L’affluenza ai ballottaggi è piuttosto bassa
Alle 23 di ieri aveva votato il 33% degli elettori, e a Roma ancora meno
L’affluenza al secondo turno delle elezioni amministrative è stata del 33,32% alle 23 di domenica sera, oltre sei punti percentuali in meno rispetto al 39,86% della domenica sera del primo turno. È il dato a livello nazionale, ma a Roma per esempio è stata ancora più bassa: del 30,87%, contro il 36,82% del primo turno. A Torino, l’altra città più importante in cui si vota, alle 23 di ieri aveva invece votato il 32,61%, quattro punti in meno rispetto al 36,50% di due settimane fa.
Un’affluenza più bassa ai ballottaggi è normale, vista la minore presenza di liste e candidati, ma sono dati particolarmente bassi e che stanno suscitando preoccupazioni, commenti e interpretazioni sui giornali e tra gli osservatori. Individuare chi, tra centrodestra e centrosinistra, possa essere eventualmente avvantaggiato o svantaggiato da una scarsa partecipazione è complesso e non troppo utile, visto che lo scrutinio dei voti che comincerà nel pomeriggio alle 15 dovrebbe essere piuttosto veloce: è molto più semplice e immediato rispetto al primo turno, perché i nomi sulle schede sono solo due.
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Nel giro di qualche ora dopo le 15 quindi si dovrebbe sapere chi ha vinto a Roma tra l’ex ministro Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra, e l’avvocato Enrico Michetti del centrodestra. Michetti era arrivato primo due settimane fa, con il 30% dei voti, mentre Gualtieri si era fermato al 27%. A decidere il vincitore saranno in gran parte gli elettori della sindaca uscente Virginia Raggi e dell’ex ministro Carlo Calenda, che insieme avevano preso il 40%. A Roma il centrodestra aveva ottenuto il suo risultato più soddisfacente, in un giro di comunali per il resto estremamente deludente in cui il centrosinistra aveva stravinto a Milano, Napoli e Bologna.
Ma gli ultimi giorni di campagna elettorale a Roma hanno complicato ulteriormente le cose per la coalizione, dopo l’attacco neofascista alla sede della CGIL che ha messo in difficoltà la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, costretta a parlare dell’estremismo di destra e a provare a distanziarsene. Michetti, un candidato scelto proprio da Meloni, ha insistito molto sul suo passato moderato e democristiano. Sabato invece la partecipata manifestazione a piazza San Giovanni in sostegno alla CGIL potrebbe aver aggiunto entusiasmo agli elettori di centrosinistra.
Anche quello di Torino è un risultato molto importante, perché il centrodestra era considerato in vantaggio prima del voto ma dopo il primo turno le cose sembrano molto più aperte.
I due candidati sono Stefano Lo Russo del centrosinistra e l’imprenditore Paolo Damilano del centrodestra: al primo turno Lo Russo era arrivato primo con il 43,9% dei voti, superando di cinque punti Damilano che aveva preso il 38,9%. Era stato un risultato superiore alle aspettative per il centrosinistra, che aveva così preso fiducia sulla possibilità di vincere anche nel grande capoluogo in cui il centrodestra sembrava messo meglio.
A Trieste andranno al ballottaggio il sindaco uscente Roberto Dipiazza, sostenuto da tutti i partiti di centrodestra che al primo turno aveva preso quasi il 47% dei voti, e Francesco Russo del Partito Democratico, che aveva preso il 31,6%. È l’unico capoluogo in cui il centrodestra sembra in netto vantaggio, ma come in tutti i ballottaggi il risultato non è comunque scontato. In tutto si è votato tra domenica e lunedì in 65 comuni, quelli con più di 15mila abitanti dove due settimane fa, al primo turno, nessuno dei candidati aveva ottenuto la maggioranza assoluta. Oltre a Roma, Torino e Trieste, si vota anche in sette capoluoghi di provincia: Cosenza, Benevento, Caserta, Isernia, Latina, Savona e Varese.