortega ha progressivamente eroso la democrazia e smantellato tutte le tutele legali che imponevano limiti e controlli sul potere del presidente; in più ha continuato la repressione degli oppositori nel paese, ricorrendo spesso a metodi particolarmente violenti per arrestare e detenere i dissidenti politici.
La situazione è peggiorata in particolare tra la primavera e l’estate del 2018, quando nel paese ci furono ampie proteste in cui morirono almeno 300 persone e ne vennero arrestate più di 560, la maggior parte giovani e studenti.
Le prime manifestazioni erano iniziate ad aprile per protestare contro una riforma del sistema di previdenza sociale che avrebbe portato a una riduzione delle pensioni e dei programmi di assistenza per la popolazione. Le proteste furono represse con violenza e proseguirono durante uno sciopero generale indetto l’estate successiva, portando a numerosi scontri e a una paralisi di buona parte delle attività del paese.
Nel periodo successivo alle proteste del 2018, decine di migliaia di nicaraguensi decisero di andare in esilio in Costa Rica o di chiedere asilo in altri paesi, come Messico e Stati Uniti. Centinaia di studenti e ricercatori furono espulsi dalle università per aver partecipato alle proteste del 2018, a molti furono ritirati i titoli accademici.
Nell’ultimo anno la repressione di Ortega ha riguardato specialmente i suoi avversari politici che avrebbero potuto metterlo in difficoltà alle elezioni di novembre. In pochi mesi sono stati arrestati 40 esponenti dell’opposizione, tra cui 7 candidati alla presidenza. Solo a luglio, in poco più di tre settimane, il regime del Nicaragua ha fatto arrestare più di venti politici di opposizione, giornalisti e attivisti con l’accusa di aver compiuto vari crimini contro lo stato o di aver accettato fondi provenienti dall’estero.
A giugno era invece stata arrestata Cristiana Chamorro, la principale rivale politica del presidente, nonché figlia di Violeta Chamorro, che nel 1990 vinse le elezioni presidenziali sconfiggendo proprio Ortega e governò il Nicaragua fino al 1997. Chamorro è stata accusata di riciclaggio di denaro, è agli arresti domiciliari e per via delle accuse le è stato impedito di candidarsi alla presidenza.
Il capo della diplomazia dell’Unione Europea, l’Alto rappresentante agli Affari esteri Josep Borrell, pochi giorni fa ha definito Ortega un «dittatore» e ha descritto le elezioni di domenica come «fasulle». Il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha detto che le elezioni sono una «farsa» e il loro risultato «ha perso di qualunque credibilità». I gruppi di opposizione a Ortega, attivi in molti casi fuori dal paese, hanno chiesto ai loro sostenitori di boicottare il voto, al quale hanno diritto circa 4,5 milioni di persone.