Stabili da sotto terra alla luna

Andrea Pizzarulli è tornato nelle Marche dalla California, per realizzare i sistemi più convenienti che permettono a navi e aerei di mantenere la stabilità

di Claudio Caprara

Nel cuore della riviera marchigiana, a Pedaso, il più piccolo dei comuni della regione, c’è un’azienda specializzata nella produzione di tecnologie per l’aerospazio, la navigazione marittima e la difesa, e di componenti di precisione per l’estrazione di petrolio e la perforazione di miniere.

La cosa può apparire stravagante – che sia qui per un puro caso lo pensa anche il sindaco – ma i motivi per cui la Civitanavi Systems ha sede in questo posto sono spiegabili e hanno un nome: la forza delle radici.

Il fondatore e amministratore unico della società, Andrea Pizzarulli, 48 anni, ha una storia esemplare. Ad inizio secolo, all’apice della bolla di internet (vale a dire il momento di massimo sviluppo degli investimenti su imprese che stavano realizzando progetti più o meno sensati che puntavano sullo sviluppo del web), è andato nella Silicon Valley. 

Andrea Pizzarulli, CEO e cofondatore di Civitanavi Systems

Appena laureato, partecipò a un concorso rivolto al settore dell’Information Communication Technology, istituito dalla Alice Venture, una multinazionale di gestione del capitale di rischio proveniente da Israele, che opera anche in Italia e Regno Unito: Alice Venture che ha tra i suoi obiettivi, oltre a remunerare i suoi investitori, quello di promuovere le migliori idee imprenditoriali in circolazione. Pizzarulli vinse una cifra corrispondente a seimila euro («Per me erano tantissimi soldi», dice) e li utilizzò per andare a conoscere le aziende che operano nel mercato delle tecnologie per la navigazione. Lì cominciò a pensare di fare l’imprenditore. 

Iniziò a collaborare con un’azienda specializzata nella produzione di fibra ottica per le telecomunicazioni. Fu in quel periodo che iniziò a conoscere i sensori inerziali, cioè strumenti in grado di misurare piccole rotazioni, spostamenti e quindi accelerazioni, e la loro applicazione tramite fibre ottiche a navi, aerei e macchine per la perforazione. Si formò su queste tecnologie basate su applicazioni in fibra ottica.

«Quando sono partito – racconta – non avevo l’idea di ritornare. Se uno lavora negli Stati Uniti raramente gli viene in mente di tornare indietro. Le condizioni là sono perfette, non credo che ci sia un posto migliore dove esprimere le proprie qualità professionali. Dopo cinque anni, però, le colline marchigiane e il nostro mare mi mancavano e queste cose hanno inciso molto sulla decisione di tornare a casa e provare a costruire qui, con la mentalità che avevo colto e le esperienze che avevo fatto, qualcosa di importante. Cercando di combinare l’esperienza americana con i tanti talenti italiani in circolazione».

Prima di tornare a casa, Pizzarulli passò due anni a Torino, dove contribuì alla realizzazione del primo ricevitore satellitare Galileo all’interno dellIstituto Superiore Mario Boella (ISMB), un centro di ricerca applicata e di innovazione sulle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.

Per altri quattro anni fece esperienza in un’azienda di produzioni per la difesa, radar, sistemi optronici: la GEM elettronica di San Benedetto del Tronto. Erano dispositivi ottici che comprendevano i sensori all’infrarosso per la visione notturna nonché sistemi televisivi ad alta risoluzione: sistemi di visione che amplificano la luce, utilizzano telecamere all’infrarosso, rilevatori elettromagnetici e consentono, ad esempio ai piloti di un elicottero, il volo ed eventualmente il combattimento notturno, comunque in difficili condizioni di visibilità, senza dovere continuamente consultare i singoli strumenti del cruscotto di guida.

La nostra conversazione si svolge davanti a una delle macchine più importanti della sua azienda. Si tratta del “cuore dell’intelligenza del navigatore inerziale”: una volta assemblato, il gruppo di sensori viene messo su questa macchina orientata a Nord, per calibrarli. Vengono fatte varie rotazioni e una grande quantità di movimenti, per assicurarsi che ciascun sensore li legga e li misuri. Una macchina così costa circa mezzo milione di euro.

«Nel 2012 ho cercato di unire tutti i punti della mia esperienza per creare un’azienda in grado di produrre sistemi di navigazione inerziale diversi da quelli che avevo visto sul mercato fino a quel momento», dice Pizzarulli.

