L’effetto Green Pass sui vaccini non c’è stato
Il calo delle prime dosi somministrate è continuato nonostante 7,4 milioni di persone non l'abbiano ancora ricevuta
Quando a metà settembre il governo aveva annunciato che sarebbe stato introdotto l’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva spiegato che uno degli obiettivi dell’estensione del Green Pass era di aumentare il numero delle persone vaccinate dopo il calo delle somministrazioni giornaliere avvenuto dalla metà di agosto. «I numeri sono incoraggianti», ha detto Speranza il 16 settembre. «Ma è chiaro che un utilizzo ancora più significativo del Green Pass siamo sicuri che ci aiuterà a spingere ancora di più questa campagna di vaccinazione».
Se l’effetto Green Pass, come è stato definito dai giornali, si basa sugli obiettivi dichiarati dal governo, a due settimane dall’introduzione dell’obbligo si può dire che quell’effetto non c’è stato: negli ultimi due mesi il numero delle prime dosi somministrate è stato sempre in calo nonostante oltre 7,4 milioni di persone non abbiano ancora aderito alla campagna vaccinale. Al momento 46,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose del vaccino, l’86,2 per cento delle persone vaccinabili, con più di 12 anni, che in Italia sono 54 milioni.
Una leggera crescita delle somministrazioni è avvenuta nella terza settimana di settembre, quando il numero delle prime dosi giornaliere era aumentato da 50mila a 70mila per arrivare a circa 80mila nella settimana tra il 20 e il 26. Ma l’aumento si è interrotto poco dopo: le vaccinazioni sono rimaste stabili per qualche giorno, per poi ritornare alle 50mila somministrazioni giornaliere prima di un’ultima crescita, piuttosto contenuta, il 14 ottobre, quando sono state somministrate 76.697 prime dosi. Giovedì 28 ottobre sono state somministrate meno di ventimila prime dosi, per la precisione 19.583.
In realtà un effetto c’è stato: non sulle vaccinazioni, ma sui tamponi. Il grafico mostra l’andamento delle vaccinazioni, in giallo, e l’andamento dei Green Pass emessi in seguito a un tampone risultato negativo: dalla metà di settembre, quando è stata annunciata l’estensione dell’obbligo, non c’è stata una crescita delle prime dosi somministrate, mentre dal 15 ottobre, quando è entrato in vigore, il numero dei tamponi è aumentato in modo significativo.
Un’analisi ancora più approfondita sui dati delle somministrazioni, divisi per tre fasce d’età – con meno di 30 anni, dai 30 ai 69 anni e con più di 70 anni – aiuta a mettere più a fuoco l’obiettivo preciso dell’estensione del Green Pass, cioè i lavoratori. Come si può vedere, nella fascia delle persone in età lavorativa c’è stato un leggero aumento in corrispondenza dell’annuncio dell’obbligo e della sua entrata in vigore. Ma i due “rimbalzi” hanno avuto un’influenza marginale sulla tendenza, che si è confermata in calo a partire dall’inizio di agosto.
Le fasce d’età con la percentuale di adesione più bassa alla campagna vaccinale sono tra 12 e 19 anni, con il 28 per cento delle persone non ancora vaccinato, vaccinato, e 30-39 e 40-49 anni, con il 17,1 per per cento di non vaccinati per entrambe le fasce. Tra 50 e 59 anni i non vaccinati sono il 13,2 per cento. Le persone anziane, le più a rischio, sono quasi tutte vaccinate, e la percentuale di non adesione è bassa anche tra 20 e 29 anni, al 12,2 per cento.
Il commissario per l’emergenza coronavirus, Francesco Figliuolo, ha detto che l’obiettivo della campagna vaccinale è di arrivare il prima possibile al 90 per cento delle persone vaccinate. «La campagna sta continuando, il nostro obiettivo è sfondare la quota dell’86% e andare al 90%», ha spiegato. Con l’attuale ritmo di vaccinazioni giornaliere, l’obiettivo sarà raggiungibile in poco più di due mesi, anche se con l’andamento degli ultimi giorni è presumibile un ulteriore calo nelle prossime settimane, che allungherebbe i tempi previsti.
Con un chiaro “effetto Green Pass”, la curva dei vaccinati sul totale delle persone vaccinabili dovrebbe puntare in alto, verso il 100 per cento, invece tende sempre di più ad appiattirsi. Considerato che moltissime persone hanno già aderito alla campagna vaccinale, era inevitabile che prima o poi ci sarebbe stato un calo delle prime dosi. Ma a questo punto, a due settimane dall’introduzione di una misura restrittiva come l’obbligo del Green Pass per i lavoratori, sono sempre più fondati i dubbi su quanti tra i 7,4 milioni di non vaccinati siano effettivamente disposti a cambiare idea.
L’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori in vigore in Italia è una delle misure di passaporto vaccinale più rigide al mondo. Era stato deciso dal governo dopo che per settimane si era discusso della possibilità di prevedere un vero obbligo vaccinale, ipotesi poi accantonata. Dal 15 ottobre 23 milioni di persone – secondo le stime citate dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta – sono obbligate ad avere il Green Pass per lavorare: devono essere vaccinati o guariti dal COVID-19 entro sei mesi, o aver fatto da poco un tampone risultato negativo.
La norma dice che tutti i lavoratori sprovvisti di Green Pass sono considerati assenti ingiustificati e non ricevono lo stipendio per ogni giorno di assenza. È difficile dire se le regole vengano rispettate, perché al momento non sono stati diffusi dati di controlli e sanzioni, anche se è presumibile che in molte realtà, soprattutto nelle piccole aziende che sono la maggior parte in Italia, la norma non venga osservata in modo rigoroso.