I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
Sono cresciuti i nuovi casi e i ricoveri, soprattutto in Friuli Venezia Giulia: a livello nazionale il dato sui decessi è rimasto stabile
Nell’ultima settimana è continuata la crescita dei nuovi casi di coronavirus e c’è stato un aumento dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, mentre il numero dei morti è rimasto stabile. La situazione epidemiologica più preoccupante è quella in Friuli Venezia Giulia, una delle regioni con l’incidenza di contagi più alta durante la seconda e la terza ondata dell’epidemia, e dove negli ultimi dieci giorni c’è stata una nuova e significativa crescita dei casi, dei ricoverati in gravi condizioni e dei decessi.
Dal 28 ottobre al 3 novembre in Italia sono stati trovati 30.437 casi di coronavirus, il 14,9 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti (che comunque è una crescita minore di quella registrata tra il 14 e il 20 ottobre).
Anche negli ultimi sette giorni sono stati eseguiti moltissimi tamponi: sono stati 2 milioni e 975 mila, in calo rispetto ai 3,2 milioni della settimana tra il 21 e il 27 ottobre. L’aumento delle ultime tre settimane è dovuto principalmente all’introduzione dell’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori. Oltre alla vaccinazione e alla guarigione recente, infatti, il certificato può essere ottenuto anche in seguito a un tampone negativo. Le persone testate per la prima volta sono state 367mila.
I decessi segnalati nell’ultima settimana sono stati 270, quattro in più rispetto ai sette giorni precedenti. Come si può osservare dal grafico, il dato dei decessi è stato piuttosto stabile (le uniche due regioni che non hanno segnalato decessi sono state la Basilicata e la Valle d’Aosta). Come sempre, è bene ricordare che il numero dei morti viene comunicato dalle Regioni anche dopo settimane o mesi.
La provincia con l’incidenza settimanale più alta è stata Trieste, dove sono stati trovati 336 nuovi contagi di coronavirus ogni 100mila abitanti; poi Bolzano, con 157 casi settimanali ogni 100mila abitanti.
Molti dei nuovi contagi sono parte di un focolaio individuato tra le persone che hanno partecipato alle manifestazioni contro il Green Pass delle ultime settimane, al porto e in piazza Unità d’Italia, dove migliaia di persone non vaccinate si sono riunite intonando cori e urlando slogan senza mascherine.
Il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha diffuso alcuni dati legati al focolaio scoperto tra i manifestanti. «Dai 93 casi positivi rilevati nella comunicazione di tre giorni fa, oggi siamo giunti a quota 140. Di questi, cinque persone hanno dovuto ricorrere al ricovero ospedaliero», ha detto. «Tre si trovano nel reparto di pneumologia e due in quello di malattie infettive. In tutti e cinque i casi si tratta di pazienti privi di copertura vaccinale contro il coronavirus».
L’aumento dei pazienti ricoverati per COVID-19 nelle terapie intensive degli ospedali del Friuli Venezia Giulia è evidente anche nel grafico qui sotto. Il Friuli Venezia Giulia è l’unica regione che supera la soglia di allerta del 10 per cento fissata dal ministero della Salute.
I nuovi ingressi in terapia intensiva sono stati 185, il 14,2 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Oltre al Friuli Venezia Giulia, c’è stato un significativo aumento dei nuovi ingressi in terapia intensiva anche in Sicilia, Lazio e Veneto.
I dati del Friuli Venezia Giulia, pur essendo limitati, dimostrano come le persone non vaccinate abbiano più probabilità di contrarre forme gravi della COVID-19 rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale. Lo dimostrano anche anche i dati di efficacia del vaccino, aggiornati ogni settimana dall’Istituto superiore di sanità che li diffonde nel bollettino di sorveglianza divisi per fasce d’età.
Al momento la crescita dei contagi è piuttosto contenuta rispetto all’andamento dello scorso anno, nonostante in Europa e anche in Italia sia prevalente la variante delta, più contagiosa della versione originale del virus. Anche i dati dei ricoveri in terapia intensiva e dei morti sono inferiori rispetto allo stesso periodo del 2020.
Finora in Italia 46,7 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste quasi 44,9 milioni risultano completamente vaccinate. Il 78,8 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 75,8 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Le regioni hanno somministrato il 90,4 per cento delle dosi disponibili.
È continuato il calo delle prime dosi somministrate ogni giorno: nell’ultima settimana sono state quasi sempre meno di 20mila. C’è stata una crescita, invece, delle terze dosi che al momento sono riservate alle persone anziane, ai cosiddetti fragili e al personale sanitario.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 12 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale che ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale.