La situazione dei tamponi nelle farmacie
Nonostante le code sembra sotto controllo, ma ci sono conseguenze per chi deve comprare medicine o fare un test per motivi diversi dal Green Pass
Da quando è diventato effettivo l’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori, venerdì 15 ottobre, il numero dei tamponi eseguiti ogni giorno è aumentato in modo significativo: fino alla scorsa settimana gli antigenici rapidi erano circa 200mila al giorno, da venerdì hanno quasi sempre superato i 300mila. Se si considerano tutti i dati dall’inizio dell’epidemia, il record di test rapidi è stato raggiunto martedì, quando ne sono stati fatti 548mila.
Il tampone è l’unico modo alternativo alla vaccinazione o alla guarigione recente dalla COVID-19 per ottenere il Green Pass, necessario per lavorare oltre che per accedere alle sale interne dei ristoranti, o assistere a spettacoli e concerti. Il test rapido è valido 48 ore e meno costoso rispetto al molecolare, che garantisce il Green Pass per 72 ore: sulla base di alcune stime era stato ipotizzato che ne sarebbero serviti 7,5 milioni ogni settimana, più di un milione al giorno, per coprire tutti lavoratori non vaccinati. Queste valutazioni – a dire il vero piuttosto sommarie – avevano messo in allerta le farmacie, dove da mesi viene eseguita la maggior parte dei tamponi rapidi. Quelle che li fanno sono circa 10mila su un totale di 19mila.
A sei giorni dall’introduzione dell’obbligo, la situazione sembra essere abbastanza sotto controllo, anche se in molte città è diventato più difficile entrare in farmacia a causa delle lunghe code di persone in attesa del tampone. Domenica a Torino, nel quartiere San Salvario, è dovuta intervenire la polizia per calmare le persone in attesa fuori da una farmacia in via Madama Cristina, dopo che la presenza di oltre un centinaio di persone aveva causato problemi al traffico e la lunga attesa aveva alimentato il nervosismo. Già dalla scorsa settimana la farmacia aveva registrato moltissime prenotazioni, ma diverse persone si sono presentate senza appuntamento e in poco tempo le code si sono allungate.
Nel pomeriggio i farmacisti hanno appeso un cartello per annunciare che non avrebbero fatto più test oltre a quelli già prenotati. «Ne abbiamo eseguiti 300 da stamattina e con il numero di persone che hanno già pagato abbiamo lavoro per altre cinque ore», hanno detto a Repubblica. «Finiremo a mezzanotte». Anche a Bolzano, come si vede da un video pubblicato dal Corriere della Sera, centinaia di persone hanno affollato portici e marciapiedi in attesa del proprio turno.
Nonostante le code più o meno lunghe, i casi di particolare tensione sono stati pochi. Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, dice che a parte alcuni episodi le farmacie hanno saputo adattarsi all’enorme e improvvisa richiesta di tamponi. «Quasi tutte hanno organizzato le prenotazioni e non hanno avuto problemi», spiega. «Chi ha lasciato la libertà di presentarsi senza appuntamento si è accorto che è una modalità ingestibile proprio a causa della domanda così alta».
Il sovraccarico organizzativo e le code rischiano di avere anche altre conseguenze non trascurabili, a partire dalla difficoltà di accedere alle farmacie per le persone che non devono chiedere il Green Pass. Oltre a chi deve aspettare di più per acquistare normali farmaci, il problema riguarda anche chi vuole sottoporsi a un tampone per verificare l’eventuale positività dopo sintomi come febbre e raffreddore. Le migliaia di prenotazioni hanno bloccato i calendari degli appuntamenti e ridimensionato sensibilmente il ruolo delle farmacie come presidio sanitario alternativo ai medici di famiglia e alle aziende sanitarie. Al momento è difficile capire quali saranno gli effetti sul lungo periodo.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva spiegato che l’introduzione del Green Pass per tutti i lavoratori avrebbe spinto molti indecisi a vaccinarsi. È stato così solo in parte, come dimostra l’andamento delle prime dosi. Oltre all’evoluzione delle somministrazioni, nelle prossime settimane emergerà più chiaramente se una così alta domanda di tamponi sarà sostenibile nel lungo periodo, se con l’aumento dei tamponi si scopriranno più positivi, se ci saranno conseguenze e problemi per tutte le altre persone che si rivolgono alle farmacie per altri motivi che non siano i test. Al momento l’effetto più evidente è stato l’aumento dei tamponi giornalieri.
Già dalla scorsa settimana i farmacisti hanno notato che moltissimi lavoratori non si sono limitati a prenotare il primo tampone, ma hanno fissato gli appuntamenti ogni due giorni fino alla fine dell’anno, segnalando la chiara intenzione di non volersi vaccinare. Mana dice che nemmeno l’obbligo di infilare un tampone nel naso ogni due giorni, una sensazione piuttosto sgradevole come ormai hanno imparato quasi tutti, è servito a far cambiare idea agli scettici. «Noi parliamo con queste persone, cerchiamo di convincerle, ma non ti stanno a sentire», spiega. «Hanno già deciso che andranno avanti così fino a quando non verrà revocato l’obbligo del Green Pass».
Tra alcune settimane sarà possibile un’analisi più precisa e affidabile sul numero di Green Pass temporanei rilasciati attraverso i tamponi in seguito al 15 ottobre, e stimare quindi quante siano le persone che effettivamente stanno lavorando ricorrendo a un test ogni due giorni. Confrontando questa stima con quella sui lavoratori non vaccinati (si è parlato di un numero compreso tra 2,5 e 4 milioni), si potrà provare a quantificare quanto sia diffusa l’evasione della legge sull’obbligo del Green Pass.
Un’altra cosa di cui si è dibattuto negli ultimi giorni è il prezzo dei tamponi, che il governo ha fissato in farmacia a 15 euro per gli adulti e 8 euro per i minori (7 euro sono integrati dallo Stato). Secondo i farmacisti, il guadagno è limitato rispetto agli sforzi: le stime di Federfarma dicono che il guadagno è tra uno e tre euro a tampone.
Da protocollo si possono fare quattro tamponi all’ora, e ai farmacisti il test costa generalmente tre euro, a cui vanno aggiunte però le spese per il personale che fa il test, registra i risultati nei portali regionali e stampa il certificato quando richiesto, oltre a quelle per guanti, gel e camici monouso. I margini sono più alti per chi riesce ad accorciare i tempi tra un tampone e l’altro. «Di sicuro non ci stiamo arricchendo», dice Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo. «Per una farmacia medio piccola è un grandissimo impegno e in pochi sottolineano che il nostro è un servizio per il paese. Calmierare i prezzi è stato un segno di responsabilità: non dimentichiamo che ci sono strutture private che fanno pagare trenta o quaranta euro per un tampone rapido».