Lo sport femminile comincia a essere interessante anche per gli investitori
I campionati non sono ancora redditizi, ma sono giudicati sempre più attraenti per le ottime prospettive di crescita
Lo sport professionistico è da sempre considerato un ambito attraente per gli investimenti finanziari, grazie alle sue caratteristiche particolari: la popolarità aumenta e si espande costantemente in nuovi mercati, gli spettatori e i tifosi sono molto più “fedeli” rispetto ai clienti dei marchi tradizionali, e proprio la loro presenza garantisce flussi di denaro rilevanti e soprattutto regolari.
Queste caratteristiche sono state finora un’esclusiva dello sport maschile. Da alcuni anni a questa parte, però, gli sport femminili stanno crescendo sotto tutti i punti di vista, in special modo in Nord America e di riflesso in Europa. Ora, dopo gli sforzi fatti negli anni da atlete e dirigenti, e dopo i sostegni arrivati di recente, anche lo sport femminile sta iniziando ad attirare investimenti privati, interessati soprattutto alle previsioni di crescita a lungo termine e da prezzi d’acquisto ancora bassi.
Per questioni socio-culturali, lo sport femminile statunitense si trova in una fase più avanzata tra i paesi occidentali. Ed è lì che si stanno concentrando gli investimenti più interessanti.
La NWSL e la WNBA — i campionati di calcio e basket femminili — sono state le uniche leghe sportive professionistiche statunitensi ad aumentare gli ascolti televisivi durante la pandemia. Le ultime finali del basket WNBA tra Chicago Sky e Phoenix Mercury, trasmesse da ESPN e ABC, hanno registrato una media di 548mila spettatori in quattro partite: il 23 per cento in più rispetto al 2020 e il 42 per cento in più rispetto al 2019. Nello stesso anno, il calcio della NWSL ha avuto oltre il 70 per cento di pubblico in più rispetto alla stagione inaugurale del campionato nel 2013. Da allora (pandemia esclusa) le presenze medie negli stadi sono aumentate annualmente del 9,4 per cento.
Queste crescite non sono passate inosservate. La NBA investe annualmente nella WNBA tra i 10 e i 12 milioni di dollari, che per ora ripagano solo dal punto di vista dell’immagine, perché il campionato femminile è ancora in perdita: nel 2018 ha generato entrate per 60 milioni di euro, circa dieci in meno rispetto alle uscite. Ma secondo analisti ed esperti, l’attuale WNBA – che ha poco più di vent’anni di storia – somiglia molto alla NBA dei primi anni: un campionato ancora piccolo disputato da poche squadre, ma che col tempo crebbe a dismisura fino a generare oltre 7 miliardi di dollari di entrate annuali.
Nel calcio il discorso è diverso. La popolarità di squadre e campionati è maggiore, favorita dall’alto tasso di partecipazione ai programmi scolastici e conseguentemente alle vittorie della nazionale femminile, quattro volte campione del mondo. Questo fa sì che gli investimenti nella NWSL siano già iniziati da tempo. Tra gli investitori si trovano già proprietari di squadre di NFL e quarterback all’apice della loro popolarità, come Patrick Mahomes dei Kansas City Chiefs.
C’è poi la grossa novità rappresentata dalla nuova squadra femminile di Los Angeles, l’Angel City FC, posseduta e gestita quasi interamente da donne. Tre le proprietarie ci sono le attrici Natalie Portman, Jessica Chastain, Eva Longoria, Jennifer Garner, Uzo Aduba e America Ferrera, ex calciatrici come Mia Hamm, la tennista Serena Williams e il marito Alexis Ohanian, co-fondatore e amministratore delegato del social network Reddit.
In Europa, lo sport femminile è strutturato in modo diverso. Il professionismo è diffuso quasi esclusivamente nel calcio, dove però non è ancora stato istituito in diversi paesi, tra cui l’Italia. Sempre nel calcio la grande maggioranza delle squadre femminili è di proprietà delle squadre maschili. Negli ultimi anni hanno seguito la strada tracciata tempo fa dai club scandinavi, tedeschi e francesi quasi tutti quelli che mancavano, dal Real Madrid in Spagna alle italiane. Le squadre con proprietà indipendenti di rilievo sono ancora poche: in Italia una di queste è il Napoli di Raffaele Carlino, proprietario di Carpisa.
L’ultimo investimento rilevante nel calcio femminile europeo è quello di Dazn, che ha acquistato i diritti di trasmissione della UEFA Champions League femminile per le prossime quattro stagioni, e fino al 2023 trasmetterà tutte le partite del torneo anche in chiaro su YouTube. L’accordo, con l’introduzione dei diritti televisivi centralizzati, garantirà a ciascuna delle 16 partecipanti circa 400mila euro a stagione, che prima non c’erano.
Per quanto riguarda le altre discipline, la più partecipata e quindi la più attraente per gli investitori è la pallavolo, che gode di una sua popolarità e di un pubblico definito e fluido, dove la divisione tra uomini e donne è meno marcata. Si stima che sia il quarto sport più seguito globalmente, con circa 800 milioni di appassionati in grandi mercati come Stati Uniti, Brasile, Italia, Stati Uniti e Cina. A inizio anno la Federazione internazionale di pallavolo (FIVB) aveva cominciato a collaborare con il fondo d’investimento CVC Capital Partners creando una media company — la Volleyball World — per sostenere l’innovazione, la crescita e gli investimenti nella pallavolo mondiale, sia femminile che maschile. Per farlo, CVC si è impegnata per 300 milioni di dollari.