Le proteste contro il Green Pass non hanno causato i disagi che si temevano
Nel primo giorno di certificato obbligatorio per i lavoratori, il porto di Trieste non è stato bloccato e non ci sono stati episodi di violenza
La temuta giornata di blocchi, disservizi e disagi per le proteste contro l’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass sui luoghi di lavoro e per i problemi organizzativi legati all’applicazione delle norme alla fine non c’è stata. In molte città italiane sono stati organizzati presìdi, cortei e manifestazioni, ma non si sono verificati disordini né grandi problemi. Non sono poi emersi finora diffusi e gravi disagi o ritardi dovuti ai controlli dei Green Pass all’ingresso dei luoghi di lavoro, né ci sono state infrastrutture bloccate, anche se per rendersi conto di questo aspetto serviranno probabilmente altri giorni.
C’era grande incertezza su cosa sarebbe successo venerdì, principalmente perché quello entrato in vigore oggi in Italia è uno dei più rigidi ed estesi sistemi di passaporto vaccinale al mondo, ma anche per la preoccupazione che potessero verificarsi nuovamente episodi di violenza come quelli di sabato scorso a Roma, quando alcuni gruppi “no vax”, guidati da neofascisti, avevano assaltato la sede della CGIL.
Le preoccupazioni maggiori per oggi riguardavano Trieste, dove i lavoratori del porto – il settimo in Europa per movimentazione totale di merci e il primo in Italia – avevano annunciato il blocco totale delle operazioni per protestare contro il Green Pass obbligatorio. Si stima che fin da venerdì mattina circa 6mila tra portuali e altri manifestanti abbiano bloccato l’ingresso al varco numero 4 del porto, ma in tutti gli altri varchi l’accesso a vetture e camion è continuato regolarmente seppur con qualche rallentamento, e non è stato impedito l’ingresso a chi voleva lavorare.
Stefano Puzzer, portavoce del coordinamento lavoratori portuali di Trieste, ha detto che però la protesta non terminerà oggi e continuerà anche nei prossimi giorni, reiterando la richiesta di abolire l’obbligo di Green Pass, giudicata da molti piuttosto irrealistica.
Il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha commentato la giornata dicendo che il porto funziona regolarmente, chiedendo di «tenere bassa la temperatura evitando scontri frontali per non danneggiare l’economia di un paese, dato che danneggiare l’attività del porto di Trieste significa danneggiare un grande numero di aziende che lavorano nell’indotto».
L’altra situazione più rilevante ha riguardato Genova, dove fin dalle prime ore della mattina un gruppo – non molto numeroso – di lavoratori portuali ha bloccato l’accesso al porto dal varco di ponte Etiopia, dal varco di San Benigno e dal varco Albertazzi. Un altro gruppo di persone ha cercato di bloccare la Sopraelevata di Genova, una delle vie più trafficate della città, per poi spostarsi sul lungomare Canepa e poi verso il porto, dove si è unito ai lavoratori portuali. Si stima che in tutto siano circa 300 le persone che hanno partecipato alle proteste. Non ci sono stati grossi disagi, ma in mattinata al varco Etiopia si era formata una coda di tir e camion, che poi hanno deviato verso altri ingressi.
Più difficile è inquadrare l’entità dei problemi organizzativi legati al controllo dei Green Pass, specialmente per le aziende e i servizi con una percentuale significativa di lavoratori non vaccinati o vaccinati per esempio con Sputnik V, il vaccino russo somministrato estesamente nei paesi dell’Est Europa ma non riconosciuto in Italia.
Le segnalazioni di disagi e ritardi ci sono state, ma attualmente hanno ancora un valore principalmente aneddotico. A Domodossola, per esempio, un treno partito dalla Germania è stato rimandato indietro verso la Svizzera perché 6 dei 16 autisti di tir a bordo non avevano un Green Pass valido. Con il passare dei giorni sarà più chiaro quanto queste difficoltà possano influenzare il regolare svolgimento delle attività, e soprattutto quanto e come sia possibile superarle.
Altre proteste, con minore partecipazione, sono avvenute al porto di Ancona, a quello di Livorno e a quello di Gioia Tauro, in Calabria. In un altro importante porto, quello di Marghera, a Venezia, c’è stata solo una piccola protesta davanti alla sede della Fincantieri. Manifestazioni di protesta sono avvenute anche nelle piazze di varie città: nel centro di Roma, a piazza Maggiore a Bologna, a Milano all’Arco della Pace, e a piazza Castello a Torino, a Firenze, Aosta e Cagliari, tra le altre. Le manifestazioni si sono svolte pacificamente e senza grossi problemi.
La preoccupazione maggiore era che potessero esserci episodi anche violenti come quelli avvenuti sabato scorso a Roma. Una delle manifestazioni più partecipate è avvenuta a Roma, dove centinaia di persone hanno sfilato nel centro della città e verso le 16 hanno iniziato un sit-in presso il Circo Massimo. Anche qui, al momento, non sono state registrate occasioni di particolare tensione.