Come funzioneranno i controlli del Green Pass per i lavoratori
Il governo ha chiarito diverse cose in vista del 15 ottobre, quando il certificato diventerà obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato due Dpcm (decreti del presidente del Consiglio) che contengono le linee guida sui controlli del Green Pass per i dipendenti della pubblica amministrazione e del settore privato a partire dal prossimo 15 ottobre.
Quel giorno, infatti, il Green Pass diventerà obbligatorio per tutti i lavoratori, sia del settore pubblico che del privato. Il decreto del 21 settembre con cui era stato introdotto l’obbligo lasciava alcune questioni in sospeso, che le linee guida dei nuovi Dpcm cercano di chiarire. Martedì sera il governo ha diffuso alcune risposte alle domande più frequenti riguardo ai controlli sia nel settore pubblico che in quello privato.
I Dpcm ribadiscono che in base al decreto del 21 settembre i controlli del Green Pass spettano al datore di lavoro, che può a sua volta delegare la funzione di controllo a un altro lavoratore.
Il governo raccomanda di effettuare i controlli all’ingresso del posto di lavoro, tramite sistemi automatici introdotti dal decreto stesso: un pacchetto di software con nuove funzionalità per i sistemi già esistenti di riconoscimento dei lavoratori, come ad esempio i tornelli che “leggono” i badge, che ora potranno controllare anche i codici QR del Green Pass.
Ci sarà anche una nuova integrazione tra la piattaforma NoiPA utilizzata da alcune amministrazioni e la piattaforma nazionale-DGC per la verifica dei Green Pass; e per le amministrazioni con più di 50 dipendenti, con priorità per quelle che non utilizzano la piattaforma di NoiPA, ci sarà un nuovo servizio sul sito dell’INPS che permetterà la verifica del Green Pass sulla base dei codici fiscali dei dipendenti.
In mancanza di sistemi automatici, per evitare assembramenti e code ai punti di ingresso nelle varie sedi, sarà possibile effettuare controlli a campione attraverso l’applicazione “VerificaC19”. Resta comunque valida la possibilità di effettuare i controlli anche dopo l’accesso al luogo di lavoro, a tappeto o a campione.
Nel caso della pubblica amministrazione, in assenza di controlli all’entrata, i dirigenti responsabili devono procedere con verifiche a cadenza giornaliera, con una misura non inferiore al 20 per cento del personale presente in servizio. Il Dpcm dice che questi controlli devono essere effettuati assicurando un criterio di rotazione su tutto il personale dipendente, e prioritariamente durante la mattina. Dove invece il controllo avviene all’ingresso del posto di lavoro, il datore di lavoro può effettuare ulteriori controlli a campione anche con cadenza non giornaliera.
Gli unici lavoratori che non sono obbligati a possedere il Green Pass sono quelli che hanno un’idonea certificazione medica che li esenti dalla vaccinazione contro il coronavirus. Nelle risposte alle domande più frequenti (FAQ), il governo specifica che le persone esenti «dovranno esibire un certificato contenente l’apposito “QR code” in corso di predisposizione», e che non potranno essere soggette a controlli.
Le persone che hanno diritto al Green Pass ma che non lo hanno ancora ricevuto potranno presentare come prova i «documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi» e dai medici di base.
Le persone senza il Green Pass, senza il certificato di esenzione o senza i documenti che attestino il diritto al Green Pass non possono «in alcun modo e per alcun motivo» accedere al posto di lavoro: in caso di violazione, i lavoratori riceveranno una sanzione che va da 600 a 1.500 euro. Il governo specifica anche che i lavoratori che non sono in grado di esibire il Green Pass, anche se lo posseggono, devono essere considerati assenti ingiustificati e non possono lavorare nemmeno in smart working.
Sono obbligati ad avere il Green Pass non solo i lavoratori dipendenti delle singole amministrazioni, ma anche i lavoratori delle imprese che hanno in appalto i servizi di pulizia, di ristorazione, di manutenzione, di rifornimento dei distributori automatici, i consulenti e collaboratori, chi organizza o frequenta corsi di formazione, e anche i corrieri che consegnano lettere o pacchi negli uffici. Sono esclusi dall’obbligo soltanto gli utenti, cioè chi va in un ufficio pubblico per ricevere un servizio.
Il governo, nelle risposte alle FAQ, specifica anche che nel caso di “lavori a somministrazione” (cioè forniti dalle agenzie interinali) dovranno fare i controlli sia le agenzie che le aziende dove la persona svolge materialmente il lavoro. Quando si prende il taxi o una macchina a noleggio con conducente (NCC), invece, le persone non sono tenute a controllare il Green Pass agli autisti e ai tassisti. Un altro punto esaminato dalle risposte del governo riguarda parrucchieri, estetisti e altri servizi alla persona: in questo caso i titolari delle attività devono controllare il Green Pass dei propri dipendenti, ma non quello dei clienti.
I lavoratori sprovvisti di Green Pass e di conseguenza allontanati dal posto di lavoro sono da considerarsi assenti ingiustificati e non hanno diritto a retribuzione né a nessun altro compenso previsto per la giornata di lavoro non prestata. Inoltre i giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione di ferie e comportano la corrispondente perdita di anzianità di servizio.