C’è un colpo di stato in Sudan
I militari hanno arrestato il primo ministro Abdalla Hamdok e sciolto il governo, che era comunque provvisorio: il potere è stato preso dal generale Abdel Fattah al-Burhan
Lunedì in Sudan, un vasto e popolato paese nordafricano, c’è stato un colpo di stato condotto da alcuni militari. Nelle prime ore della giornata i militari hanno arrestato il primo ministro del paese, Abdalla Hamdok, il ministro dell’Industria, Ibrahim al Sheikh, e quello dell’Informazione, Hamza Baloul, oltre a un consigliere del primo ministro, Faisal Mohammed Saleh. Poche ore dopo il loro arresto, il generale Abdel Fattah al Burhan ha dichiarato che i militari hanno preso il potere a causa della eccessiva instabilità politica nel paese, e che il governo è stato sciolto.
Al Burhan ha 61 anni e fino ad oggi era il generale a capo del Consiglio Sovrano del Sudan, l’organo collettivo a partecipazione civile e militare che nel 2019 aveva preso il posto del Consiglio Militare di Transizione dopo la deposizione del dittatore Omar Bashir. Tra le altre cose era stato proprio il Consiglio Sovrano a nominare Hamdok primo ministro.
Nel suo discorso al Burhan non ha parlato direttamente degli arresti, ma ha detto che i militari «continueranno la transizione democratica del paese». Oltre a quello del governo, ha dichiarato anche lo scioglimento del Consiglio Sovrano e di tutti gli organi di governo locali, e ha annunciato che un consiglio militare governerà il paese fino al luglio del 2023, quando si dovrebbero tenere nuove elezioni.
In teoria, nel giro di qualche settimana l'esercito avrebbe dovuto cedere la guida del Consiglio Sovrano a una figura civile: ma da settimane stava montando la tensione politica fra la fazione civile e quella militare, soprattutto riguardo la direzione che avrebbe dovuto prendere il paese e una certa indecisione su cosa fare di Bashir, tuttora in carcere in Sudan.
Le notizie del colpo di stato sono state inizialmente molto confuse: nel corso della mattina di lunedì il ministero dell'Informazione aveva diffuso un comunicato in cui aveva detto che Hamdok era stato arrestato e portato in una destinazione al momento sconosciuta, e che i militari avevano arrestato anche alcuni civili e preso il controllo della sede della tv pubblica a Omdurman, vicino alla capitale Khartoum.
La corrispondente di Al Jazeera dal Sudan, Hiba Morgan, ha detto che in giornata ci sono state varie interruzioni delle linee di telecomunicazione (lo ha confermato l'osservatorio indipendente Netblocks, che ha rilevato un drastico calo nelle connessioni a Internet in Sudan nelle prime ore di lunedì), e che i militari hanno bloccato le principali strade di accesso a Khartoum.
Nel frattempo sembra che a Khartoum si siano svolte alcune manifestazioni di protesta contro i militari, a cui hanno partecipato migliaia di persone. I manifestanti hanno raggiunto il quartier generale dei militari e si sono scontrati con l'esercito: l'associazione dei medici sudanesi ha fatto sapere che negli scontri sono morte 3 persone, mentre almeno 80 sono rimaste ferite.
Solo pochi giorni fa migliaia di persone avevano organizzato una grande manifestazione di protesta a Khartoum per chiedere l’instaurazione di un regime militare, che secondo i manifestanti avrebbe potuto fermare la gravissima crisi economica e politica in corso da tempo.
Il Sudan, in cui vivono circa 44 milioni di persone, si trova in condizioni molto precarie da quando, due anni fa, il dittatore Omar Bashir fu costretto a dimettersi a seguito di enormi proteste popolari.
Dopo un lungo e difficile negoziato, i movimenti civili che avevano guidato le proteste riuscirono a fare un accordo coi militari per formare un nuovo governo, in cui erano presenti entrambe le componenti (militari e civili). L'esercito, comunque, mantenne grande influenza nel paese. Con quell'accordo fu nominato inoltre Abdalla Hamdok a capo del governo. Hamdok ha 65 anni e in passato era stato vice segretario esecutivo della Commissione Economica dell’ONU per l’Africa.