Il problema di Parigi con i consumatori di crack
Da anni la città cerca una soluzione, senza successo: ora il governo ha costruito un muro, complicando ulteriormente le cose
A fine settembre la polizia di Parigi, su decisione della prefettura e del ministero dell’Interno francese, ha costruito un muro nel nord-est della città per evitare il passaggio dei consumatori di crack dal quartiere cittadino di Porte de la Villette a Pantin, un comune confinante di circa 50 mila abitanti situato nel dipartimento della Senna-Saint-Denis.
Il muro è finito al centro di proteste, petizioni e manifestazioni. È stato rinominato “muro della vergogna” ed è solo l’ultimo sviluppo di un grave problema di salute e sicurezza pubblica che Parigi e il governo francese stanno affrontando da anni, senza grande successo: la diffusione di consumo di crack che avviene, in massa, nei parchi e in altri luoghi della città.
Paris – La construction du mur est maintenant terminée bloquant l’accès à la banlieue.
La demande pour bloquer le souterrain a été faite par la Préfecture de Police.#crack #Paris #CrackParis #JardinDEole #LaVillette #Mur pic.twitter.com/bN0VIAZD5E
— Marc-Olivier Chataignier (@Marco_cgr) September 24, 2021
Il crack è una droga derivata dalla cocaina che ha iniziato a diffondersi, anche a Parigi, negli anni Ottanta: nel 2019 è stato calcolato che il numero di consumatori di crack in Francia fosse pari a 42.800, di cui 13.000 nella sola Île-de-France, la regione dove si trova Parigi, una cifra cinque volte superiore a quella stimata durante gli anni Novanta. Il consumo, a Parigi, si è da sempre concentrato in alcuni parchi e luoghi pubblici, il più noto dei quali era la cosiddetta “colline”, un accampamento improvvisato nella parte nord di Parigi che ospitava centinaia di utilizzatori e che negli anni è stato smantellato più volte: l’ultima, in modo definitivo, nel 2019.
Lo sgombero aveva però aggravato il problema, disperdendo le persone che prima erano concentrate in unico posto in varie altre zone della città, e rendendo di conseguenza più complicati anche gli interventi di assistenza. Altro luogo di ritrovo per il consumo, in città, era diventata Place Stalingrad tra i quartieri dell’Hôpital-Saint-Louis e della Villette, dove storicamente si trovava la maggior parte del mercato del crack e che dai residenti e dai giornali è stata ribattezzata “Stalincrack”.
Lo scorso maggio la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, aveva temporaneamente consentito ai consumatori di crack di poter restare durante la notte nei Jardins d’Eole, un parco nel XVIII arrondissement. Alla fine di giugno Hidalgo, su pressione dei residenti, aveva chiuso il parco ai tossicodipendenti, senza che però venissero previste soluzioni alternative. Le persone avevano dunque cominciato a radunarsi in due strade vicine, Rue Riquet e Rue d’Aubervilliers. A quel punto, la sindaca aveva chiesto aiuto al ministero dell’Interno e alla polizia di Parigi.
Il 24 settembre, i consumatori erano stati trasferiti in massa, su degli autobus, dalla zona dei Jardins d’Eole a Porte de la Villette, nella parte nord-est della città. Un luogo che, secondo la polizia, aveva il vantaggio di non trovarsi vicino a quartieri residenziali. Poi, per impedire ai consumatori di entrare nel comune confinante di Pantin attraverso una galleria, nel giro di qualche ora era stato costruito un muro.
Il prefetto di Parigi e della regione hanno spiegato che il muro rappresenta «una protezione indispensabile per gli abitanti di Pantin». A sua volta, la polizia di Parigi ha detto che si tratta di una «misura temporanea, ma necessaria». La galleria, che tra l’altro offriva riparo ad alcune persone senza fissa dimora, e la costruzione del muro hanno invece causato diverse critiche da parte dei residenti, della sindaca di Parigi, del sindaco di Pantin e di diversi deputati.
Il sindaco di Pantin, Bertrand Kern, socialista, ha detto che il governo «ha optato per la soluzione peggiore: aggiungere povertà a povertà», dato che Pantin risulta uno dei comuni più poveri della Francia. Kern ha aggiunto: «Questa scelta mostra una vera incompetenza ed è semplicemente vergognosa». Il sindaco ha criticato il fatto che la decisione del trasferimento è stata presa senza essere condivisa e che, comunque, il muro non sta impedendo alle persone di entrare a Pantin, poiché ci sono altri accessi a pochi metri di distanza. Un consigliere comunale di Pantin, Geoffrey Carvalhinho, ha a sua volta parlato di «muro di vergogna», che rappresenta «un messaggio terribile inviato alle periferie. Da un lato la città ricca. Dall’altra i proletari. Questo è il suo simbolismo».
Più in generale, le critiche fatte anche dall’Osservatorio Francese sulle Droghe e sulla Dipendenza e dall’INSERM, l’Istituto Nazionale per la Salute e la Ricerca Medica, hanno riguardato le modalità con cui da trent’anni si gestiscono le politiche contro la droga a Parigi: con lo spostamento del problema da un luogo all’altro, con interventi emergenziali e di ordine pubblico, con la criminalizzazione di chi ne fa uso e in assenza di un efficace piano strutturale.
Nel 2019 il comune di Parigi aveva comunque approvato un piano triennale finanziato con oltre 9 milioni di euro per affrontare in modo organico la questione, il “Plan Crack”. L’obiettivo era da una parte creare spazi che potessero ospitare le persone tossicodipendenti, sostenerle e migliorare il loro accesso all’assistenza medico-sociale, dall’altra aumentare controlli, indagini e sequestri. Sui risultati del Piano ci sono pareri contrastanti, ma quel che si può affermare con certezza è che non è bastato, e ha anche mostrato diversi limiti.
Prima dell’approvazione del Piano, nel 2016, a Parigi e a Strasburgo avevano aperto due sale per il consumo controllato e sicuro. Gli utenti portano la loro dose, viene fornito il materiale sterile e il consumo o le sue conseguenze vengono monitorate dal personale medico presente. Progetti simili sono stati avviati anche altrove: nei Paesi Bassi, in Germania, in Danimarca, in Svizzera, in Scozia e a Vancouver, in Canada.
Tutte queste esperienze, dicono le ricerche, hanno avuto conseguenze positive: si sono minimizzati i rischi sanitari collegati all’uso di droga, si sono ridotte le morti per overdose e l’incidenza di malattie come l’HIV o l’epatite. In Francia, una ricerca ha anche dimostrato che le due sale di consumo sicure non hanno avuto un impatto negativo sui tassi di criminalità nei quartieri in cui sono state aperte. Per questo motivo la recente proposta della sindaca di Parigi di avviare progetti simili in altre zone della città è stata accolta positivamente dal governo. Questo e altri interventi richiederanno però del tempo e, come spiega Le Monde, «prima che si materializzi una soluzione duratura», quella provvisoria del muro potrebbe durare mesi e aumentare il livello del conflitto sociale.