I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia
Il calo dei contagi e dei nuovi ingressi in terapia intensiva è stato significativo, soprattutto in Sicilia
Nell’ultima settimana in Italia ci sono stati oltre cinquemila casi di coronavirus rilevati in meno rispetto ai sette giorni precedenti: sono stati trovati 22.416 nuovi contagi, il 19,1 per cento in meno rispetto alla settimana dal 16 al 22 settembre. C’è stato un calo anche dei nuovi ingressi in terapia intensiva e dei decessi. Questo andamento è dovuto soprattutto al miglioramento della situazione epidemiologica nelle regioni più colpite durante l’ondata estiva: nelle ultime settimane il numero dei casi e delle persone ricoverate in Sicilia, Calabria e Sardegna è diminuito in modo significativo. La campagna vaccinale procede a un ritmo costante, anche se inferiore rispetto al mese di luglio, principalmente perché si è già vaccinata buona parte della popolazione.
I morti per COVID-19 sono stati 382, l’1,5 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Sembra che l’andamento dei decessi sia stato piuttosto stabile nelle ultime tre settimane anche se, come è stato spiegato più volte, questi dati hanno una serie di limiti dovuti ai problemi di aggiornamento da parte delle regioni, che spesso inseriscono nel monitoraggio morti relative alle settimane o ai mesi precedenti. L’unica regione in cui non sono stati segnalati decessi è la Valle d’Aosta. L’incidenza settimanale dei morti sulla popolazione è diminuita in Sicilia, dove è passata da 2,1 a 1,3 decessi ogni 100mila abitanti.
In questo grafico si può osservare l’andamento dei contagi rapportato a quello dei decessi. L’aggiornamento degli ultimi mesi conferma che all’aumento dei contagi non è seguita una crescita dei decessi come era avvenuto durante le prime tre ondate dell’epidemia, grazie all’efficacia dei vaccini.
I dati pubblicati nel bollettino di sorveglianza diffuso ogni settimana dall’Istituto superiore di sanità mostrano la riduzione del rischio tra le persone vaccinate rispetto a quelle non vaccinate.
È leggermente cresciuto il numero dei tamponi eseguiti: ne sono stati fatti quasi 2 milioni, per la precisione un milione e 990mila 728. Sono state testate per la prima volta 388mila persone.
A un mese dall’ingresso in zona gialla, in Sicilia le percentuali di occupazione dei posti letto nei reparti ordinari da parte dei pazienti ricoverati per la COVID-19 sono tornate sotto le soglie di allerta fissate dal ministero. Per passare dalla zona bianca alla zona gialla, una regione deve avere un’incidenza settimanale dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti e, allo stesso tempo, un’occupazione dei posti letto nei reparti ordinari da parte dei pazienti ricoverati per la COVID-19 superiore al 15 per cento, e superiore al 10 per cento in terapia intensiva. La cabina di regia del ministero è chiamata a valutare il miglioramento di questi indicatori per un possibile ritorno della Sicilia in zona bianca.
Le province con l’incidenza più alta sono state Siracusa, in Sicilia, dove sono stati trovati 101 casi settimanali ogni 100mila abitanti, in calo rispetto ai sette giorni precedenti quando erano stati 151. In provincia di Catania sono stati scoperti 98 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. Le altre quattro province che hanno superato l’incidenza settimanale di 50 casi sono state Reggio Calabria, Trapani, Pistoia, Prato e Padova.
Il calo dei nuovi ingressi in terapia intensiva è stato significativo: sono stati 184, il 21,4 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. C’è stato un miglioramento soprattutto in Sicilia, dove sono state ricoverate 11 persone in gravi condizioni, mentre nella prima settimana di settembre erano state 62. Non sono stati segnalati nuovi ingressi in rianimazione in Basilicata, Molise, Umbria e Valle d’Aosta.
Al momento della pubblicazione dell’articolo in Italia 45 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 42,3 milioni risultano completamente vaccinate. Il 76,1% della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 71,5% ha completato il ciclo vaccinale. Le regioni hanno somministrato l’85,6 per cento delle dosi disponibili.
Da lunedì 20 settembre in Italia è iniziata la somministrazione della terza dose di vaccino contro il coronavirus: i primi a riceverla sono i soggetti “fragili”, ossia le persone immunodepresse – cioè con un sistema immunitario meno efficiente – come ad esempio chi ha subìto il trapianto di un organo o i malati di tumore. Le persone che possono ricevere la terza dose, definita anche «addizionale», vengono chiamate direttamente dalle Regioni o possono presentarsi spontaneamente nei centri vaccinali per riceverla, dopo almeno 28 giorni dall’ultima dose.
La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 12 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale che ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale.