L’ex commissario al centro dei grandi scandali politici spagnoli
Va a processo José Manuel Villarejo, accusato di varie cospirazioni e di aver registrato illegalmente mezza élite politica e imprenditoriale
Questa settimana è cominciato a Madrid il processo contro José Manuel Villarejo, un ex commissario di polizia che da anni è al centro di numerosi scandali politici ed economici spagnoli, e che è accusato tra le altre cose di tentato ricatto ed estorsione nei confronti di personaggi pubblici, noti imprenditori e politici a cui avrebbe offerto servizi di intelligence privata a pagamento, e che si sarebbero serviti di lui per compiere varie attività illegali.
Villarejo era stato arrestato nel 2017, quando la polizia aveva scoperto un gigantesco archivio di registrazioni (circa 20 terabyte) fatte ai suoi clienti famosi e potenti e ad altre persone incontrate nel corso degli anni, tutte a loro insaputa. Villarejo avrebbe usato la sua posizione e i suoi contatti da commissario per offrire servizi a pagamento, e spesso avrebbe svolto attività illegali per conto di grandi imprenditori e importanti politici, che vanno dallo spionaggio all’intimidazione al furto di documenti riservati.
Le sue attività hanno riguardato, tra gli altri, anche l’ex ministro dell’Interno spagnolo, membri della monarchia, giornalisti e importanti politici di paesi esteri.
Grazie all’estensione dei suoi contatti e delle sue attività, il nome di Villarejo appare praticamente in tutti i gravi scandali recenti della politica spagnola, e non solo. I filoni d’indagine su cui sta lavorando la procura spagnola sono almeno 11, ma il processo cominciato questa settimana ne tratterà soltanto tre che riguardano attività di spionaggio a danno di vari imprenditori. I più grossi scandali politici, se la procura riterrà che ci siano sufficienti elementi, saranno giudicati in ulteriori processi.
Villarejo ha avuto una carriera decennale nelle forze dell’ordine spagnole, e per la sua attività ha ricevuto anche svariate onorificenze ufficiali. Una delle più importanti la ottenne nel 1975, per la sua attività di antiterrorismo contro l’ETA (sigla di Euskadi Ta Askatasuna), l’organizzazione armata separatista dei Paesi Baschi. Villarejo era stato assegnato alla stazione di polizia della città basca di San Sebastián e in quegli anni sviluppò molte delle competenze che avrebbe usato anni dopo, quando iniziò a dedicarsi alla propria attività privata.
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Successe nel corso degli anni Ottanta: tra il 1983 e il 1993, Villarejo prese un congedo e mise in piedi la propria attività di intelligence privata, aprendo una serie di società per poi tornare nella polizia qualche anno dopo, e cominciare portando avanti due attività parallele, una pubblica e una privata. Secondo la sua versione dei fatti, non aveva mai smesso di agire per conto del governo spagnolo, e le società che aveva fondato servivano a portare avanti delicate operazioni di sicurezza internazionale. Villarejo sostiene anche di aver contribuito a sventare vari attacchi terroristici contro la Spagna.
Maggiori dettagli sulle sue attività private emersero nel 2016, quando alcune indagini rivelarono l’esistenza di un enorme patrimonio – circa 20 milioni di euro – tenuto da Villarejo in paradisi fiscali esteri. Venne accusato di vendere le proprie competenze da poliziotto a titolo privato, e di farlo per compiere attività spesso illegali. Nel corso dei successivi tre anni vennero fuori altri dettagli, poi confermati dal ritrovamento dell’enorme archivio di registrazioni di tutti i suoi incontri e tutte le sue telefonate, di cui i giornali spagnoli hanno ottenuto e pubblicato nel corso degli anni varie parti, facendo partire alcuni grossi scandali.
«I contenuti trafugati hanno reso chiaro che l’ex commissario di polizia potrebbe avere materiale compromettente su tutti i membri più importanti dell’élite politica e imprenditoriale spagnola», scrisse il New York Times nel 2019.
Tra le azioni per cui Villarejo è sotto indagine (ma non tra quelle per cui è a processo in questi giorni) c’è il cosiddetto “caso Kitchen”, a cui Villarejo ha ammesso di aver partecipato: secondo l’accusa, Villarejo sarebbe stato assunto da Jorge Fernández Díaz, ministro dell’Interno dell’allora governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy, del Partito Popolare (PP), per sabotare la documentazione relativa a un’indagine in corso sulla corruzione all’interno del partito di governo (a seguito dell’indagine furono poi condannati alcuni dirigenti del PP).
Un altro grosso scandalo a cui Villarejo avrebbe partecipato è il cosiddetto “caso Dina”, in cui l’ex commissario è accusato di aver fatto rubare il telefono cellulare di una ex collaboratrice di Pablo Iglesias, il fondatore e allora leader del partito di sinistra Podemos, e di averne diffuso il contenuto ai giornali.
