I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
È continuato il calo dei contagi, dei ricoveri e dei morti, e in tutte le regioni la situazione negli ospedali è sotto controllo
Nelle ultime settimane l’andamento dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi mostra che l’epidemia è in fase calante: la diminuzione dei nuovi casi è stata confermata anche negli ultimi sette giorni nonostante la ripresa di molte attività, tra cui la temuta riapertura delle scuole. Al momento sembra che il ritorno in classe di milioni di studenti non abbia avuto un impatto significativo sull’andamento dei contagi, anche se il ministero della Salute non ha ancora diffuso dati precisi sul monitoraggio iniziato un mese fa.
Dal 7 al 13 ottobre in Italia sono stati trovati 17.751 nuovi casi di coronavirus, il 14,6 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Tutte le regioni sono in zona bianca, anche la Sicilia, e la situazione sembra essere sotto controllo in tutte le province italiane con un’incidenza dei casi sulla popolazione al di sotto delle soglie di allerta.
Anche la curva dei decessi si sta abbassando.
Nell’ultima settimana ci sono stati 264 morti, l’8 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Le due regioni in cui non sono stati segnalati decessi sono Molise e Valle d’Aosta. La Sicilia ha avuto la più alta incidenza settimanale di decessi rispetto alla popolazione – 0,9 morti ogni 100mila abitanti – seguita dalla Basilicata e dalla Toscana con 0,7 morti ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni. L’incidenza è stata bassa in Liguria, Piemonte e nella provincia autonoma di Trento.
Sono stati eseguiti 1,8 milioni di tamponi e sono state testate per la prima volta 351mila persone. Per entrambi gli indicatori c’è stato un calo rispetto ai sette giorni precedenti. Sarà molto importante monitorare il numero dei tamponi eseguiti dopo l’introduzione dell’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori (dal 15 ottobre). Oltre alla vaccinazione, infatti, il Green Pass viene rilasciato in seguito a un tampone antigenico con una validità di 48 ore che diventano 72 ore nel caso del tampone molecolare.
Non ci sono certezze sulla domanda potenziale di tamponi, perché non ci sono dati ufficiali sul numero dei lavoratori non vaccinati, ma si stima che dal 15 ottobre si dovranno effettuare 7,5 milioni di tamponi alla settimana, circa un milione di test al giorno, più del triplo di quelli che vengono effettuati in media oggi. Finora in media sono stati effettuati al massimo circa 300mila test al giorno in tutta Italia, sia antigenici che molecolari.
Le farmacie, dove si stima vengano effettuati due terzi dei test antigenici rapidi, potrebbero dover più che triplicare il proprio lavoro.
Come si può vedere da questo grafico, tutte le regioni italiane sono al di sotto delle soglie di allerta fissate dal ministero della Salute: negli ultimi sette giorni la percentuale di occupazione dei posti letto negli ospedali da parte dei pazienti ricoverati per la COVID-19 è stata sotto controllo. Da tempo non ci sono aumenti di posti letto nelle terapie intensive degli ospedali, segnale di una gestione non più emergenziale.
Da sabato 9 ottobre anche la Sicilia, l’ultima regione in cui erano state introdotte le misure restrittive, è passata dalla zona gialla alla zona bianca. Al momento la regione con le percentuali di occupazione dei posti letto più alte è la Calabria: il 9,5 per cento dei posti disponibili nella cosiddetta area critica è occupato da malati di COVID-19, mentre nelle terapie intensive la percentuale è al 6,3 per cento, comunque sotto le soglie di allerta.
Sono quattro le regioni in cui non ci sono stati nuovi ingressi in terapia intensiva: Basilicata, Molise, Marche e Valle d’Aosta. In totale i nuovi ingressi sono stati 128, il 19 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Come si può vedere dal grafico, anche l’andamento dei nuovi ingressi in terapia intensiva – come quello dei contagi e dei morti – è in fase calante dopo la crescita avvenuta durante l’estate.
Il numero contenuto di morti e ricoveri in terapia intensiva è attribuibile agli effetti del vaccino, efficace soprattutto contro le forme gravi della COVID-19. Secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato nel bollettino di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, in tutte le fasce d’età l’efficacia della vaccinazione completa contro il decesso è al 94,6 per cento. Significa che le persone vaccinate con doppia dose hanno un rischio inferiore del 94,6 per cento di morire per la COVID-19 rispetto alle persone non vaccinate.
Finora in Italia 45,9 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste quasi 43,5 milioni risultano completamente vaccinate. Il 77,6 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 73,5 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Le regioni hanno somministrato l’87,1 per cento delle dosi disponibili.
L’andamento delle somministrazioni dimostra che nelle ultime settimane il cosiddetto “effetto Green Pass” è stato minimo. Il governo aveva chiaramente spiegato che l’obbligo per i lavoratori sarebbe servito ad aumentare ulteriormente la percentuale di popolazione vaccinata. L’obiettivo sembra essere stato raggiunto solo parzialmente.
Nella terza settimana di settembre, il numero delle prime dosi giornaliere è aumentato da 50mila a 70mila per arrivare a circa 80mila nella settimana tra il 20 e il 26. La crescita si è interrotta poco dopo: le vaccinazioni sono rimaste stabili per qualche giorno, per poi ritornare alle 50mila somministrazioni giornaliere, la scorsa settimana.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 12 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale che ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale. La Sicilia è la regione con la più bassa percentuale di persone con più di 12 anni vaccinate, il 77,9 per cento. La Toscana, con l’88,6 per cento, è la regione con la maggiore percentuale di vaccinati tra le persone vaccinabili.