Come funzionano certe serate per uomini molto ricchi
Spiegato sull'Economist da una sociologa che è stata modella e che le ha frequentate per anni, scrivendoci un libro
Ashley Mears è una sociologa ed ex modella, autrice nel 2020 di Very Important People: Status and Beauty in the Global Party Circuit, un libro che racconta dettagli e dinamiche di quella che definisce «l’economia dei VIP nei nightclub», dove per VIP si parla in genere di uomini molto ricchi e dove i nightclub sono le discoteche di lusso. In un articolo tratto dal libro e pubblicato sull’Economist, Mears ha raccontato come funziona «il sistema invisibile» (secondo lei) alla base della presenza di molte modelle ai tavoli di questi locali.
L’articolo si basa sull’esperienza in prima persona di Mears tra il 2010 e il 2014 e racconta quindi fatti e dinamiche precedenti alla pandemia. Tuttavia, sempre secondo Mears, è qualcosa che «si può star certi che tornerà a breve».
Anzitutto, Mears precisa che i protagonisti del suo articolo sono i membri di «una nuova elite» emersa negli ultimi decenni «in parte come conseguenza della deregolamentazione del settore finanziario occidentale e in parte in seguito alla diffusione nel mondo del capitalismo globale». Tra gli altri ne possono fare parte «oligarchi, manager newyorkesi di fondi speculativi e investitori della Silicon Valley». I locali che frequentano possono essere «a Miami o a Saint-Tropez», ma spesso si assomigliano molto nell’arredamento, nella clientela e in un generale sistema di codici e regole non scritte. Perché, scrive Mears, in certe serate di certe discoteche c’è pochissimo di spontaneo e molte cose sono invece «attentamente pianificate».
Il tutto al fine di creare un contesto e un’atmosfera che rendano giustificabile e desiderabile «spendere 100mila dollari in alcol in una sola notte».
Mears spiega che grazie al suo aspetto e al suo passato da modella ha avuto modo di entrare in un contesto «che esclude senza pietà ogni donna non conforme a un certo tipo di fisico», così da studiare il fenomeno dal suo interno. A grandi linee, i gruppi protagonisti sono quattro: i ricchi avventori di certi locali, i proprietari di questi locali, le donne che stanno accanto ai ricchi avventori e i “promoter” che ce le portano.
Dei promoter, Mears ha scritto: «Quando iniziai questo progetto mi immaginavo che sarebbero stati i cattivi della storia, quelli che manipolano per soldi giovani donne». In realtà, ha osservato Mears, spesso le cose sono più complicate e sfumate.
In particolare, l’articolo parla del promoter Dre (uno pseudonimo, su richiesta di quest’ultimo): un affascinante e carismatico uomo di 38 anni il cui lavoro consiste nel far sì che certi ricchi clienti spendano tanti soldi in certi locali, così da prendersi una ricompensa fissa e, in genere, una percentuale tra il 10 e il 20 per cento sulla loro spesa per l’alcol, che è ciò su cui molti locali fanno i guadagni maggiori.
In questo senso, le modelle procurate da Dre («mai meno di cinque a notte») servono per fare compagnia ai ricchi clienti, così da invogliarli a spendere di più e più volentieri. Senza che, ha scritto Mears, questo implichi per forza di cose prestazioni sessuali a pagamento: «alcuni dei ricchi clienti potrebbero aver fatto sesso con le bellissime donne trovate per loro dai promoter, ma non ho visto grandi prove a riguardo (spesso, anzi, i clienti a malapena ci parlavano)».
Secondo Mears, ciò che offre un “promoter” come Dre è «l’illusione della spontaneità». I ricchi clienti, infatti, non pagano direttamente le modelle, e nemmeno pagano Dre. Il quale, a sua volta, non paga direttamente le modelle. In altre parole: anziché pagare Dre per stare in compagnia delle modelle, i ricchi clienti spendono tanto nei locali i cui gestori danno poi soldi a Dre. Così facendo i ricchi possono percepire Dre come un amico, non come un procacciatore di bellissime donne che stiano in loro compagnia.
Mears nota poi che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche i più facoltosi tra questi clienti in genere non spendono tanto per spendere, e spesso nemmeno per fare colpo sulle modelle. Spesso, infatti, lo fanno in una sorta di gara con altri clienti a loro volta ricchi. Il frequentatore di uno dei locali in cui è stata Mears ha parlato di «Olimpiadi delle bottiglie», in cui due ricchi clienti presenti nello stesso momento in un locale si sfidavano in una implicita competizione uno contro l’altro per stabilire chi avrebbe speso di più, chi avrebbe ordinato la bottiglia più rara e più costosa di champagne.
Più che interessarsi ai motivi dei ricchi clienti e al sistema che porta persone come Dre a guadagnare anche fino a 200mila dollari l’anno, l’articolo di Mears si concentra però sulle modelle, e sul perché alcune di loro scelgano di diventare parte di questo sistema.
Anche in questo caso, l’articolo precisa che le donne in questione sono «modelle o comunque donne con certe caratteristiche fisiche: belle, alte e magre», il cui «scopo principale non è risvegliare le fantasie sessuali maschili, bensì di rappresentare la versione più ambiziosa possibile di femminilità».
Per prima cosa, le modelle con cui ha parlato Mears – che in genere non prendono soldi in modo diretto né dal promoter, né dal locale, né dai ricchi clienti del locale – ci hanno tenuto a precisare di non aver mai fatto sesso in cambio di soldi con i ricchi a cui facevano compagnia in discoteca, e di avere anzi una scarsa considerazione di chi tra loro l’aveva fatto.
Un primo motivo sta nel fatto che, sebbene non vengano direttamente pagate, queste modelle spesso ricevono comunque regali (dai promoter o dai ricchi clienti) e, più in generale, hanno la possibilità – in cambio della compagnia che offrono, in cambio della loro semplice presenza – di cenare in ristoranti di lusso, frequentare senza pagare certi locali e conoscere persone di un certo tipo. Di avere cioè accesso, anche solo per alcune ore, a un tipo di vita che altrimenti farebbero fatica a permettersi.
In riferimento a una di loro, la 20enne modella ucraina Katia, Mears ha scritto: «prendeva quello che poteva dalla situazione. Sesso con un promoter, fumare con lui la sua erba sulla spiaggia, mangiare in ristoranti costosi e godere del divertimento di vedere dove la notte ti avrebbe portato». E però, ha proseguito Mears: «non poteva lasciare il locale se non si divertiva, o quando le facevano male i piedi per i tacchi che il promoter le aveva detto di mettere». Un’altra modella, Petra, ha detto ricordando una sua serata: «mi sentivo un pezzo di carne, ridevo e ballavo e allo stesso tempo odiavo la mia vita». Sempre Petra ha detto di aver dovuto passare una serata con qualcuno descritto come «un mafioso brasiliano o qualcosa di simile».
Se qualche modella tra quelle incontrate da Mears entrava in questo sistema per i regali e qualche momento di “bella vita”, o anche solo per piacere personale, sembra che la maggior parte lo facesse invece con una prospettiva più a lungo termine. Per entrare in certi circoli, conoscere specifiche persone (per esempio registi) o imparare determinati codici di comportamento, specifici di certi ambienti elitari. Poche, tra loro, hanno però saputo spiegare come e a che scopo intendevano poi trarre beneficio da quanto appreso.