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  • Scienza
  • Venerdì 15 ottobre 2021

Serve aiuto per contare i trichechi dall’alto

Il WWF vuole reclutare migliaia di volontari che collaborino al loro censimento grazie alle immagini satellitari

(S.A. Sonsthagen/ U.S. Geological Survey via AP)
(S.A. Sonsthagen/ U.S. Geological Survey via AP)

Il WWF sta cercando migliaia di “detective di trichechi” volontari che aiutino gli scienziati a effettuare un censimento della popolazione di questi animali attraverso l’analisi di milioni di immagini satellitari riprese dallo Spazio. La curiosa iniziativa si chiama “Walrus from space” ed è stata avviata in collaborazione con la British Antarctic Survey, un’organizzazione governativa britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide. L’obiettivo del censimento è capire quanti sono, come si comportano e come tutelare meglio i trichechi, la cui popolazione e il cui habitat sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico.

I trichechi (Odobenus rosmarus) vivono in un’area vastissima che occupa varie porzioni del mar Glaciale Artico e dei mari subartici dell’emisfero boreale, dalle aree al largo delle coste della Russia e della Norvegia a quelle al largo di Groenlandia e Canada. Pesano da alcune centinaia di chili a quasi 2 tonnellate, raggiungono i 3 metri e mezzo di lunghezza e possono vivere fino a 40 anni: hanno uno spesso strato di grasso che li protegge dal freddo polare e sono noti per le loro zanne, che servono sia per aiutarsi a salire sulle piattaforme di ghiaccio dall’acqua, sia per difendersi.

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) – l’ente internazionale riconosciuto dall’ONU che valuta quali specie animali e vegetali rischino l’estinzione – ha classificato i trichechi come animali vulnerabili, soprattutto per via dei cambiamenti climatici e delle rotte delle navi commerciali, che interferiscono con il loro habitat e le loro attività.

Secondo il WWF, la popolazione più abbondante è quella del tricheco del Pacifico, che conta circa 200mila esemplari. Quelli che gli scienziati vorrebbero analizzare con l’aiuto dei volontari sono gli esemplari di tricheco dell’Atlantico e del tricheco del mare di Laptev (una sezione del mar Glaciale Artico a nord della Siberia orientale), che sarebbero rispettivamente circa 25mila e 5mila.

«Stimare la popolazione dei trichechi con metodi tradizionali è molto difficile, perché i trichechi vivono in aree estremamente remote», ha detto al Washington Post Hannah Cubaynes, una tra i ricercatori della British Antarctic Survey che partecipano al progetto. Le immagini satellitari consentono però di risolvere questo problema perché coprono aree enormi e in più permettono agli scienziati di fare le loro analisi senza interferire con le attività dei trichechi, che sono molto suscettibili a rumori e a disturbi esterni.

Cubaynes ha spiegato che cercare, individuare e studiare tutta la popolazione di trichechi dell’Atlantico e del mare di Laptev richiede l’osservazione di «una montagna di immagini», che un piccolo gruppo di scienziati non riuscirebbe ad analizzare da solo, ed è per questo che serve l’aiuto dei volontari. Il progetto punta a coinvolgere 500mila persone in tutto il mondo, che nei prossimi cinque anni avranno il compito di esaminare le immagini satellitari e condividere le loro osservazioni con gli scienziati di diverse stazioni nell’Artico e varie comunità indigene locali.

Come moltissime altre specie, i trichechi risentono enormemente delle conseguenze che il riscaldamento globale sta avendo sul loro habitat e sulla loro popolazione.

L’Artico è una delle zone del pianeta maggiormente esposte al riscaldamento globale ed è stato stimato che si stia scaldando a circa il doppio della velocità rispetto a buona parte del resto del Pianeta. Nell’autunno del 2020 è stato per esempio osservato un preoccupante ritardo nella formazione del ghiaccio nel mare di Laptev, che è fondamentale per la produzione di nuovo ghiaccio stagionale: inoltre, all’inizio dell’estate i ghiacci avevano iniziato a sciogliersi prematuramente e in minor tempo rispetto al solito.

Lo scioglimento dei ghiacci è un grande problema per i trichechi, per diverse ragioni.

Innanzitutto, i trichechi non passano la maggior parte del loro tempo sulla terraferma ma sui blocchi di ghiaccio galleggiante che si formano dal congelamento delle acque superficiali, dove si riposano, si riproducono e si nutrono. Se il ghiaccio scompare, gli animali sono costretti a riposarsi sulla terraferma, con il forte rischio di ammassamenti e di lotte tra loro.

Inoltre, i trichechi devono nuotare molto più lontano per procacciarsi le migliaia di molluschi e crostacei che mangiano ogni giorno. A loro volta, gli animali di cui si nutrono sono minacciati dall’acidificazione degli oceani, provocata dalla maggior quantità di anidride carbonica disciolta nell’acqua, che complica la vita ai pesci e impedisce il normale sviluppo di molluschi e crostacei. Lo scioglimento dei ghiacci apre inoltre nuove strade alle rotte delle navi commerciali e ad altre attività che mettono a rischio l’habitat dei trichechi.

Rod Downie, consigliere del WWF esperto di circoli polari, ha detto che i trichechi «sono una specie iconica dall’enorme valore culturale per le popolazioni dell’Artico, ma il cambiamento climatico sta facendo sciogliere la loro casa». In queste circostanze è facile sentirsi «impotenti», ha osservato Downie, ma il progetto «dà alle persone l’opportunità di fare qualcosa di concreto per capire una specie minacciata dalla crisi climatica e aiutare a tutelare il suo futuro».

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