Quando si entra alla Civitanavi Systems, non solo per i protocolli di sicurezza dettati dal periodo pandemico, ci si deve vestire come se si entrasse in una zona asettica di un ospedale. È come entrare in un’astronave. La sensazione stride con le facce dei pescatori che si incontrano al porticciolo, o con le espressioni di chi fa jogging sul Lungomare dei Cantautori.

«Un po’ qui siamo su Marte – spiega Pizzarulli – ma il tema per noi è interessante. Oltre alla sede centrale ce n’è una Napoli e una a Roma. L’obiettivo prioritario di queste succursali è identificare e ingaggiare personale specializzato nell’ambito dell’ingegneria e della progettazione che, per ovvi motivi, non è facile rintracciare a Pedaso. Per i compiti di manifattura, invece, gli operatori devono essere formati con un periodo di training da tre a sei mesi ed è più agevole trovare persone interessate in zona, questo anche per le relazioni con le università e con gli istituti tecnici locali».

La prima linea dell’azienda è italiana, a parte un paio di consulenti inglesi, esperti di sviluppo di business. 

Tra gli ingegneri solo il 20 per cento è composto da donne, mentre nella manifattura la presenza è quasi esclusivamente maschile.

Fare innovazione in un settore così tradizionale come quello della navigazione è una scelta particolare. Come tutte le cose che si vogliono fare per bene, questa sfida nasce dalle passioni. Pizzarulli ne ha due: la prima è la navigazione a vela. Lo studio e le applicazioni della fibra ottica e dei laser sono la seconda. La traduzione di queste sue attività alla Civitanavi diventa concreta nella produzione di scatole, box, che si chiamano “Sistemi di navigazione inerziali”. Inerziali perché hanno all’interno dei sensori in grado di misurare le rotazioni e le accelerazioni di navi, aerei, sonde spaziali, missili… Da questa rilevazione il sistema riesce a fornire le funzioni primarie: la stabilizzazione del mezzo e la rotta di navigazione. 

Si capisce meglio con un esempio: 

Il carattere innovativo di questo prodotto rispetto a quelli che già erano presenti sul mercato è la convenienza.

«I nostri competitor – sostiene Pizzarulli – sono aziende che fatturano tra i 20 e i 120 miliardi di dollari che hanno dei limiti strutturali nell’adeguare la loro offerta al mercato. In particolare Northrop Grumman e Honeywell: sono due pesi massimi del settore, si tratta di due multinazionali americane, che probabilmente detengono circa il 60 per cento del mercato, ma per la loro provenienza sono soggette alle limitazioni imposte dalle regole di esportazione indotte dal ministero della difesa statunitense perché questi oggetti vengono specificatamente prodotti per ambito militare. Con il nostro sistema più rivolto alle industrie, siamo riusciti a bucare il muro della competizione grazie alla reinvenzione della tecnologia dei sensori. I nostri prodotti hanno dei costi molto diversi da quelli dei sistemi inerziali tradizionali e sono rivolti ad una gamma di attività superiori alle produzioni americane». 

Nei primi quattro anni di attività, quando gli investimenti per ricerca e sviluppo erano attorno al 30 per cento del bilancio dell’azienda; il 100 per cento del fatturato era all’estero nei settori petrolio e gas, miniere e perforazione in generale. Oggi il 50 per cento del business dell’azienda marchigiana rimane rivolto a questi prodotti e il maggior numero di innovazioni proposte al mercato partono proprio da questo settore e poi vengono perfezionate per quello aereo, spaziale e della difesa. La parte di fatturato che l’azienda di Pedaso ha in Italia è, complessivamente, solo l’8 per cento. 

Bobina in fibra ottica, un filamento vetroso lungo un chilometro del diametro di un capello. Alla fine del lavoro di avvolgimento a strati alternati escono dal “gomitolo” due fili. È una tecnica particolare che al momento ha bisogno dell’attività minuziosa di un operatore. La selezione del personale su questa attività avviene misurando la pazienza, la capacità di avere le mani ferme, la precisione. La prima prova da superare è infilare una fibra ottica in una sorta di rocchetto. Se si supera comincia una fase di preparazione di sei mesi e la certezza dell’assunzione. Si sta cercando di automatizzare questa attività, ma riuscirci è tutt’altro che banale. Negli oggetti prodotti a Pedaso escono bobine di fibra da uno a tre chilometri. Il costo “all’ingrosso” della fibra ottica è di circa un euro al metro.

Tecnologie che hanno un percorso anche progettuale che parte da sotto terra, galleggiano sulle acque e poi salgono oltre l’atmosfera. I maggiori clienti di Civitanavi sono i grandi costruttori di aerei ed elicotteri e chi è il fornitore o ne integra i sistemi con diverse componenti. Anche solo il nome dei clienti è un dato sensibile, e quindi non se ne può sapere di più. In Italia il tipico acquirente è Leonardo

Che genere di marketing fa un’impresa per vendere queste tecnologie?

