Era una montagna sottomarina, la cosa contro cui era finito il sottomarino USS Connecticut
L'incidente era avvenuto lo scorso 2 ottobre nel mar Cinese meridionale e aveva provocato il ferimento di 11 persone a bordo
Un’indagine recente ha rivelato che la cosa contro cui si era scontrato il sottomarino nucleare americano USS Connecticut lo scorso 2 ottobre era una montagna sottomarina che finora non era stata individuata e mappata. L’incidente, che aveva provocato il ferimento di 11 persone dell’equipaggio e che era stato raccontato su diversi giornali internazionali, era avvenuto nel mar Cinese meridionale, in una zona al centro di molte dispute territoriali tra la Cina e altri paesi della regione. Si era quindi pensato a una possibile collisione con un mezzo militare straniero, che avrebbe potuto agitare ulteriormente i rapporti tra gli alleati degli Stati Uniti e gli altri paesi coinvolti nelle dispute.
Un portavoce della Flotta della Marina militare statunitense che opera nel Pacifico ha detto a CNN che il vice ammiraglio Karl Thomas, il comandante della Flotta, esaminerà le conclusioni dell’indagine per decidere se sia opportuno procedere con ulteriori azioni per accertare eventuali responsabilità per lo scontro.
Una montagna sottomarina (conosciuta anche con il nome inglese seamount) è un monte che si eleva sulla crosta oceanica non raggiungendo mai il livello del mare. Generalmente si definiscono montagne sottomarine tutte le strutture di questo tipo che sono alte almeno mille metri: spesso sono vulcani estinti, e delle volte si trovano a gruppi, che formano delle dorsali. Al momento le montagne sottomarine identificate negli oceani di tutto il mondo sono circa 14.500, ma quelle studiate sono pochissime, e si stima che ce ne siano molte altre migliaia ancora da individuare e mappare.
– Leggi anche: Cos’è un sottomarino nucleare
L’incidente si è verificato in un momento particolarmente teso nei rapporti tra la Cina e gli Stati Uniti e i suoi paesi alleati, tra cui Taiwan.
Nei giorni precedenti all’incidente, gli Stati Uniti e il Regno Unito avevano condotto esercitazioni militari nelle acque internazionali del mar Cinese meridionale con Giappone, Canada, Paesi Bassi e Nuova Zelanda; nello stesso periodo la Cina aveva invece inviato decine di aerei militari nella “zona di identificazione per la difesa aerea” (ADIZ) di Taiwan, lo spazio aereo il cui accesso è regolamentato e monitorato per ragioni di sicurezza nazionale. Le incursioni erano state viste come una provocazione del regime cinese, che considera l’isola di Taiwan parte del suo territorio. Da almeno un anno gli Stati Uniti stanno addestrando l’esercito di Taiwan proprio per affrontare un eventuale attacco da parte della Cina.
Tra le altre cose, la questione dei sottomarini nucleari è stata al centro del patto di cooperazione militare tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia firmato a metà settembre: una delle numerose iniziative intraprese dagli Stati Uniti con l’obiettivo, implicito ma piuttosto evidente, di contenere l’espansione della Cina tramite la formazione di alleanze nell’area del Pacifico.
– Leggi anche: Conosciamo bene meno di un quinto dei fondali oceanici
La flotta della Marina militare statunitense è stata al centro di varie collisioni nel Pacifico occidentale negli ultimi anni.
Nel 2017 due navi da guerra furono per esempio coinvolte in due collisioni particolarmente gravi: a metà giugno il cacciatorpediniere USS Fitzgerald si scontrò con una nave cargo a sud della baia di Tokyo, in Giappone, mentre due mesi dopo la nave da guerra USS John S. McCain entrò in collisione con una petroliera nello stretto di Malacca (a ovest della Malesia), mentre era diretta a Singapore. In entrambi i casi morirono o risultarono dispersi soldati americani: 7 nella collisione della USS Fitzgerald e 10 in quella della USS McCain.
In entrambi i casi, le indagini avevano concluso che gli incidenti si sarebbero potuti evitare se l’equipaggio avesse seguito le opportune procedure.