La carta per fare i libri sta diventando un problema per l’editoria
Il prezzo sale e la richiesta aumenta, e potrebbe diventare difficile trovare quella per ristampare eventuali successi inaspettati
Se nelle prossime settimane un libro pubblicato dovesse ottenere un grande e inaspettato successo commerciale, e se le librerie dovessero finire in fretta le copie a loro disposizione di quel libro e ne volessero ordinare delle altre, la casa editrice si troverebbe di fronte a un problema nuovo: di quale altro libro ritardare l’uscita per avere la carta necessaria per la ristampa del grande e inaspettato successo commerciale?
Questa scelta è diventata concreta e reale negli ultimi mesi, da quando cioè la domanda di carta nel mondo è molto aumentata, così come sono aumentati sia il costo (la sola cellulosa, la materia prima di cui è fatta la carta, costa il 70 per cento in più rispetto alla fine del 2020) sia i tempi di attesa per ricevere i rifornimenti.
Le aziende che stampano i libri stanno quindi chiedendo alle case editrici di pianificare con enorme anticipo sia le date di uscita dei propri libri che il numero di copie da stampare per ciascuno, in modo da assicurarsi di ottenere la carta necessaria per tempo (solitamente il preavviso è di due o tre mesi, oggi si parla di oltre un anno). Il problema è che l’andamento del mercato editoriale si può prevedere solo fino a un certo punto, e un eventuale cosiddetto “caso editoriale” potrebbe scombinare i piani.
Per ora il maggiore costo della carta dovrebbe essere assorbito da stampatori ed editori e non sono previsti aumenti dei prezzi dei libri; le cose potrebbero cambiare se non ci sarà un calo dei costi.
La situazione attuale è dovuta a varie cause, alcune legate all’impatto sull’economia della pandemia, che ha creato carenze di molte materie prime e complicato il loro trasporto, altre specifiche del settore della carta.
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Chiara Medioli Fedrigoni, capo del settore Comunicazione e del settore Sostenibilità di Fedrigoni, il più importante produttore italiano di carta di qualità, ha detto che l’aumento del costo della carta è stato provocato da tre cose, fondamentalmente: «C’è stato un grande aumento della domanda di carta per le confezioni dato che è stato ridotto l’uso della plastica. Al contempo è tornata a crescere la richiesta di carta per gli imballaggi di beni, come i cosmetici, che con la pandemia erano meno richiesti. In precedenza però alcune aziende produttrici di carta erano entrate in crisi, per cui per noi la domanda è aumentata ancora di più».
Anche prima che arrivasse il coronavirus, per esempio, il settore della carta aveva dovuto affrontare un ridimensionamento legato alla prolungata crisi delle riviste, che aveva spinto le aziende produttrici a convertire parte delle linee produttive per produrre altri tipi di carta, più richiesti.
Per la cellulosa il discorso invece è diverso.
I prezzi di questa materia prima, che viene prodotta da un numero limitato di società, sono oggetto di cicli, ma in questo periodo hanno raggiunto livelli particolarmente alti. «Sono ai massimi da sempre», ha spiegato al Giornale della libreria Massimo Medugno, direttore di Assocarta, l’associazione di categoria delle aziende italiane che producono carta, cartoni e paste per carta.
Allo stesso tempo sono anche aumentati i prezzi del gas naturale, con cui viene prodotto circa il 40 per cento dell’energia che si usa in Italia, e quindi sono diventati più costosi anche i processi industriali per ottenere la carta dalla cellulosa, che consumano molto. «La marginalità delle aziende è a rischio e qualcuno potrebbe decidere di fermare le macchine per non lavorare in perdita», ha detto sempre Medugno, chiarendo però che «per ora è un tema che non riguarda la produzione di carte per uso grafico [come quelle di cui sono fatti i libri] ma altri settori».
Nel giro di un anno i prezzi di alcuni tipi di carta sono aumentati anche del doppio, mentre normalmente gli aumenti di anno in anno si aggirano intorno al 6 o al 7 per cento. Attualmente gli stampatori non sanno quanto costerà la carta nei primi mesi del 2022: stanno ancora aspettando dalle cartiere l’aggiornamento dei prezzi. E nemmeno gli editori li conoscono. Le previsioni comunque non sono positive per l’inizio dell’anno prossimo, si spera in un calo dei prezzi a partire dal secondo trimestre.
Nell’editoria al momento si preoccupano soprattutto le case editrici più piccole «che hanno minor potere di negoziazione», ha detto Giornale della libreria Riccardo Cavallero, editore di SEM: «Siccome le tirature medie si sono già abbassate e i prezzi di copertina non si possono alzare perché di fatto i lettori, per effetto della riduzione degli sconti dovuti alla nuova legge, già pagano di più, l’unica strada è quella di ridurre la produzione. Per un piccolo editore, però, scendere sotto i 10-15 libri l’anno di fatto vuol dire essere buttati fuori dal mercato».
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Se non ci fosse il problema della carta, sarebbe un buonissimo momento per i libri.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori (AIE) presentati il 15 ottobre al Salone del libro di Torino, nei primi nove mesi del 2021 sono stati venduti 72 milioni di libri di carta, escludendo quelli scolastici: sono 11 milioni in più (+18%) rispetto agli stessi mesi del 2019 e 17 milioni in più (+31%) rispetto al 2020. Maggiori vendite hanno portato però a un aumento della produzione, e quindi della domanda di carta.
Secondo i dati dell’AIE, nel 2021 i prezzi dei libri sono lievemente diminuiti, anche se non di tantissimo: sempre escludendo i testi scolastici, il prezzo medio da gennaio a settembre è stato di 14 euro e 35 centesimi, mentre nei primi nove mesi del 2020 era di 14 euro e 62 (-1,9%).