Il governo ha approvato la legge di bilancio
Ha previsto una riforma delle pensioni e ha rifinanziato il reddito di cittadinanza, con alcune correzioni: ora il testo passa in parlamento
Giovedì il governo ha approvato il disegno di legge di bilancio per il 2022, cioè la misura economica più importante dell’anno che stabilisce come lo Stato modificherà la spesa di soldi pubblici nei 12 mesi successivi. Per entrare in vigore, il testo dovrà essere approvato da entrambe le Camere del parlamento entro il 31 dicembre. La proposta del governo prevede nuove spese per 23,4 miliardi di euro. L’anno scorso, per fare un confronto, erano stati 40 miliardi, ma va considerato che in quel caso le misure erano servite soprattutto a contrastare la crisi economica e sociale causata dalla pandemia da coronavirus.
L’annuncio dell’approvazione della legge di bilancio è stato fatto giovedì sera dal presidente del Consiglio Mario Draghi, durante una conferenza stampa a cui erano presenti anche il ministro dell’Economia Daniele Franco e il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Draghi ha detto che è una legge di bilancio «espansiva», che dà «priorità agli interventi che stimolano la crescita» del paese.
La legge di bilancio è sempre oggetto di grosse discussioni per tutti i governi, e lo è a maggior ragione quest’anno che c’è una maggioranza che va dalla sinistra alla destra. Nelle ultime settimane i maggiori contrasti si sono concentrati su due questioni: la riforma delle pensioni, che dovrà sostituire “Quota 100”, e la revisione del reddito di cittadinanza. Nel primo caso il governo ha deciso di intervenire introducendo al suo posto “Quota 102”, che innalza da 62 a 64 anni l’età minima per andare in pensione: nel secondo caso, il governo ha deciso di rifinanziare il reddito di cittadinanza, ma ha introdotto alcune correzioni per rendere più severi i controlli e limitare la possibilità di accedere ai sostegni.
Entrambe le misure erano state introdotte dal primo governo Conte, con la prima fortemente voluta dalla Lega e la seconda dal Movimento 5 Stelle (allora Lega e M5S erano gli unici partiti della maggioranza). Nelle discussioni che hanno anticipato l’approvazione della legge di bilancio da parte del governo, entrambi i partiti volevano riconfermare le rispettive misure negli stessi termini con cui erano state in vigore finora, quindi rifinanziandole. Hanno però trovato l’opposizione degli altri partiti con cui ora si trovano in maggioranza a sostenere il governo Draghi, in particolare del Partito Democratico (PD).
Alla fine il governo ha trovato soluzioni di compromesso, per non scontentare troppo né Lega né Movimento 5 Stelle.
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Per quanto riguarda le pensioni, il governo aveva di fronte un problema non da poco. A fine anno è prevista la scadenza di “Quota 100”, e senza una riforma specifica sulle pensioni, dal 2022 sarebbe tornata automaticamente in vigore la Legge Fornero del 2011, che nel corso degli anni è stata contestata da un po’ tutti i partiti.
“Quota 100” era stata approvata nel 2018 in via sperimentale, con una durata massima di tre anni. Ma con l’uscita della Lega dalla maggioranza e la formazione del secondo governo Conte, non era stata rinnovata. Ora che è di nuovo al governo, la Lega avrebbe voluto ripristinare “Quota 100”, ma gli altri due partiti della maggioranza, il PD e il M5S, si sono opposti nettamente a questa ipotesi.
“Quota 100”, intesa come somma di anni d’età e di contributi, consentiva di andare in pensione a chi aveva compiuto almeno 62 anni di età e versato almeno 38 anni di contributi (100 anni in tutto, per l’appunto). Al suo posto nel 2022 verrà introdotta la cosiddetta “Quota 102”, che invece prevede che si possa andare in pensione con 38 anni di contributi e 64 anni d’età (per un totale di 102 anni, e non più di 100).
“Quota 102” resterà in vigore per un anno, ma in conferenza stampa non è stato chiarito cosa accadrà dopo: se non ci saranno future modifiche, dal 2023 tornerà il sistema previsto dalla Legge Fornero, che prevede che si possa conseguire la pensione dopo aver compiuto 67 anni.
Il reddito di cittadinanza è l’altra misura di cui si è maggiormente discusso: a differenza di “Quota 100” il governo ha deciso di rinnovarlo e rifinanziarlo per il 2022 (dopo che con il recente “decreto fiscale” aveva stanziato 200 milioni di euro per rifinanziarlo fino alla fine dell’anno). La Lega avrebbe voluto che la misura venisse abolita del tutto, ma il governo ha deciso solamente di correggerla, introducendo requisiti più severi per accedere ai sostegni e maggiori controlli, oltre a una riduzione dell’importo del sussidio al secondo rifiuto di un’offerta di lavoro proposta al beneficiario.
Durante la conferenza stampa Draghi ha detto di condividere il principio del reddito di cittadinanza, ma ha aggiunto che «bisogna che abbia un’applicazione che sia esente da abusi e non sia da intralcio al funzionamento del mercato del lavoro. […] È chiaro che il sistema precedente non ha funzionato. È stato un disincentivo al funzionamento del mercato del lavoro, almeno “in bianco”, in tanti casi invece ha incentivato il lavoro in nero, associato a quello che non è stato pensato come un sussidio. Quindi i controlli saranno diversi e molto più precisi, anche ex ante».
Anche se è stato un argomento di cui si è parlato di meno, la maggior parte delle risorse che il governo intende spendere nel 2022 sarà destinata alla riduzione della pressione fiscale (circa 12 miliardi anziché gli 8 di cui si era parlato negli ultimi giorni). Come anticipato nella presentazione del “Documento Programmatico di Bilancio” (DPB), le misure comprenderanno un primo intervento di riduzione degli oneri fiscali», «il taglio dal 22% al 10% dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile» e, tra le altre cose, il rinvio al 2023 della plastic tax (una tassa sull’uso di plastica monouso nella grande distribuzione) e della sugar tax (una tassa sulle bevande che contengono molti zuccheri): entrambe erano già state approvate nel 2019 e dovevano entrare in vigore nel 2020, ma erano state rinviate prima al 2021 e poi al 2022.
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È stato inoltre prorogato fino al 2023 il “Superbonus 110%”, introdotto nel 2020 e che sarebbe scaduto nel 2022, un’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione che migliorano l’efficienza energetica degli immobili. Il bonus consente di detrarre dall’IRPEF – l’imposta sul reddito delle persone fisiche – il 110 per cento delle spese sostenute per specifici interventi di miglioramento degli edifici, entro certi limiti di spesa. E quindi, di fatto, di rientrare interamente della spesa nel giro di cinque anni, ottenendo anche un’ulteriore detrazione del 10 per cento. La legge di bilancio prevede inoltre che il “Superbonus” venga esteso fino alla fine del 2022 anche ai proprietari di prime case monofamiliari, per cui altrimenti sarebbe scaduto il 30 giugno 2022, ma solo a due condizioni: che la comunicazione di inizio dei lavori (CILA) sia stata presentata entro lo scorso 30 settembre, o in alternativa che la casa sia adibita ad abitazione principale e che il proprietario abbia un reddito ISEE non superiore a 25mila euro annui.
Per la sanità, infine, il governo intende investire nel 2022 circa 1,8 miliardi di euro per l’acquisto di vaccini e medicinali contro il coronavirus. Inoltre è stato annunciato che il Fondo Sanitario Nazionale verrà finanziato con 2 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno fino al 2024.
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