Continua la crisi del carburante nel Regno Unito
Nonostante qualche miglioramento: ma le code ai distributori sono il segnale di un problema più grosso
Da oltre una settimana nel Regno Unito migliaia di pompe di benzina sono chiuse perché senza carburante, mentre in quelle aperte, da giorni, si creano lunghe file di automobilisti che cercano di fare rifornimento. La crisi, provocata in parte da un’effettiva carenza di carburante e in parte dagli automobilisti preoccupati, ha cominciato a dare qualche segno di miglioramento, ma è ancora in corso: giovedì più di un quarto delle pompe di benzina (il 27 per cento dei benzinai del paese) era chiuso perché senza carburante, secondo la Petrol Retailer Association (PRA), la principale associazione di categoria, che monitora i due terzi dei distributori britannici.
Il proseguire della carenza di carburante rischia di provocare problemi a tutta l’economia. Lunedì, il traffico automobilistico si era ridotto del 6 per cento rispetto alla settimana precedente: non era mai stato così poco in un lunedì feriale da quando il governo ha eliminato le restrizioni per la pandemia da coronavirus. Come ha scritto Reuters, c’è il rischio che sia minacciata la ripresa economica del paese.
La causa iniziale della carenza del carburante nel Regno Unito è una grave crisi della logistica. In particolare, nel paese mancano migliaia di autotrasportatori che portino il carburante ai distributori.
Petrol retailers @RMI_PRA:
“of 1,200 sites surveyed across UK, 52% of sites have petrol and diesel in stock, 21% have either one grade available, 27% are dry: continuing to hear of forecourt staff facing a high level of verbal and physical abuse which is completely unacceptable”— Douglas Fraser✒️🎥🎙 (@BBCDouglasF) September 30, 2021
Le prime pompe di benzina hanno cominciato a chiudere alla fine della settimana scorsa. Inizialmente, come ha detto il governo britannico, il problema era piuttosto limitato, perché i distributori senza carburante erano una minoranza. Ma con il diffondersi della notizia delle prime chiusure, avevano cominciato a verificarsi fenomeni di accaparramento tra gli automobilisti preoccupati: a partire da venerdì scorso si sono formate lunghe file ai distributori, con gli automobilisti che cercavano di fare il pieno finché c’era ancora carburante.
A quel punto si è creato un circolo vizioso: i distributori di benzina, che erano già in difficoltà, si sono trovati davanti a un improvviso e imponente aumento della domanda, a cui non avevano le risorse per far fronte. E più i distributori rimanevano senza carburante, più gli automobilisti accorrevano a fare benzina o diesel, peggiorando il problema, nonostante gli appelli del governo.
Per risolvere questa situazione, il governo sta lavorando a misure straordinarie. Tra le altre cose, ha mobilitato 150 autotrasportatori militari e altre risorse dell’esercito, che potrebbero entrare in attività nei prossimi giorni se le cose non miglioreranno.
Qualche miglioramento in realtà si è cominciato a vedere. Secondo la PRA, il numero di distributori senza carburante sta calando: erano il 37 per cento martedì e sono diventati il 27 per cento giovedì.
Ma la carenza di autotrasportatori è un problema che va molto oltre le forniture di carburante alle pompe di benzina, e che quasi di certo colpirà altri settori dell’economia. In questi giorni, per esempio, sta riguardando le farmacie: la portavoce dell’associazione di categoria dei farmacisti ha detto giovedì che i rifornimenti ad alcune farmacie cominciano a scarseggiare a causa della carenza della logistica.
Secondo la maggior parte degli esperti, la causa principale della carenza di autotrasportatori è Brexit, anche se il governo conservatore britannico in questi giorni ha cercato di negarlo.
Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, come ha scritto il New York Times, decine di migliaia di autotrasportatori europei avevano lasciato il paese, e le regole piuttosto stringenti sull’emissione dei visti imposte successivamente dal governo avevano impedito che fossero rimpiazzati. Per cercare di risolvere il problema, il governo ha annunciato che concederà visti temporanei agli autotrasportatori che vorranno lavorare nel Regno Unito fino alla vigilia di Natale: la proposta è stata giudicata insufficiente.
Brexit inoltre sta provocando gravi carenze di lavoratori in altri settori, come per esempio nell’industria della lavorazione della carne, dove mancano migliaia di operatori: negli allevamenti sta finendo lo spazio perché non ci sono abbastanza lavoratori che macellino gli animali.
Queste difficoltà nella logistica, nei rifornimenti e nella produzione potrebbero andare avanti ancora a lungo: un analista ha detto al Times che il Natale rischia di essere «un incubo» per i consumatori britannici, perché potrebbero mancare prodotti alimentari, elettronica di consumo, giocattoli e altro.
I problemi creati da Brexit nel Regno Unito, poi, si inseriscono in un contesto in cui in tutto l’Occidente i rifornimenti di energia e di materie prime sono in forte difficoltà, e in cui si sta verificando un notevole aumento dei prezzi: la situazione è dunque grave nel Regno Unito, ma è preoccupante anche nel resto d’Europa.
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