*Un OEM (Original Equipment Manufacturer) è un soggetto che realizza componenti di prodotti venduti da un’altra società. Un componente OEM potrebbe essere una parte, un sottosistema o un software. Si tratta di società specializzate nell’integrazione di sistemi.

Civitanavi Systems ha un altro socio fondatore: il bostoniano Mike Perlmutter, 68 anni. Ha accompagnato il percorso di crescita della società fin dall’inizio. «L’ho incontrato quando ero negli Stati Uniti – spiega Pizzarulli – è stata la prima persona che mi è venuta in mente a cui raccontare il mio progetto. All’inizio ha cercato di dissuadermi: ero giovane e avevo due figli e lui sosteneva che non era quello il momento per buttarsi in un’avventura come questa. Poi l’ho convinto… e ho avuto anche un altro figlio…». Il socio americano non ha funzioni operative, ma rappresenta un esperto con cui confrontarsi e che – non essendo coinvolto nella vita quotidiana dell’azienda – gli permette di avere un punto di vista più freddo sulla situazione. 

Mike Perlmutter, vice presidente esecutivo per la gestione strategica e cofondatore di Civitanavi Systems

La parte di investimento iniziale è stata affrontata senza soldi provenienti da fondi. Si è partiti con le proprie forze valorizzando la presenza, tra i soci, di persone capaci di capire il business, di comprendere le necessità di una start up dell’epoca.

Andando avanti, con la crescita dell’azienda, diventando più robusta la necessità finanziaria, si è scelto di percorrere la strada dell’emissione di bond (un titolo di credito nei confronti della società che frutta all’obbligazionista un interesse prefissato e la restituzione, a scadenza, della somma sottoscritta). «Si è trattato di uno strumento abbastanza atipico per una start up innovativa – precisa Pizzarulli – infatti le banche difficilmente sostenevano questo genere di obbligazioni, perché richiede un business plan e una solidità del progetto molto elevata, visto che ci sono solo questi elementi a garanzia del prestito». Il fondatore dell’azienda di Pedaso spiega che sono stati emessi due bond: uno nel 2015 e uno nel 2018. 

Naturalmente uno degli aspetti su cui c’è molta attenzione riguarda la cybersecurity, per alcuni progetti di particolare sensibilità ci sono delle regole dettate direttamente dal governo, tanto che ci sono alcune aree della sede dove non arriva la rete internet e sono completamente isolate dal resto. Diversi clienti chiedono che le comunicazioni avvengano attraverso sistemi cifrati, altri sono soddisfatti dai sistemi di sicurezza che vengono normalmente adottati. 

L’elemento che rende maggiormente tranquillo Pizzarulli sullo spionaggio è che i segreti industriali sono nella testa dei suoi collaboratori, delle persone che lavorano con lui. «La ricerca e sviluppo che noi facciamo non è finalizzata ad un particolare oggetto, ma è un processo continuo, che alimentiamo e aggiorniamo continuamente. Io non nomino più il termine Intelligenza artificiale perché noi la utilizziamo da ben prima che ne parlassero tutti: per noi si tratta di un tipo di approccio all’automazione, all’analisi dei dati, agli algoritmi che è parte della nostra attività quotidiana. In particolare, si usa regolarmente nell’analisi della calibrazione dei nostri apparati. Un prodotto tipico della nostra azienda ha un grado di obsolescenza elevato: è superato in due, massimo cinque anni. Per questo è sempre necessario puntare sull’innovazione del prodotto e della parte tecnologica».

Fare profitti da un’impresa che produce componenti per gli armamenti, per un padre di famiglia con tre bambini, che problemi di coscienza comporta?

 

Il settore dei sensori per la realtà aumentata o per la navigazione in assenza di campi magnetici o di GPS (acronimo che sta per Global Positioning System, cioè il sistema di posizionamento satellitare che permette in ogni istante di conoscere la longitudine, l’altitudine e la latitudine di un oggetto sulla terra) è in forte crescita. Per Pizzarulli il futuro della mobilità passa attraverso lo sviluppo dell’Urban Air Mobility (Mobilità Aerea Urbana ), cioè i mini elicotteri elettrici o i piccoli velivoli che fungeranno, con conducente o con guida autonoma, da taxi volanti. Molte previsioni dicono che la mobilità aerea avanzata sarà una realtà e il mercato dei sistemi di navigazione inerziale avrà un impulso importante. 

Strade Blu è anche un podcast e una newsletter; il progetto è realizzato con il contributo di