Yves Montand, nato un secolo fa
Foto e breve storia di uno che in Italia si chiamava Ivo Livi e che in Francia divenne un grande cantante e attore
Yves Montand, morto il 9 novembre di trent’anni fa, era nato un secolo fa: il 13 ottobre del 1921. Era nato in provincia di Pistoia e il suo nome era Ivo Livi. Ma siccome nel 1923 i genitori socialisti emigrarono in Francia a causa del fascismo, fu lì che crebbe e fu lì che divenne appunto Yves Montand (scegliendosi un nome che pare derivasse dal modo in cui la madre, toscana, lo chiamava quando era ora di salire in casa: “Ivo! monta!”).
Crescendo, mentre si appassionava a Charles Trenet e Fred Astaire, Montand fece l’operaio e il parrucchiere, ma già dopo i vent’anni si dedicò al canto e al cinema.
Di lui ci si ricorda, tra le molte cose, per la relazione di qualche anno con Edith Piaf, per certe sue canzoni (su tutte “Les feuilles mortes”: con parole di Jaques Prévert e contenuta in Mentre Parigi dorme), per il lungo matrimonio con Simone Signoret (dal 1951 e fino alla morte di lei nel 1985), per l’impegno politico (condiviso con Signoret), per i film politici di Costa-Gavras (su tutti Z – L’orgia del potere) e per, tra gli altri, film come Facciamo l’amore (di George Cukor e con Marilyn Monroe) e I senza nome, un noir in cui interpretava un ex poliziotto e rapinatore alcolizzato.
«Per chi aveva vent’anni nel Sessantotto» ha scritto MyMovies «il volto di Montand (trasmutante da un sorriso disarmante a una pensosità matura) era strettamente legato ai personaggi dal contenuto altamente politico offertigli da Costa Gavras». L’articolo prosegue così nel raccontare la varietà della sua carriera: «per le generazioni precedenti invece Montand aveva avuto più volti. Era stato lo chansonnier suadente dei palcoscenici parigini ma anche l’immigrato venuto dall’Italia fino ai quartieri poveri di Marsiglia che in Mentre Parigi dorme aveva lanciato una canzone intramontabile, “Le foglie morte”, ed era poi passato, grazie a due Muse come Edith Piaf e Simone Signoret, al grande cinema che lo vedeva muoversi con disinvoltura dalla commedia al dramma per perdersi poi tra le accoglienti braccia di Marilyn in Facciamo l’amore».
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