La Polonia dovrà pagare una multa di un milione di euro al giorno all’Unione Europea
Per non avere voluto sospendere l'organo che oggi limita l'imparzialità dei giudici: lo ha stabilito la Corte di giustizia europea
La Corte di giustizia dell’Unione Europea, cioè il principale tribunale europeo, ha condannato la Polonia a pagare alla Commissione europea una multa giornaliera di 1 milione di euro per non aver sospeso, come richiesto dalla Corte lo scorso luglio, l’attività della Sezione disciplinare della Corte Suprema polacca. L’Unione sostiene che quella sezione sia un organo che limita l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici, e che quindi non garantisce il rispetto dello Stato di diritto in Polonia (principio su cui si basano le democrazie costituzionali moderne, e che implica il rispetto delle leggi da parte sia dei cittadini sia di chi li governa).
Nella decisione della Corte si legge che «il rispetto delle misure provvisorie ordinate il 14 luglio 2021 dalla Corte Ue è necessario al fine di evitare un pregiudizio grave e irreparabile all’ordine giuridico dell’Unione Europea e ai valori sui quali l’Unione si fonda, in particolare quello dello Stato di diritto». L’importo della multa è molto significativo, per gli standard della Corte di giustizia, e opporsi al suo pagamento è piuttosto complicato: per evitare l’accumularsi della sanzione, la soluzione più semplice e finora intrapresa dagli stati che hanno ricevuto condanne simili è quella di adeguarsi alle richieste.
Lo scontro giudiziario a distanza tra Unione Europea e Polonia, diventata un paese a guida semi-autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 da parte del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra, prosegue da anni e si è aggravato lo scorso luglio sulla questione della Sezione disciplinare della Corte suprema.
La Sezione fu istituita dal governo polacco nel 2017 per indagare sugli errori giudiziari dei magistrati: ancora oggi mantiene poteri molto ampi, e tra le altre cose ha la facoltà di avviare procedimenti penali contro i giudici. La Corte di giustizia dell’Unione Europea aveva valutato che fosse un organo non imparziale e minacciasse l’indipendenza del sistema giudiziario del paese. Aveva dunque emesso un ordine provvisorio (chiamato “misura ad interim”) per bloccarne le attività, ordine che però non è stato rispettato.
Il Tribunale costituzionale polacco, il più importante tribunale della Polonia che secondo l’opposizione è stato occupato da magistrati fedeli al governo, aveva anzi emesso una sentenza secondo cui le misure ad interim della Corte non sarebbero state compatibili con la Costituzione della Polonia. La decisione era grave, perché disconosceva di fatto l’autorità della Corte di giustizia che, secondo i trattati europei, ha il primato sui tribunali nazionali, e negarlo significa mettere in discussione uno dei princìpi fondativi dell’Unione.
Un mese fa, la Commissione europea aveva chiesto di imporre delle sanzioni alla Polonia, dato che il paese aveva ignorato le richieste fatte a luglio dalla Corte di sospendere «immediatamente» il sistema di disciplina dei giudici. Qualche giorno fa, al Parlamento Europeo, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki aveva ipotizzato che la Sezione disciplinare potesse essere abolita, ma l’annuncio non aveva avuto seguito. Stabilendo il pagamento di 1 milione di euro al giorno, la Corte ha scritto che la sanzione può rappresentare per il governo polacco un «incoraggiamento» ad attuare «quanto prima» i provvedimenti indicati.
Lo scontro tra Unione Europea e Polonia si inserisce in una contesa più ampia proprio sullo Stato di diritto e sulla facoltà dell’Unione di interferire con le leggi polacche quando queste violino i diritti fondamentali. Un’importante tappa dello scontro si era conclusa poche settimane fa quando la Corte Costituzionale polacca – in seguito a un quesito posto dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki – aveva stabilito che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea dovesse essere conforme alla legge polacca, per essere applicato in Polonia.
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Il problema del rispetto dello stato di diritto in Polonia non riguarda solo il sistema giudiziario, che ormai da anni è di fatto controllato da Diritto e Giustizia (che peraltro è il principale alleato europeo del partito italiano Fratelli d’Italia). Negli ultimi anni il governo ha anche approvato diverse leggi contro la libertà di informazione, i diritti delle donne e della comunità LGBT+.
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