Il processo per l’omicidio di Giulio Regeni è stato sospeso
Secondo la Corte d’Assise di Roma non c'era la certezza che gli imputati fossero a conoscenza del procedimento a loro carico
Giovedì sera la Corte d’Assise di Roma ha deciso di sospendere il processo per l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, che sarebbe dovuto cominciare ieri. I giudici della corte hanno annullato il rinvio a giudizio disposto dal giudice per l’udienza preliminare lo scorso maggio a causa del difetto di notifica del rinvio a giudizio agli imputati, quattro membri dei servizi di sicurezza egiziani che erano stati accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Regeni al Cairo nel 2016, e che non erano presenti in aula. Secondo il provvedimento del tribunale, non si ha la certezza «dell’effettiva conoscenza del processo da parte degli imputati, né della loro volontaria sottrazione al procedimento».
Le persone per cui la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio sono il generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal e il maggiore Magdi Sharif, accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.
Il processo era considerato un momento importante, arrivato a più di cinque anni e mezzo dai fatti e dopo molti tentativi di depistaggio che secondo la Procura di Roma sarebbero stati compiuti dalle autorità egiziane. La presidenza del Consiglio dei ministri italiana si era inoltre costituita parte civile nel processo assieme alla famiglia di Regeni.
Tuttavia già lo scorso dicembre le autorità egiziane avevano detto che non avrebbero collaborato con l’Italia per il processo, e per evitare che i quattro imputati fossero giudicati non avevano comunicato i loro indirizzi per la notifica degli atti, necessaria al proseguimento del processo. L’ordinamento italiano prevede che non sia possibile giudicare un imputato che non sia a conoscenza delle sue accuse, ma secondo il giudice per l’udienza preliminare, Pierluigi Balestrieri, la notorietà del caso si sarebbe potuta considerare già di per sé una notifica.
Adesso si dovrà ripartire dall’udienza preliminare e sarà necessario dimostrare che gli imputati siano effettivamente a conoscenza del processo a loro carico.
L’interruzione del processo è considerata una sorta di vittoria dell’Egitto. Come hanno detto fonti della procura di Roma citate da Repubblica, «il tentativo di impedire che il processo si celebrasse non collaborando è andato a buon fine». La famiglia di Regeni ha fatto sapere tramite l’avvocata Alessandra Ballerini di prendere atto «con amarezza di questa decisione che purtroppo premia l’ostruzionismo, l’arroganza e la prepotenza egiziana». Ballerini ha aggiunto che questa «è solo una battuta d’arresto […]. Si torna indietro di qualche mese ma si ricomincerà con tutte le formalità richieste. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha sequestrato, torturato e ucciso Giulio non resti impunito. E sappiamo che presto o tardi la nostra pretesa avrà soddisfazione».
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