Uno dei paesi più vaccinati del mondo
È il Portogallo, grazie a un'efficace campagna vaccinale che ha permesso di rimuovere molte restrizioni: ma l'emergenza non è ancora finita
Negli ultimi mesi il Portogallo ha saputo superare le fasi più critiche della pandemia da coronavirus ed è diventato uno dei paesi con la più alta percentuale di persone vaccinate del mondo. Questo risultato è stato reso possibile anche grazie all’intervento dell’ex funzionario di marina Henrique Gouveia e Melo, che ha coordinato una campagna vaccinale particolarmente efficace. Da venerdì primo ottobre in tutto il Portogallo sono state allentate le misure di sicurezza che erano state introdotte per contenere la diffusione dei contagi, ma secondo le autorità sanitarie è ancora presto per abbassare la guardia.
Con oltre 15 milioni di dosi di vaccino somministrate e poco più di 10 milioni di abitanti, il Portogallo ha quasi finito la popolazione da vaccinare, ha osservato in un recente articolo il Washington Post. Secondo Our World in Data, che analizza l’andamento delle campagne vaccinali basandosi sui dati ufficiali messi a disposizione dai vari stati, quasi l’86 per cento della popolazione vaccinabile portoghese ha completato il ciclo di vaccinazione, e l’88 per cento ha ricevuto almeno una dose di vaccino (per fare un confronto, in Italia ha completato il ciclo vaccinale il 79 per cento della popolazione). Tutti i principali indicatori della pandemia sono in calo, e anche la percentuale degli adolescenti tra i 12 e i 19 anni vaccinati ha superato l’85 per cento.
La stampa locale attribuisce gran parte del merito a Gouveia e Melo, un ex comandante di sottomarini che era stato incaricato di coordinare la campagna vaccinale a gennaio, nel momento peggiore della pandemia per il paese.
La strategia di Gouveia e Melo si è basata sulla gestione di hub vaccinali ben organizzati, ma anche su una comunicazione chiara e decisa. L’ex comandante ha coordinato l’attività di circa 5mila medici, infermieri e volontari con la collaborazione di una squadra di matematici ed esperti di strategia militare, facendo allestire circa 300 sedi, dove nei giorni di picco sono state somministrate fino a 154mila dosi al giorno. A fine marzo, quando si era sospettato un possibile legame tra rari casi di problemi circolatori (trombosi) e il vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca, per contestualizzare i rischi della scelta di non vaccinarsi aveva usato come similitudine quella di un cecchino, che col vaccino avrebbe ucciso una persona su 500mila, ma senza ne avrebbe uccisa una su 500.
Dall’inizio dell’epidemia in Portogallo sono stati riscontrati oltre 1 milione di casi di contagio e 17.968 morti. Soltanto nel mese di gennaio del 2021, quando Gouveia e Melo assunse l’incarico, i morti per cause legate alla malattia provocata dal coronavirus erano stati 5.576: ora siamo intorno ai 300 morti al mese.
In una recente conferenza stampa, Gouveia e Melo ha detto che il Portogallo «ha sconfitto il virus». Da venerdì hanno potuto riaprire discoteche e club notturni e tra le altre cose non è più previsto un numero massimo di partecipanti per le cerimonie, i ritrovi in bar e ristoranti e nei negozi. Restano comunque in vigore alcune precauzioni di base, tra cui l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi di trasporto e nei luoghi pubblici al chiuso, e l’obbligo di presentare un “certificato COVID-19” per viaggiare su navi e aerei e per accedere agli eventi sportivi o culturali.
Sebbene la campagna vaccinale portoghese abbia permesso di allentare molte restrizioni, infatti, continuano a restare alcune preoccupazioni.
Secondo la ministra della Salute portoghese, Marta Temido, «abbiamo raggiunto un buon risultato, ma non è la soluzione o il miracolo a cui si penserebbe». Anche se le persone non vaccinate in Portogallo sono poche e benché il virus si stia diffondendo a ritmi meno sostenuti, vari esperti delle autorità sanitarie citati dal Washington Post non escludono l’arrivo di una nuova ondata dell’epidemia nei mesi invernali e un conseguente aumento dei ricoveri in ospedale.
La preoccupazione maggiore è rivolta in particolare alle persone anziane, sia perché sono state vaccinate ormai molti mesi fa, sia perché secondo alcune ricerche la protezione offerta dai vaccini tende a calare nel tempo. Un’analisi effettuata dal centro di ricerca Gulbenkian di Lisbona su alcune migliaia di persone vaccinate col vaccino di Pfizer-BioNTech – tra cui 500 ospiti di residenze sanitarie assistenziali – aveva rilevato alti livelli di anticorpi nel 95 per cento dei casi subito dopo la vaccinazione: in estate, passati alcuni mesi, più di un terzo di queste persone però non aveva più anticorpi. La riduzione nel corso del tempo è attesa, ma la principale ricercatrice del progetto, Jocelyne Demengeot, ha descritto comunque la situazione come «non ottimale».
Questi risultati non indicano necessariamente un rischio più elevato di morte per cause legate alla COVID-19, e non significano nemmeno che sia più probabile che le persone contraggano forme gravi della malattia; tuttavia evidenziano come sia necessario procedere con cautela, soprattutto se si pensa che ci sono molti altri paesi dove le vaccinazioni stanno procedendo a rilento. Come ha sottolineato Gouveia e Melo in una recente conferenza stampa, «essere primi, secondi o terzi al mondo non importa»: «quello che conta è vaccinare abbastanza persone da proteggere l’intero gruppo».
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