In precedenza, Villarejo aveva anche creato dei falsi rapporti di polizia per sostenere che Podemos avesse ricevuto finanziamenti esteri illegali dall’Iran. Villarejo passò poi questi documenti alla stampa, spacciandoli per il frutto di un’indagine fondata e credibile.
Villarejo avrebbe anche fatto attività di spionaggio per il gruppo bancario spagnolo BBVA e spiato giornalisti impegnati in inchieste riguardanti lo stesso gruppo bancario, e ricevuto più di 5 milioni di euro da Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale (ex colonia spagnola) affinché lo aiutasse a screditare i propri avversari politici.
Villarejo sarebbe stato ingaggiato anche per affari più privati: la dermatologa spagnola Elsa Pinto, per esempio, sostiene che Villarejo sia stato assunto da un ricco imprenditore, legato a politici importanti, che la aveva molestata, per convincerla a ritirare le accuse. Villarejo l’avrebbe aspettata fuori da un negozio, aggredendola fisicamente per intimidirla, per poi iniziare una campagna diffamatoria contro di lei, accusandola di essere lei responsabile di molestie e minacce ai danni dell’imprenditore.
Nelle indagini relative alle attività di Villarejo è finito anche l’ex re di Spagna Juan Carlos I, dato che tra le sue registrazioni ce n’era una in cui Corinna zu Sayn-Wittgenstein, nobile danese che aveva avuto una relazione con lui, parlava di affari illegali del re in Arabia Saudita (a causa di vari scandali a suo carico, il re ha abdicato nel 2014 e l’anno scorso ha deciso di lasciare il paese).
In questi anni, in Spagna, fughe di informazioni relative alle registrazioni di Villarejo hanno provocato grossi scandali, e per la sua abilità nel portare avanti le sue attività, intercettando illegalmente conversazioni, creando e sabotando documenti, Villarejo si è guadagnato soprannomi come “il chirurgo” o “il tecnico”.
Villarejo è stato arrestato a novembre del 2017 a Madrid. È accusato di più di una dozzina di crimini diversi, tra cui corruzione, riciclaggio, falsificazione di documenti e istigazione a delinquere. È rimasto in custodia preventiva nella prigione di Estremera fino a febbraio di quest’anno, quando è stato portato in ospedale per alcuni problemi di salute.
Mercoledì 13 ottobre è iniziato il primo processo a suo carico che durerà fino all’inizio dell’anno prossimo. Assieme a lui sono indagate altre 27 persone tra colleghi poliziotti, imprenditori e altre figure che hanno collaborato alle sue attività criminali (tra cui anche sua moglie).
Il processo di mercoledì sarà portato avanti dall’Audiencia National, tribunale con sede a Madrid che ha giurisdizione su tutto il territorio spagnolo e si occupa dei casi criminali più rilevanti, e riguarderà tre indagini (ma i filoni d’indagine sono molti di più) relative alle attività di Villarejo. Le tre indagini sono note coi nomi in codice di “Acciaio”, “Terra”, e “Pittore”: riguardano attività di spionaggio per conto di uno studio legale che voleva screditare alcuni suoi rivali, di membri di una ricchissima famiglia spagnola impegnati in una faida ereditaria, e di due fratelli che hanno ricattato un ricco uomo d’affari per questioni di debiti.
Villarejo rischia di essere condannato fino a 109 anni di prigione.
Dal punto di vista politico, il processo potrebbe risultare imbarazzante per il Partito Popolare, che è stato coinvolto in alcuni scandali di corruzione legati anche alle attività di Villarejo. Nonostante questo, negli ultimi anni il partito ha attraversato una grossa fase di rinnovamento, e i dirigenti compromessi sono stati allontanati dal partito o comunque marginalizzati. Il Partito Socialista attualmente al governo, invece, è rimasto finora piuttosto estraneo, e assieme a Podemos ha spesso usato gli scandali di Villarejo per attaccare gli avversari.
In ogni caso, in tutti questi anni, Villarejo ha sempre sostenuto di aver agito in qualità di servitore dello stato, presentandosi come un patriota vittima di un’ingiusta cospirazione. È arrivato anche a dire che la maggior parte del suo lavoro era stata commissionata dalla CNI, l’intelligence spagnola, accusando l’ex direttore, Félix Sanz Roldàn, di essere stato lui a diffondere le registrazioni che hanno poi portato al suo arresto.
Villarejo, comunque, ha fatto capire in più occasioni di non pentirsi di nulla. Nel corso degli anni, dopo la diffusione delle notizie sulla sua attività, molti critici dissero che la rete di spionaggio di Villarejo era diventata “la fogna dello stato”. Ma mesi fa, uscito di prigione per ragioni di salute, con una benda sull’occhio che lo faceva assomigliare a un pirata, rivolgendosi a chi lo accusava ha detto: «Le fogne non generano merda, la ripuliscono».