A Berlino c’è un ambizioso piano per limitare il traffico delle auto private
È unico al mondo ed è stato pensato per ridurre le emissioni inquinanti e rendere più sicuro lo spazio urbano
Più di 50mila residenti di Berlino hanno aderito all’iniziativa “Berlin Autofrei”, che ha l’obiettivo di creare un’enorme zona a traffico limitato nel centro della capitale tedesca, riservata al transito di pedoni, biciclette e mezzi pubblici. Negli ultimi mesi il gruppo di attivisti che ha presentato l’idea ha raccolto più del doppio delle 20mila firme necessarie per sottoporre la proposta al governo locale o per fare in modo che proceda verso un eventuale referendum: se l’iniziativa dovesse avere successo ed essere trasformata in legge, quella di Berlino diventerebbe la più grande area urbana libera dal traffico di auto private mai realizzata al mondo.
La proposta prevede di chiudere al traffico delle auto private la zona del centro città delimitata dalla linea ferroviaria circolare che le gira attorno, la Berliner Ringbahn: è un’area che si estende per circa 88 chilometri quadrati, più o meno la metà della superficie di Milano.
Sul sito dell’iniziativa si legge che tutte le strade della zona – tranne le autostrade federali – verrebbero chiuse al traffico dopo un periodo di transizione adeguato, e si specifica che sarebbero previste eccezioni per i mezzi di emergenza, quelli legati alle attività commerciali e quelli delle persone che hanno problemi di mobilità, oltre ai mezzi pubblici. Il progetto prevede anche che i residenti possano effettuare un massimo di 12 viaggi in auto all’anno, per limitare l’utilizzo dei mezzi privati ai soli spostamenti necessari, per esempio i traslochi.
La proposta è stata avanzata sia per cercare di ridurre le emissioni inquinanti prodotte dal trasporto, una tra le attività umane che incidono maggiormente sul riscaldamento globale, sia per dare sicurezza e creare più spazio per le persone che vivono in città.
Secondo uno studio commissionato nel 2014 dal governo locale di Berlino, nel 2012 le auto occupavano il 58 per cento dello spazio destinato al traffico in città ed erano utilizzate per un terzo degli spostamenti: per fare un confronto, le biciclette erano usate per il 15 per cento dei viaggi – il 50 per cento in più rispetto al 1998 – e occupavano il 3 per cento delle strade. Inoltre, il traffico rende la vita di chi si muove a piedi o in bicicletta più rischiosa: il giornale tedesco DW scrive che nel 2020 tre quarti delle persone morte per cause legate al traffico a Berlino erano pedoni e ciclisti.
L’ampiamente superato traguardo delle 20mila firme era soltanto la prima fase della campagna. Nei prossimi mesi l’iniziativa verrà discussa dal governo locale, che potrà decidere se approvarla e trasformarla in legge o meno: se così non fosse, tra il luglio e l’ottobre del 2022 gli attivisti dovranno raccogliere almeno 170mila firme per poter proporre un referendum popolare.
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Uno degli attivisti che stanno sostenendo l’iniziativa, Nik Kaestner, ha detto al Guardian che per raggiungere gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni inquinanti dei trasporti stabiliti dal governo federale tedesco bisognerebbe fare in modo che entro il 2022 la metà delle auto che circolano nel paese siano elettriche. «Questo chiaramente non succederà», ha commentato Kaestner, «perché al momento in Germania le auto elettriche sono soltanto l’1,3 per cento di tutte quelle che circolano. Quindi l’unica soluzione è ridurre il traffico, non soltanto cambiare il modo in cui guidiamo».
Nina Noblé, una delle fondatrici di Berlin Autofrei, ha aggiunto che l’iniziativa non è pensata esclusivamente per ridurre le emissioni, ma anche per cambiare radicalmente il modo in cui si vive, oltre a quello in cui ci si sposta: «Vogliamo che la gente possa dormire con le finestre aperte e che i bambini possano tornare a giocare in strada. Che i nonni possano andare in bicicletta in sicurezza e abbiano tante panchine per riposarsi».
Nel 2018 a Berlino era già stata avviata un’iniziativa per migliorare la mobilità dei ciclisti, che tuttavia non era arrivata al referendum perché era stata approvata dal governo locale nella prima fase della campagna. Secondo il Guardian anche questa proposta potrebbe avere successo, soprattutto alla luce del buon risultato alle elezioni federali e locali dello scorso settembre del partito dei Verdi, che a Berlino hanno ottenuto il 18,9 per cento delle preferenze.
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