La linea telefonica contro la violenza sulle donne, dove a chiamare sono gli uomini
È stata attivata lo scorso anno a Bogotà, in Colombia, su iniziativa della sindaca Claudia López, e sembra funzionare abbastanza bene
A Bogotà, capitale della Colombia, è attiva una linea telefonica contro la violenza sulle donne che però si rivolge agli uomini: è stata avviata dalla sindaca di Bogotà, Claudia López, prima donna e prima persona omosessuale a ricoprire l’incarico, e ha l’obiettivo di occuparsi in modo strutturale e non emergenziale della violenza di genere, quindi di sessismo, machismo e stereotipi di genere. Si chiama Línea Calma, ed è gratuita.
Línea Calma, che dopo un anno di prova e oltre 2mila telefonate ricevute è stata riconfermata dall’istituto di Cultura, Intrattenimento e Sport di Bogotà, può essere chiamata gratuitamente da chi abita in città, funziona dal lunedì al venerdì dalle otto del mattino alle otto di sera e fino alle due del pomeriggio del sabato. Le persone che chiamano sono per lo più uomini cisgender, che si riconoscono cioè nel genere corrispondente al loro sesso biologico. Spesso cercano ascolto e sostegno, e vengono offerte loro modalità alternative per affrontare rabbia, gelosia, potere e controllo.
A rispondere ci sono psicologi o psicologhe che hanno una formazione specifica sulla violenza di genere, e che invitano chi chiama a iscriversi a seminari gratuiti e individuali per affrontare percorsi più continuativi, approfonditi e complessi.
Nicolás Montero, che guida l’istituto di Cultura, Intrattenimento e Sport, ha raccontato che l’idea alla base dell’iniziativa è che gli uomini debbano essere spinti a ragionare sugli effetti della maschilità tradizionale: di come cioè questa abbia danneggiato la propria vita e quella delle persone che stanno accanto: «Línea Calma è una proposta per affrontare la mascolinità alla sua radice, cioè tutte quelle costruzioni sociali e culturali su cosa significhi essere un uomo e le norme che sono socialmente imposte agli uomini».
Secondo Montero, non si può pensare a una società che sradichi la violenza contro le donne e la violenza domestica senza pensare prima a una profonda trasformazione culturale.
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L’amministrazione di Bogotà ha investito molto sulla linea telefonica, che viene pubblicizzata in televisione, alla radio, sui social e anche attraverso una miniserie televisiva, Calma, dove quattro amici si sostengono a vicenda mentre si confrontano con la rabbia o i ruoli sociali non tradizionali.
La scommessa di Línea Calma, ora che il servizio è diventato stabile, è vedere se gli uomini sceglieranno di usarla con maggiore frequenza.
Molti colombiani dicono di riconoscere l’esistenza del machismo, ma non sono molti quelli che credono che il machismo li riguardi. Per ora la linea riceve circa dodici chiamate al giorno: «Credevo, e altri credevano, che gli uomini non ci avrebbero mai chiamati per chiedere aiuto. Ma sta succedendo qualcosa, ed è forse il fatto che quei vecchi modelli maschili non funzionano più», ha detto Daniel Galeano, 26 anni, uno degli psicologi di Línea Calma.
La creazione della linea è stata preceduta da un’indagine sulla violenza domestica e di coppia condotta a Bogotà nel 2020, da cui è risultato che il 76,1 per cento degli intervistati è d’accordo sul fatto che «la maggior parte degli uomini vorrebbe gestire meglio le proprie emozioni, ma non sa come». Di fronte a una difficoltà di coppia, il 44 per cento degli intervistati ha detto che la reazione tipica delle donne è cercare aiuto da altre persone, mentre il 45 per cento ritiene che gli uomini si ubriachino per dimenticare il dolore. Il 46,5 per cento degli intervistati ha poi sostenuto che gli uomini non si sentano a loro agio nell’esprimere apertamente le emozioni.
Nel 2020, a Bogotà, ci sono stati quasi 19 mila casi di violenza domestica e in Colombia è stato calcolato che ogni 34 minuti una donna viene aggredita sessualmente.
La linea telefonica di Bogotà è stata pensata e attivata in un momento di grande risveglio dei movimenti femministi in America Latina, che chiedono maggiori libertà e diritti per le donne, che lottano contro i femminicidi e gli abusi e che da decenni parlano della necessità di lavorare, innanzitutto, su cultura e educazione.
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In questo contesto, scrive il New York Times, ci sono sempre più organizzazioni, movimenti e governi che stanno sviluppando programmi per mettere gli uomini al centro del discorso.
In Colombia, ad esempio, all’interno delle università sono stati organizzati seminari sulle micro-aggressioni machiste. Diverse associazioni in Messico, Costa Rica e Brasile hanno iniziato a offrire terapie o corsi mirati sulla maschilità, e sono stati fondati dei collettivi maschili di autocoscienza e auto mutuo aiuto. Mauro A. Vargas Urías, fondatore e direttore di Gendes, un’organizzazione messicana che lavora sulla maschilità, ha affermato che il machismo è un sistema «oppressivo» ed «egemonico» che può però essere modificato: «Dato che è un sistema che abbiamo imparato, possiamo disimpararlo per impararne uno nuovo».