La Corte di Giustizia dell’Unione Europea dice che il Green Pass non crea alcuna discriminazione
Lo avevano sostenuto in estate alcune persone, compresa una cittadina italiana: le argomentazioni della Corte sono molto nette
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il principale tribunale dell’Unione, ha respinto il ricorso che alcune persone avevano presentato per sospendere le regole comunitarie che regolano il Green Pass, il certificato rilasciato in seguito alla vaccinazione, alla guarigione o a un tampone negativo e che serve per accedere a vari luoghi, secondo le regole previste nei diversi paesi europei. In Italia il Green Pass è indispensabile per lavorare e per entrare nelle sale interne dei ristoranti, negli stadi, per assistere a spettacoli e concerti.
Alcuni cittadini, tra cui una donna italiana di Ferrara, il 30 agosto avevano presentato un ricorso al tribunale dell’Unione Europea chiedendo tra l’altro la sospensione temporanea delle regole-quadro del Green Pass, in attesa di un pronunciamento definitivo della Corte. Nel ricorso sostengono che il certificato crei una discriminazione tra persone vaccinate e non vaccinate e che sia una violazione della libertà personale garantita dall’articolo 6 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Nell’ordinanza, il presidente del tribunale Marc van der Woude osserva che «nessuna argomentazione dei richiedenti dimostra, prima facie [a prima vista, ndr], il carattere manifesto della violazione denunciata» in merito alla discriminazione tra persone vaccinate e non vaccinate «poiché il possesso dei certificati previsti dal regolamento non è condizione necessaria per l’esercizio del diritto alla libera circolazione». Seguirà il giudizio definitivo sul ricorso.