Quali frutti produciamo di più
Soprattutto banane e angurie, ma al primo posto c'è un frutto che spesso non consideriamo tale
Tra i consigli presenti nelle più diffuse linee guida per una sana alimentazione – quelle di riferimento in Italia sono definite dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) – uno dei più noti è quello di mangiare ogni giorno tre porzioni di frutta, la nostra fonte prevalente di fibre e micronutrienti insieme alle verdure. In generale, si consiglia di prediligere una dieta varia per ridurre il rischio di carenze o squilibri. Ma al netto delle indicazioni di massima, come per tutte le altri classi alimentari, il consumo di frutta finisce per essere naturalmente condizionato da fattori come la disponibilità delle materie prime, la coltivabilità dei terreni, l’accessibilità al mercato da parte dei consumatori e i gusti personali di miliardi di persone.
Per avere informazioni su quali siano i tipi di frutta più consumati al mondo, un dato difficile da ricavare con precisione, si fa in genere riferimento ai dati sulla produzione globale. Si tende a ritenerli un indicatore affidabile dei consumi sulla base del presupposto che gli agricoltori non coltiverebbero prodotti che la gente non compra, o che non vengono destinati all’industria alimentare. È una stima con alcune approssimazioni inevitabili. I dati sull’approvvigionamento alimentare pro capite raccolti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), per esempio, non tengono conto degli sprechi alimentari a livello del consumatore.
La maggiore produzione mondiale di un singolo tipo di frutto – 181 milioni di tonnellate, nel 2019 – riguarda un alimento notoriamente problematico sul piano della classificazione: i pomodori. In termini pratici e in senso gastronomico, sono considerati ortaggi perché impiegati per la preparazione di insalate, condimenti o altri piatti di contorno, come succede con le vivande che comunemente definiamo ortaggi e verdure (parole che non hanno un uso né un significato scientifico). Ma in senso strettamente botanico il pomodoro è un frutto.
La Cina è il principale produttore mondiale di pomodori (35 per cento del totale), seguita da India e Turchia. Originario dei continenti americani (era probabilmente endemico nelle Ande, in Perù, Cile, Ecuador e in parte della Bolivia fin dal 700 d.C.), il pomodoro – di cui esistono oltre 20 mila varietà diverse – è oggi indispensabile in varie tradizioni culinarie per la sua versatilità ed è parte integrante della dieta mediterranea.
Il secondo frutto più prodotto al mondo – il primo nella classifica della frutta-frutta – è la banana. Secondo le stime disponibili, la produzione globale media è passata da 69 milioni di tonnellate nel 2000-2002 a 115 milioni di tonnellate nel 2017-2019. Il singolo paese che ne coltiva di più oggi è la Cina, seguita dall’India: messi insieme contano per oltre un terzo della produzione mondiale, sebbene l’accuratezza delle stime complessive sia condizionata da una serie di fattori, tra cui il fatto che alcuni paesi facciano distinzione tra banane e plátani (una varietà di banane verdi), e altri paesi no.
La varietà di banana più popolare e più esportata al mondo è la Cavendish, una coltura originaria del Vietnam e della Cina che sostituì la varietà Gros Michel negli anni Cinquanta in seguito alla diffusione di un’infezione fungina. A rendere economicamente molto redditizie queste estese monocolture contribuisce il fatto che le banane siano non soltanto appartenenti alla stessa specie – un ibrido tra due specie – ma anche, semplificando, “cloni” le une delle altre. Sono infatti frutti partenocarpici, privi di semi, e agli agricoltori è sufficiente tagliare un pezzo del banano e piantarlo per ottenere da una singola pianta un’intera piantagione.
In generale, l’Europa è il principale importatore di frutta e verdura trasformate al mondo: assorbe oltre il 40 per cento delle forniture globali. In particolare, i paesi europei dipendono dalle importazioni dalle zone tropicali e subtropicali di frutta secca e noci commestibili, il cui consumo supera nettamente il livello delle produzioni nazionali. Ma nel caso delle banane soltanto il 18 per cento circa della produzione mondiale è destinata al commercio nel mercato internazionale. Il resto viene consumato a livello locale, soprattutto nei grandi paesi produttori come Cina, India e Brasile, e in alcuni paesi africani in cui le banane rappresentano una parte essenziale della dieta delle persone.
La terza maggiore produzione globale di un singolo frutto riguarda i cocomeri, originari dell’Africa tropicale – le prime coltivazioni documentate risalgono a 4-5 mila anni fa, nell’Antico Egitto – e oggi coltivati in tutto il mondo. In Italia, a seconda delle regioni, è un frutto più noto come come anguria o come melone d’acqua (che peraltro corrisponde alla traduzione della parola inglese watermelon). In tutto il mondo, nel 2019, ne sono stati prodotti circa 100 milioni di tonnellate: la Cina è il principale produttore, con circa 60 milioni di tonnellate, prima di Turchia e India. La pianta del cocomero appartiene alle Cucurbitaceae, una delle famiglie vegetali con il più alto numero di specie utilizzate come cibo dagli esseri umani (zucca, zucchina, cetriolo e altre piante).
La mela, uno dei frutti domestici più antichi e importanti nelle culture europee e asiatiche, rappresenta la quarta maggiore produzione mondiale di frutta, con 87,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2019, principalmente dalla Cina (42 milioni di tonnellate), seguita da Stati Uniti e Turchia. Il fatto che sia un frutto coltivato da moltissimo tempo e trasportato in giro per il mondo da diverse popolazioni – in Nord America fu introdotto dai coloni europei – rende più difficile risalire all’origine della coltivazione. Si ritiene tuttavia che sia originario dell’Asia centrale, dove la sua pianta antenata selvatica (Malus sieversii) si trova ancora oggi; esistono oltre 7.500 varietà di mela conosciute.
Dopo pomodori, banane, cocomeri e mele, i frutti più prodotti al mondo nel 2019 sono stati le arance, con 78,7 milioni di tonnellate, e l’uva, con 77,1 milioni di tonnellate. Seguono, per milioni di tonnellate prodotte nel 2019, mango e guava (55,8), ananas (28,1), pesche (25,7) e pere (23,9).