C’è crisi nel centrodestra europeo
Con la fine del mandato di Angela Merkel e le dimissioni del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, i conservatori hanno perso influenza in Europa
Nelle ultime settimane all’interno del centrodestra europeo sono successe due cose che lo hanno indebolito: in Germania il partito di centrodestra Unione Cristiano-Democratica (CDU), guidato per 18 anni dall’influente e popolare cancelliera uscente Angela Merkel, ha perso le elezioni. In Austria l’altrettanto influente ex cancelliere Sebastian Kurz, a capo del Partito Popolare Austriaco (ÖVP), di centrodestra, si è dimesso dal suo ruolo dopo essere rimasto coinvolto in uno scandalo di corruzione.
La crisi del centrodestra non riguarda solo Germania e Austria, però: anche in altri paesi europei il centrodestra si è indebolito, e a livello europeo il più importante partito di centrodestra, il Partito Popolare Europeo (PPE), è rimasto, come ha scritto Politico, «senza timone».
Oltre a essere stata per anni il personaggio politico più importante e influente d’Europa, Angela Merkel aveva guidato per 18 anni il partito di centrodestra Unione Cristiano-Democratica (CDU), uno dei principali partiti all’interno del PPE, ed era considerata la guida informale anche della formazione europea.
Merkel non si era ricandidata alle ultime elezioni in Germania e il comitato esecutivo del partito aveva scelto come candidato per il suo ruolo Armin Laschet, primo ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia. Laschet non è riuscito ad attrarre molti consensi, facendo di conseguenza precipitare anche quelli della CDU e perdendo le elezioni, vinte, anche se di poco, dal centrosinistra. Il leader socialdemocratico Olaf Scholz ha deciso di provare a governare senza il centrodestra, che per la prima volta in 16 anni sarà quasi certamente estromesso dal governo.
Alle elezioni tedesche, poi, si è rafforzata molto anche l’estrema destra.
La decisione di Merkel di non ricandidarsi e il risultato delle elezioni tedesche hanno quindi indebolito molto uno dei partiti di centrodestra più influenti dell’Unione Europea, e quello che è successo in Germania riflette una situazione più ampia di crisi del centrodestra in altri paesi.
In Italia, Francia, Cipro, Polonia e Ungheria, per esempio, sono molto più forti o stanno guadagnando consenso partiti di destra o estrema destra, più che di centrodestra, e tutt’altro che moderati ed europeisti. E il centrosinistra ha più consensi del centrodestra in Germania, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Uno dei membri del PPE ha detto a Politico: «Non siamo in abbastanza governi all’interno degli stati membri».
La situazione si potrebbe riassumere così: in molti paesi europei, il centrodestra si sta trovando schiacciato da un lato a destra, con partiti populisti e nazionalisti che raccolgono molto consenso, dall’altro a sinistra, dove a raccogliere consenso sono soprattutto partiti attenti ai temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale.
Una possibile soluzione a questo problema era rappresentata proprio dall’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Kurz – definito anche come wunderkind, “bambino prodigio”, per le sue doti politiche e perché fu eletto per la prima volta cancelliere a 31 anni – è il leader del partito di centrodestra ÖVP (Partito Popolare) e, da cancelliere, era riuscito a raggiungere un accordo per governare coi Verdi, unendo quindi le forze di centrodestra a quelle ambientaliste e progressiste.
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Per questo motivo, in molti nel principale partito europeo speravano che Kurz diventasse il prossimo leader del PPE e che riuscisse a coordinare e ridare forza ai vari partiti di centrodestra nell’Unione Europea attraverso questo ruolo, mantenendo chiare le priorità su temi come immigrazione e sicurezza (su cui Kurz ha posizioni molto rigide) e al tempo stesso raccogliendo consensi da parte dei cittadini europei su temi come l’ambiente.
Kurz, però, si è dimesso una settimana fa dopo essere rimasto coinvolto in uno scandalo di corruzione che aveva fatto cadere il governo precedente, nel 2019 (Kurz è accusato di aver dichiarato il falso), e anche se la coalizione di governo è rimasta in piedi la sua reputazione si è molto indebolita. Non si sa ancora cosa farà, ovviamente, né come andrà a finire l’indagine che lo riguarda. Secondo alcune analisi, Kurz potrebbe comunque mantenere la propria influenza politica, all’interno del suo partito e non solo.
A contribuire alla crisi del centrodestra europeo c’è poi il problema della leadership del PPE, che raccoglie i partiti conservatori nell’Unione Europea.
L’attuale capogruppo del PPE è Manfred Weber. Tedesco, 49 anni, Weber è stato considerato a lungo fra i politici europei più promettenti e precoci che ci siano in Europa: appartiene all’Unione Cristiano Sociale (CSU), lo storico alleato conservatore della CDU di Merkel, e nel 2003, a 29 anni, diventò il più giovane parlamentare mai eletto al parlamento regionale della Baviera. Nonostante questo, non tutti pensano che abbia le abilità politiche necessarie per riuscire a creare coalizioni importanti a livello europeo – e finora i risultati sono stati modesti.
Secondo i membri del suo partito, Weber sarebbe più adatto a posizioni di rilievo all’interno delle istituzioni europee che alla presidenza del partito, per risollevare il quale pensano che ci sia bisogno di volti nuovi.
Il PPE lo aveva infatti candidato prima alla presidenza della Commissione Europea nel 2019 – ma la sua candidatura non fu accettata – e poi per la presidenza del Parlamento Europeo (occupata da David Sassoli fino al 2022). Weber però di recente ha sostenuto di non essere interessato a diventare presidente del parlamento, dicendo che è più interessato a diventare il presidente del PPE. Prenderebbe il posto dell’ex presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che a luglio ha detto che lascerà il suo ruolo per tornare alla politica del suo paese, la Polonia.
Per il centrodestra polacco potrebbe essere un buon segno: la Polonia è governata da forze nazionaliste e di estrema destra, e in molti sperano che il ritorno di Tusk aiuti il centrodestra a vincere le prossime elezioni (che si terranno nel 2023).
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In Polonia come in Ungheria, infatti, c’è una frattura netta tra il centrodestra e l’estrema destra (a danno della prima, ora meno influente della seconda). In Ungheria, per esempio, i numerosi scontri tra il PPE hanno portato il partito di Viktor Orbán a lasciare il PPE.
In Italia, da questo punto di vista, la situazione non è ancora chiara: si parla per esempio ciclicamente di un possibile avvicinamento tra il PPE e la Lega: al PPE converrebbe, perché guadagnerebbe un nuovo prezioso alleato in Italia dopo il declino di Forza Italia, oltre a un buon numero di parlamentari europei che rafforzerebbero la propria maggioranza relativa dei seggi. D’altra parte, però, gran parte del PPE, soprattutto nel Nord Europa, è contrario a questo avvicinamento e vuole tracciare un confine sempre più netto fra il centrodestra europeista e moderato e l’estrema destra.
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