Cosa sappiamo sulla variante “delta plus”
AY.4.2 è sempre più presente nel Regno Unito ed è studiata per capire se sia più rischiosa dalla variante delta
Negli ultimi giorni nel Regno Unito un caso su dieci di coronavirus è stato ricondotto ad AY.4.2, un sottolignaggio della variante delta che alcuni chiamano “delta plus”, sulla quale sono in corso diverse analisi per capire se sia più contagiosa e se possa comportare più rischi rispetto ad altre varianti. La presenza di AY.4.2 è stata riscontrata anche in altri paesi europei, Italia compresa, ma per ora non sembra essere particolarmente diffusa.
A quasi due anni dall’inizio della pandemia, ci sono ormai centinaia di varianti di coronavirus in circolazione per il mondo. Più alcuni virus sono diffusi più tendono a mutare, con alcune versioni che si rivelano più contagiose e quindi in grado di diventare prevalenti. Era successo con la variante alpha e durante l’estate è accaduto con la variante delta, ormai prevalente in Europa.
AY.4.2 era stata identificata la prima volta in aprile e studiata nei mesi seguenti, ricostruendo una stretta parentela con la delta, che l’aveva però mantenuta in secondo piano continuando a diffondersi molto più velocemente e lasciando poco spazio ad altre varianti del coronavirus. Alcuni esperti ritengono che difficilmente AY.4.2 possa prendere velocemente il sopravvento o che renda meno efficaci i vaccini nel prevenire le forme gravi di COVID-19, al punto da non essere ancora considerata preoccupante in molti paesi.
La stessa Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non l’ha ancora definita né “variant of concern” (letteralmente “variante di cui preoccuparsi”) né “variant under investigation” (“variante sotto indagine”), le categorie utilizzate per indicare le valutazioni del rischio sulle versioni del coronavirus maggiormente in circolazione. Nel Regno Unito è stata definita una settimana fa una variante sotto indagine.
Analisi e studi sono comunque in corso, soprattutto nel Regno Unito dove i casi da AY.4.2 continuano ad aumentare e riguardano ormai il 10 per cento circa dei nuovi contagi. I ricercatori vogliono capire come mai questa versione del coronavirus si stia diffondendo sensibilmente e se sia in qualche modo avvantaggiata nella competizione con la variante delta.
È stato ipotizzato che AY.4.2 non sia di per sé più contagiosa, ma che fosse presente nelle aree del Regno Unito dove i casi rilevati erano aumentati di più nell’ultimo mese, anche a causa delle minori limitazioni imposte dal governo. Avrebbe quindi trovato condizioni ideali per diffondersi tramite alcuni focolai, riuscendo a contrastare la forte presenza della delta.
Un’altra ipotesi è che invece AY.4.2 sia il frutto di una o più mutazioni tali da renderla più contagiosa. Potrebbe avere la capacità di superare più facilmente le difese immunitarie, magari anche tra individui che si erano già ammalati e comportando quindi nuove infezioni.
Le due ipotesi non sono necessariamente in contrasto tra loro: una variante più contagiosa al posto giusto e nel momento giusto può avere più possibilità di diffondersi. Le stesse autorità sanitarie del Regno Unito hanno scritto in un recente rapporto che «l’osservazione di un alto tasso di crescita potrebbe essere dovuto a cambiamenti del virus (contagiosità o capacità di sfuggire all’immunità) o al contesto epidemiologico, come essere in circolazione in un’area o in parte della popolazione in cui sono in corso più contagi».
Oltre alle analisi sulla risposta immunitaria ad AY.4.2, tra chi aveva già avuto un’infezione in passato da coronavirus e i vaccinati, dati provenienti da altri paesi potrebbero offrire spunti interessati per capire le modalità di diffusione e le caratteristiche della nuova variante. Pochi paesi effettuano però una quantità di sequenziamenti paragonabile a quella del Regno Unito, e questo potrebbe spiegare in parte perché risultino ancora pochi casi nel resto d’Europa.
“Sequenziare” un campione significa analizzarlo per rilevare le caratteristiche del materiale genetico del coronavirus. È un passaggio successivo a quello del test molecolare, che nella sua forma base si limita a rilevare la presenza del materiale genetico del virus, ma senza analizzarne tutte le caratteristiche. Il Regno Unito riesce a sequenziare molti campioni grazie a un consorzio, il COVID-19 Genomics UK Consortium (COG-UK), istituito nell’aprile del 2020 quando era diventata evidente l’importanza di tracciare le mutazioni del coronavirus, in modo da ricostruirne velocemente le evoluzioni e la diffusione.
Da quando AY.4.2 è nota, nel Regno Unito è stata rilevata in oltre 23mila sequenziamenti, in Italia dove se ne eseguono molti meno in 73, in Germania in circa 300 e in Danimarca, altro paese che effettua numerosi sequenziamenti, in oltre 260.
Per quanto molto parziali, i dati raccolti finora nel Regno Unito e in altri paesi dicono che AY.4.2 comporta gli stessi rischi di ricovero e morte rispetto alla variante delta. Nelle prossime settimane una maggiore quantità di dati potrebbe offrire qualche risposta in più, ma è bene ricordare che ancora oggi ci si chiede se la variante delta, per la quale disponiamo di molte più informazioni, causi con maggiore frequenza casi gravi di COVID-19 rispetto alle precedenti versioni del coronavirus. Le ricerche in alcuni paesi hanno evidenziato una maggiore incidenza di ricoveri a causa della delta, mentre altri non hanno riscontrato differenze.
È quindi ancora presto per valutare se AY.4.2 possa avere un impatto di qualche tipo sull’andamento della pandemia, considerate le numerose variabili e le differenze tra i vari paesi in termini di abitudini, di limitazioni ancora in vigore e del tasso di popolazione vaccinata.