Il religioso sciita Muqtada al Sadr ha vinto le elezioni in Iraq
L'ex leader di una nota milizia armata è andato molto forte, e potrà influenzare la scelta del prossimo capo di governo
Il religioso sciita Muqtada al Sadr, da tempo uno dei personaggi politici più potenti in Iraq, ha vinto le elezioni parlamentari che si sono tenute domenica 10 ottobre. I risultati sono ancora parziali e non si sa con precisione quanti seggi abbia ottenuto la sua coalizione, Sairoon, la cui fazione più importante è il Movimento Sadrista, guidato proprio da Sadr. Secondo alcune stime, Sairoon potrebbe essere arrivata a 73 seggi su 329, molto al di sopra dei 54 ottenuti alle ultime elezioni del 2018, quando già si era parlato di un grande successo elettorale.
Nonostante il successo di Sairoon, ampiamente annunciato, non ci sono certezze su quello che succederà ora. Il sistema politico iracheno è estremamente frammentato e la stessa legge elettorale non prevede che si formino maggioranze nette in parlamento. Sadr dovrà trovare alleati, ma il risultato di domenica gli permetterà di influenzare in maniera probabilmente decisiva la scelta del prossimo primo ministro iracheno.
Il dato forse più significativo delle elezioni, oltre al successo di Sadr, è quello sull’affluenza, che si è fermata al 41 per cento, confermando la poca fiducia che gli iracheni hanno sviluppato negli ultimi anni verso i leader politici del proprio paese. Anche questo era un dato atteso.
Quelle di domenica sono state elezioni anticipate, convocate dopo le grandi proteste antigovernative che si erano tenute in diverse città irachene tra ottobre e novembre del 2019, e che avevano portato tra le altre cose alle dimissioni del precedente primo ministro, Adel Abdul Mahdi, e alla successiva nomina dell’attuale, Mustafa al Kadhimi. In quell’occasione Sadr aveva cercato di schierarsi dalla parte dei manifestanti, facendo leva sulla sua retorica populista.
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Nella sua vita, comunque, Sadr non è stato sempre un politico populista. Divenne noto al mondo nel 2003 a causa dei brutali e sistematici attacchi della sua milizia, l’Esercito del Mahdi, contro i militari statunitensi che si trovavano in Iraq dopo avere destituito il regime dell’allora presidente iracheno Saddam Hussein. Poi nel corso degli anni cercò di “ripulire” la sua immagine prendendo soprattutto le distanze dall’Iran, paese a cui era stato molto vicino, e cercando un dialogo con l’Occidente.
Alle elezioni del 2018 si distinse promettendo un Iraq libero dall’influenza sia degli Stati Uniti che dell’Iran (entrambi molto presenti e influenti nella politica irachena), diversamente dagli altri partiti sciiti, che si mostrarono più schierati da una parte o dall’altra. Anche nell’ultima campagna elettorale ha mantenuto toni espressamente nazionalistici e populisti, verso cui però c’è stata ampia diffidenza, soprattutto perché la stessa fazione di Sadr è parte del sistema politico corrotto e inefficiente che il suo leader promette di voler superare.