Giulia Schiff non potrà diventare pilota militare
Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso dell'allieva dell'Aeronautica che denunciò il nonnismo del “battesimo del volo”
Giulia Schiff, un’ex allieva dell’Accademia dell’Aeronautica di Pozzuoli che aveva protestato per gli atti di nonnismo subiti durante il suo addestramento, e che successivamente era stata punita e poi espulsa, non potrà diventare una pilota militare. Lo ha stabilito in via definitiva il Consiglio di Stato, che ha respinto il suo ricorso contro l’espulsione, come già aveva fatto in precedenza il TAR del Lazio.
Schiff aveva protestato per quello che aveva subito durante un controverso rituale del “battesimo del volo”, in cui era stata colpita ripetutamente dai commilitoni, sbattuta contro una lamiera e gettata in una piscina, come forma di celebrazione per la fine del corso. Su questo episodio comincerà tra pochi giorni un processo, con otto sergenti imputati.
La vicenda era iniziata nel gennaio del 2018, quando Schiff, originaria di Mira, vicino a Venezia, entrò all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli risultando prima nel suo corso e poi quarta, su 2.000 candidati, nel percorso che ogni anno forma dieci piloti di complemento, cioè che non sono in servizio permanente. Il suo obiettivo era quello di diventare pilota di jet dell’Aeronautica Militare e poi tentare la selezione per far parte delle Frecce Tricolori.
Come gli altri aspiranti piloti, Giulia Schiff venne inviata alla Scuola di Volo di Latina. Qui, al termine del corso, viene tradizionalmente messa in atto una serie di pratiche chiamate «battesimo del volo». Consistono in atti di nonnismo, in sostanza vessatori, che anche Schiff subì una volta terminata la sua prova il 7 aprile 2018. Un video, che poi l’ex allieva presentò a sostegno della sua denuncia alla Procura Militare, testimonia quello che accadde.
Giulia Schiff: Processo per otto sergenti del 70esimo Stormo di #Latina dell’Aeronautica. Accolta la richiesta della procura militare di Roma. Accuse di lesioni personali pluriaggravate, in concorso. Prima udienza il 9 marzo.#chilhavisto → https://t.co/4R2mwY4bc7 pic.twitter.com/kyQsjjllMh
— Chi l'ha visto? (@chilhavistorai3) December 11, 2020
Nel cosiddetto «battesimo del volo», allieve e allievi che hanno superato le prove vengono colpiti ripetutamente sul sedere, anche con fustelli di legno, per poi essere presi dai commilitoni come fossero arieti e sbattuti, di testa, contro la lamiera della coda di un aereo. Infine vengono gettati in piscina. Prima che il suo «battesimo» iniziasse, Schiff aveva detto di essere contraria e di non volere accettare gli atti di nonnismo. Nel video la si vede protestare, e scoppiare a piangere alla fine del rituale, mentre i commilitoni si complimentano con lei.
Tornata a casa Schiff raccontò quanto accaduto alla famiglia e mostrò il filmato di ciò che era successo. Il padre, ex pilota civile, chiese spiegazioni a un ufficiale dell’Accademia e si sentì rispondere che quella era la tradizione, e tutti gli allievi, a fine corso, dovevano rispettarla.
Tornata all’Accademia di Pozzuoli per la seconda parte del corso, Schiff chiese conto ai commilitoni delle violenze subite, spiegando che avrebbe voluto ricevere giustizia. Fu a quel punto che, secondo il suo racconto, iniziarono le punizioni con tre lettere di biasimo, un rimprovero e ripetute privazioni della libera uscita.
Ha raccontato al Corriere della Sera: «Mi punivano per qualsiasi sciocchezza, una pesca addentata a un metro dalla zona consentita, una chiacchiera sulle scale…». Il 6 settembre 2018 Schiff venne espulsa dall’Accademia. Scrisse la Commissione Permanente di Attitudine: «Il sergente Schiff ha palesato numerose mancanze nel rispetto delle vigenti regole dell’Istituto, delle norme di vita interna dell’Accademia, nonché di quelle impartite dal Comando». La conclusione della Commissione fu: «Inattitudine militare e professionale».
L’ex allieva denunciò gli atti di nonnismo alla Procura militare di Roma, presentando video e fotografie. Nello stesso tempo fece ricorso al TAR del Lazio e poi al Consiglio di Stato contro la sua espulsione dall’Accademia, sostenendo che fosse avvenuta dopo le proteste per gli atteggiamenti vessatori nei suoi confronti. I suoi avvocati avevano anche fatto notare che l’Aeronautica non aveva preso nessun provvedimento nei confronti degli autori delle lesioni e che, allo stesso tempo, erano aumentate le punizioni a cui la Schiff era stata sottoposta. Il TAR del Lazio le ha dato torto. I giudici hanno scritto, motivando il respingimento del ricorso, che quella della Schiff riguardo a un presunto atteggiamento vessatorio era una «affermazione apodittica non supportata da alcun concreto elemento probatorio».
Ora, a darle torto, è arrivato anche il Consiglio di Stato che emettendo il suo parere ha scritto che «i fatti in oggetto di accertamento nell’ambito di un procedimento penale non possono essere assunti acriticamente come certi nel giudizio amministrativo». Il Consiglio di Stato ha anche detto che non sussiste «grave inimicizia» tra Schiff e l’ufficiale che l’ha giudicata, in quanto quest’ultimo avrebbe solo esercitato il «potere disciplinare a fronte di infrazioni di cui l’appellante non ha mai contestato l’avvenuta commissione». In sostanza, ha concluso che le accuse di vessazioni mosse da Schiff sono ancora da provare, in quanto al centro di un processo, e che le punizioni successive al battesimo del volo erano dovute a infrazioni realmente commesse.
Il 5 novembre inizierà il processo penale in cui sono imputati otto sergenti del 70esimo Stormo dell’Aeronautica di Latina, che devono rispondere di lesioni personali pluriaggravate in concorso. Se in aula emergessero nuovi fatti riguardo all’espulsione dall’Aeronatica, Schiff potrebbe chiedere la revisione della decisione al Consiglio di Stato. Ha detto al Corriere del Veneto: «Mi rifiuto di accettare di essere schiacciata da una situazione disonesta avallata dall’omertà. Merito giustizia e di perseguire il mio sogno».