Chi è Otoniel, il potente narcotrafficante arrestato in Colombia
Era uno dei più ricercati al mondo, a capo di un importante cartello della droga: ora probabilmente verrà estradato negli Stati Uniti
Durante il fine settimana le autorità colombiane hanno annunciato con grande enfasi la cattura di Dario Antonio Úsuga, detto Otoniel, l’uomo più ricercato del paese, leader degli Urabeños, uno dei cartelli più forti e attivi del narcotraffico colombiano.
Il suo arresto è stato definito estremamente importante non solo dalle autorità della Colombia, ma anche da diversi governi stranieri. Il presidente colombiano Iván Duque Márquez l’ha definito «un successo paragonabile alla caduta di Pablo Escobar», riferendosi al narcotrafficante colombiano più noto di sempre. I media colombiani hanno pubblicato alcune immagini della ricerca e della cattura di Otoniel. Gli Stati Uniti hanno diffuso un comunicato definendo Otoniel un «trafficante di droga estremamente violento», che insieme al suo gruppo ha «usato violenza e intimidazione per devastare la vita dei colombiani per decenni».
Otoniel è stato arrestato il 23 ottobre a Necoclì, vicino al confine colombiano con Panama. I dettagli della sua cattura non sono stati resi noti: si sa però che all’operazione hanno partecipato 500 militari colombiani appoggiati dalle intelligence di Stati Uniti e Regno Unito. Si sa anche che la pressione delle forze di sicurezza colombiane sul Clan del Golfo, altro nome con cui sono conosciuti gli Urabeños, era aumentata negli ultimi mesi.
Il 22 agosto era stato arrestato un fratello di Otoniel, Carlos Mario Úsuga David, detto “el Cuarentano”, considerato il capo finanziario del gruppo, incaricato cioè di riciclare il denaro e investire gli enormi profitti del narcotraffico. El Cuarentano aveva preso il posto della sorella, Nini Johana Úsuga, “La negra”, precedente responsabile economica arrestata mesi prima. In carcere, e poi estradati negli Stati Uniti, erano finiti altri due fratelli del capo, Eusebio Úsuga David (“el Chengo”) e Fernando Umbeiro Úsuga (“el Palillo).
Da quando nel 2015 le autorità colombiane avviarono l’operazione Agamennone (seguita poi nel 2017 da Agamennone II) con l’obiettivo di smantellare il gruppo dirigente degli Urabeños, furono arrestati 16 parenti di Otoniel. Solo lui, che poteva contare ancora su un esercito di 1500 uomini, rimaneva latitante.
Uno dei motivi per cui le autorità colombiane hanno incontrato molte difficoltà nell’arrestare Otoniel è stato il “basso profilo” mantenuto dal narcotrafficante nel corso degli anni: Otoniel si teneva molto alla larga da manifestazioni eccessive di ricchezza e potere. In questo si è sempre mostrato diverso rispetto a Pablo Escobar, che nella sua tenuta Nápoles, a metà strada tra Medellín e Bogotà, aveva 27 laghi artificiali, piste per gare d’auto e motonautica, un aeroporto, un’arena per tori e 1500 specie animali diverse.
A 19 anni Otoniel entrò far parte dell’EPL, Ejército Popular de Liberación, gruppo di ispirazione “hoxaista”, dal leader comunista albanese Enver Hoxa. Alleato delle altre forze rivoluzionarie colombiane come FARC e M-19, l’EPL era anche, come tutti gli altri gruppi sia rivoluzionari sia paramilitari della Colombia, un cartello della droga.
Quando nel 1991 l’EPL decise lo scioglimento, 2500 guerriglieri andarono ad ingrossare le file di altre organizzazioni.
Con il fratello maggiore Juan de Dios (detto Giovanni), Otoniel finì in un’organizzazione di estrema destra, il gruppo paramilitare Autodefensas Campesinas de Córdoba y Urabá (ACCU). A fondare le ACCU erano stati i tre fratelli Castaño, Fidel, detto Rambo, Carlos e Vicente dopo che un quarto loro fratello, Jesus, era stato ucciso da guerriglieri di sinistra delle FARC. In precedenza i fratelli Castaño avevano dato vita al gruppo chiamato Los Pepes, e cioè Perseguidos Por Pablo Escobar, che fu protagonista di una guerra sanguinosa con migliaia di vittime contro il cartello di Medellín guidato proprio da Pablo Escobar.
Dopo la scomparsa di Fidel Castaño (di lui non si è più saputo nulla da metà anni Novanta) le ACCU entrarono a fare parte di un altro gruppo paramilitare, le AUC, Autodefensas Unidas de Colombia, che riuniva le forze paramilitari di destra, nonché cartelli della droga di molte parti della Colombia.
Otoniel, con il fratello Giovanni, faceva parte della ristretta cerchia di Daniel Rendón Herrera, detto Don Mario, uno dei capi del gruppo che, quando le AUC accolsero l’invito del governo e iniziarono un processo di smobilitazione, fece nascere con i fratelli Úsuga il Clan del Golfo.
Nel 2009 Don Mario fu arrestato, nel 2012 Giovanni Úsuga venne ucciso durante un’operazione antidroga dei militari colombiani. Otoniel si trovò così alla guida di un cartello che stava diventando sempre più potente. Sotto la sua leadership, gli Urabeños adottarono un nuovo modello di espansione: controllavano in parte direttamente alcuni clan affiliati ma diedero vita anche a una sorta di “franchising” con gruppi collegati che si muovevano autonomamente ma versavano poi gran parte degli incassi al gruppo leader.
Dopo l’operazione Agamennone del 2015, abbastanza infruttuosa, le autorità colombiane decisero di dare il via ad Agamennone II: questa volta a cercare di catturare Otoniel e i suoi uomini furono mandati 1430 soldati e 1400 poliziotti. Il vice di Otoniel, Roberto Vargas Gutiérrez, detto Gavilán, fu ucciso dalle forze di sicurezza mentre 1500 membri dell’organizzazione furono arrestati e 170 milioni di dollari sequestrati. Otoniel girò quindi un video in cui chiedeva un accordo con le autorità colombiane, rivolgendosi anche a Papa Francesco, che nei primi giorni del 2017 era in visita in Colombia. Le trattative non andarono a buon fine.
I giornali colombiani hanno scritto che Otoniel ha trascorso gli ultimi mesi di latitanza nel nord di Medellín, nella zona del Golfo di Urabá, una delle più inaccessibili del paese, e sul monte Paramillo, nella parte occidentale della Cordigliera delle Ande. Era accusato di una serie lunghissima di crimini, tra cui omicidio, associazione per delinquere, sequestro a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi e narcotraffico. In passato Otoniel era già stato condannato per omicidio aggravato, omicidio di persona protetta dalle autorità, traffico di stupefacenti e reclutamento illegale di minori.
Gli Stati Uniti avevano già presentato due richieste di estradizione. La prima del 10 luglio 2015 emessa da un tribunale della Florida per crimini federali legati al traffico di droga, la seconda il 23 ottobre 2015 da un tribunale di New York sempre per crimini federali legati dal narcotraffico. Gli Stati Uniti avevano messo su Otoniel una taglia di 5 milioni di dollari, mentre il governo di Bogotà ne aveva offerti 800.000.
Nonostante sia considerato estremamente importante, l’arresto di Otoniel non bloccherà l’enorme mercato colombiano del narcotraffico. Altri leader e altri gruppi, altrettanto potenti, contendono agli Urabeños la gestione del traffico di cocaina verso il Nord America e l’Europa.
Dalle alleanze strette negli anni dagli Urabeños emergerà probabilmente un nuovo capo. Tra gli alleati principali del gruppo ci sono i Los Rastrojos, che operano nella zona di Cali ma con forti interessi anche in Venezuela. Accordi sono stati fatti dagli Urabeños anche con ex membri delle FARC, le cosiddette FARC Mafia, cioè gruppi di ex rivoluzionari che operano come narcotrafficanti in varie zone della Colombia e del Venezuela, e con il clan Oficina de Evingado, gli eredi del cartello di Medellín di Pablo Escobar.
Ad oggi gli Urabeños stanno combattendo due guerre assai violente: una contro ex membri all’ELN, Ejército de Liberación Nacional, per il controllo del dipartimento di Chocó, nel nord della Colombia; l’altra lungo la costa caraibica contro gli Autodefensas Conquistadores de la Sierra, fazione nata dallo scioglimento di gruppi paramilitari.
Da alleanze e guerre prenderà vita la nuova geografia del narcotraffico colombiano. Otoniel molto probabilmente sarà invece estradato negli Stati Uniti.